C’era molta attesa nella prima giornata del Congresso Fimmg per la relazione introduttiva. Ma oltre i contenuti l’attesa verteva anche su chi sarebbe salito sul palco dopo le polemiche delle ultime settimane e delle ultime ore in seguito alla dimissioni del segretario
Giacomo Milillo. Alla fine non è stato quest’ultimo a salire sul palco ma il vicesegretario vicario
Silvestro Scotti.
Un discoro il suo appassionato e che ha avuto il merito di ricompattare il sindacato travolto dalla bufera interna. E proprio in riferimento alle ultime vicende è stata dedicata l’apertura della relazione di Scotti che ha garantito come “Fimmg attraverso i propri Esecutivo, Segreteria e Consiglio Nazionale garantisce e garantirà la più rapida soluzione che porti questa organizzazione sindacale ad assolvere i necessari adempimenti statutari per riportarsi nella pienezza della propria operatività politica e decisionale. Faremo presto, ma sia chiaro ci siamo e continuiamo il nostro lavoro nell’interesse dei nostri iscritti”.
Ma non solo le vicende interne Scotti ha analizzato anche molte questioni a partire dal contesto generale e al nuovo Acn. “Il contesto politico, sociale ed economico che stiamo attraversando rappresenta la terra che Fimmg dovrà arare per avere il giusto raccolto per i professionisti che ha l’onore di rappresentare e per i loro assistiti, connubio questo reso indissolubile da ciò che rappresenta il Valore fondante della Medicina Generale: il rapporto fiduciario. Nessuno pensi di potere ope legis, o per decretazione o tramite un contratto di costringerci a rinunciare a tale Valore”.
E poi sulla convenzione: “Durante questo Congresso si discuterà “dell’ACN che verrà”. Non vogliamo più verbi al futuro abbiamo bisogno “dell’ACN che serve” per curare i nostri pazienti attraverso quei processi che, nelle realtà in cui sono stati attuati, stanno dimostrando la loro efficacia nella gestione della fragilità, della cronicità e della domiciliarità favorendo il lavoro di gruppo pur mantenendo l’individualità fiduciaria, dotando la Medicina Generale di personale e di diagnostica di primo livello e gestendo il tutto in un’ottica di medicina d’iniziativa”.
“Non accetteremmo – ha poi affermato - la diluizione dell’Accordo Collettivo Nazionale o una sua superficializzazione. Qualcuno nella stanza dei bottoni vuole un modello di cure territoriali senza i Medici di Famiglia? Lo combatteremo insieme ai nostri assistiti!”.
Tema strettamente legato quello della responsabilità e dell’autonomia del medico di medicina generale. “Non esiste un sistema che abbia solo responsabilità e non autonomie decisionali sui piani delle scelte professionali; ma non esiste nemmeno un sistema che abbia solo autonomie e che non agisca la responsabilità del raggiungere gli obiettivi negoziati come propri obiettivi professionali e come sostegno al proprio valore fiduciario nei confronti degli assistiti. Non accettare questa evidenza -ed il valore che essa ha per entrambe le parti- significherebbe sminuire il potenziale realizzativo di questo binomio e per noi perdere il nostro ruolo: non ci stiamo! Per tutto questo servono risorse umane, motivazionali, tecnologiche e soprattutto economiche”.
Ma Scotti si è rivolto anche al Governo. “Abbiamo fretta. Il documento di programmazione economico-finanziaria del paese incombe ed esiste la necessità che sia scritto in quella agenda di scelte di programmazione e politiche economiche il ruolo che questo Governo vuole assegnare ai Medici di Medicina Generale convenzionati e conseguentemente al mantenimento del Servizio Sanitario Nazionale”.
Altro tema caldo toccato quello
del futuro della professione. “Il rapporto con l’Ente previdenziale e con i dati da esso forniti ci ha sempre permesso di esprimere una puntuale e prospettica politica della professione e del necessario ricambio generazionale. Siamo in ritardo: dalle ultime analisi i dati ci mostrano che nell’arco dei prossimi 4-6 anni circa 8000 medici di famiglia andranno in quiescenza con differenze percentuali significativamente diverse tra le Regioni. E’ evidente che l’attuale programmazione sulla Formazione Specifica in Medicina Generale è una programmazione che porta all’estinzione della specie se non interveniamo rapidamente con i necessari correttivi. E’ indubbia la mancanza di un investimento motivazionale durante il Corso di Laurea in Medicina verso la professione di Medico di Medicina Generale. E’ indubbia la mancanza di un investimento economico paritario tra la Formazione Specialistica e quella in Medicina Generale sia in termini di diritti economici individuali sia in termini di investimento complessivo che risolva la carenza di Medici di Medicina Generale necessari nei prossimi anni”.
Infine un segnale di continuità del sindacato. “FIMMG non ha difficoltà a raccogliere la sfida nell’interlocuzione con tutte le componenti: sappiamo cosa vogliamo e dove vogliamo andare, per noi e per i nostri assistiti, e insieme, non dimenticatelo, siamo i cittadini di quelle Regioni e di questo Paese. Agiamo per non subire. Da subito. Fimmg c’è e ci sarà”.
Molti gli applausi al termine della relazione con anche l’abbraccio con l’ex segretario Giacomo Milillo. Un gesto che forse stempera le molte polemiche delle ultime settimane. Ora per Fimmg si apre una nuova fase che porterà la Federazione ad un nuovo Congresso elettivo da cui rilanciare il ruolo del medico di famiglia nel nostro Paese.