Nei giorni scorsi presso l’Ospedale SS. Annunziata di Sassari è stato eseguito il primo prelievo multiorgano in regione Sardegna da donatore a cuore fermo controllato. Ad annunciarlo a
Quotidiano Sanità è il coordinatore del Centro Regionale Trapianti, il dottor
Lorenzo D’Antonio, che è anche componente del tavolo tecnico regionale
istituito dall’assessore alla Sanità, e che si sta occupando di predisporre nel dettaglio la procedura di donazione di organi da donatore a cuore fermo (DCD) che sarà attuata da tutti i presidi ospedalieri della regione.
“L’attività di donazione in Regione Sardegna – spiega D’Antonio -, già caratterizzata da una elevata efficienza che colloca la Sardegna in una posizione di eccellenza nel contesto nazionale, non è ancora sufficiente rispetto ai crescenti bisogni della popolazione che vede un aumento progressivo degli iscritti nelle liste di attesa di pazienti affetti da grave insufficienza d’organo. Tra gli interventi programmati dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), pienamente recepiti dalla Regione Sardegna, per ridurre lo squilibrio tra disponibilità di organi e le necessità dei pazienti in lista, oltre alla più accurata gestione dei potenziali donatori e dei riceventi, alla formulazione trasparente e clinicamente sostenibile delle liste di attesa ed all’estensione dei criteri di procurement, è stato realizzato un protocollo per estendere le possibilità di donazione di organi anche da pazienti deceduti per arresto cardiaco”.
“La procedura di donazione a cuore fermo che ha avuto luogo a Sassari – prosegue il Coordinatore del CRT -, molto complessa e laboriosa, è stata portata a termine con successo proprio sulla base del programma nazionale di donazione a cuore fermo del CNT - Istituto Superiore di Sanità - già adottato in diverse Regioni del nostro Paese ed avviato quest’anno anche nella nostra Regione dal Centro Regionale Trapianti con il supporto dell’Assessorato alla Sanità della Regione Sardegna”.
“In particolare, la donazione a cuore fermo è un programma di donazione di organi da donatore cadavere che viene effettuata da soggetti deceduti per arresto cardiocircolatorio e sottoposti ad accertamento di morte con criteri cardiologici (Donor after Circulatory Death - DCD), diversamente dai donatori in morte encefalica, programma già da anni regolarmente svolto nella nostra Regione, nei quali l’accertamento di morte viene effettuata con criteri neurologici (Donor after Brain Death - DBD). Un aspetto del tutto peculiare della donazione a cuore fermo, che la rende assai impegnativa da un punto di vista clinico ed organizzativo, è rappresentato proprio dalla certificazione di morte con criteri cardiologici che in Italia può avvenire solo dopo venti minuti di arresto cardiaco registrati con elettrocardiogramma, per cui, per evitare che gli organi possano risentire della c.d. ischemia calda sistolica (ovvero quella fase in cui il circolo è fermo e gli organi sono in sede, ma non perfusi dalla circolazione ematica, né fisiologica, né artificiale, né sostenuta da manovre di rianimazione cardiopolmonare), occorre mettere in atto tecniche specifiche e un rigoroso rispetto dei tempi, che presuppone una elevata professionalità ed una perfetta sinergia tra i diversi operatori”.
“Da questo punto di vista, il processo di donazione a cuore fermo, attraverso la sua realizzazione, caratterizza i livelli di qualità dell’organizzazione ospedaliera e del sistema di cura territoriale in quanto, per essere attuato, ha bisogno di quelle risorse culturali, umane, tecnologiche ed organizzative finalizzate allo svolgimento di un percorso tempo dipendente che ha nel mantenimento degli organi del potenziale donatore il punto cruciale dell’intero processo di procurement, proprio perché il prelievo di un organo si verifica dopo un periodo di arresto cardiaco (mancanza di flusso - no flow) e di rianimazione cardiocircolatoria (basso flusso - low flow)”.
“Presso l’AOU di Sassari, il Coordinamento Locale in sinergia con la centrale operativa regionale del CRT e con quella nazionale del CNT ha avviato il percorso di accertamento di morte cardiaca ed il successivo processo donativo che ha consentito il prelievo del fegato e dei reni ed il successivo trapianto a pazienti affetti da grave insufficienza d’organo. Prelevate anche le cornee. Il lavoro che è stato svolto nel corso di questa prima donazione a cuore fermo è stato particolarmente impegnativo, in quanto si tratta di un processo clinico-chirurgico di alta complessità, che ha richiesto un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse: Terapia Intensiva, Cardiologia, Equipe Cardiochirurgica e perfusionisti, Chirurgia, Urologia, Laboratori, Anatomia Patologica, Centro Trasfusionale; un sistema assai articolato, presidiato dal Coordinamento Locale, medico ed infermieristico e, tramite la Centrale Operativa Regionale, dal Centro Regionale Trapianti”.
“L’avvio del programma regionale a cuore fermo rappresenta un punto di partenza indispensabile per rendere il nostro sistema di donazione e trapianto regionale ancora più efficiente ed efficace, grazie non solamente all’incremento del numero di organi disponibili per il trapianto, ma anche alla crescita professionale ed alle competenze ultraspecialistiche richieste da tale complessa attività e che ci attendiamo sarà obiettivo del nostro sistema sanitario regionale impegnato in tale ambito. A tal proposito stiamo già programmando, unitamente all’assessorato, le modalità, anche finanziarie, in grado di poter sostenere lo sforzo organizzativo di un così complesso sistema di cura e terapia, che necessita di personale qualificato che deve essere adeguatamente e continuamente formato, nonché degli strumenti adeguati ed indispensabili per realizzare in termini di qualità e di sicurezza il procurement di organi da donatori a cuore fermo. L’obiettivo sarà quello di un numero più elevato di organi disponibili, un più alto numero di trapianti e la conseguente riduzione dei tempi di attesa per i pazienti iscritti in lista, i quali avranno un’occasione di ritorno ad una vita normale nonostante la malattia che gli ha colpiti e che solo il trapianto può curare”.
“La donazione a cuore fermo che ha avuto luogo a Sassari è stato il risultato di un bellissimo lavoro di equipe, un esempio di grande impegno e di condivisione, per il quale mi sento di ringraziare in particolare il Dott.
Giuseppe Feltrin, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, la Dott.ssa
Paola Murgia ed il Dott.
Leonardo Bianciardi rispettivamente Coordinatrice Locale e Direttore della Terapia Intensiva dell’AOUS, la Dott.ssa
Stefania Milia della Terapia Intensiva dell’AOUS, ma anche tutti i singoli professionisti che hanno partecipato attivamente al processo” - conclude D’Antonio.
Elisabetta Caredda