Va avanti a Roma il Congresso Figo 2012, dove quasi 8.000 esperti da tutto il mondo si sono riuniti per parlare di Ostetricia e Ginecologia, e della Salute riproduttiva e sessuale delle donne. Al centro dell'attenzione, in particolare, negli ultimi giorni dell'iniziativa che si concluderà domani, sembra esserci la riduzione della mortalità materna: se il problema nei paesi occidentali è talvolta l'eccessiva medicalizzazione, nei paesi in via di sviluppo diventano alcune delle complicazioni del parto che potrebbero essere facilmente prevenibili. Nello specifico, ad esempio, il problema delle emorragie post-parto e delle fistole ostetriche, questione troppo spesso sottovalutata, ma che colpisce molte donne nel mondo e crea problemi clinici e uno stigma difficile da combattere.
Le emorragie post-parto sono la prima causa di mortalità nei paesi più poveri, dove è responsabile di circa un terzo delle morti materne, così come nei paesi occidentali e in Italia, dove ancora oggi rimane comunque tra le principali, nonostante sia anche tra quelle più prevenibili. Il problema nei paesi in via di sviluppo, tuttavia, ha numeri molto maggiori. “Nei paesi pià poveri la mortalità materna ha tassi che variano da 200 a 2.000 decessi ogni 100 mila nati vivi”, ha commentato
Gamal Serour, presidente Figo. Un numero impressionante, se si pensa che in Italia lo stesso tasso è in media pari a 11,8. “Inoltre – ha aggiunto – per ognuna di queste donne che muoiono, si stima ce ne siano dalle 16 alle 30 che sopravvivono a complicazioni che sarebbero evitabili, spesso però portandosi dietro problemi e handicap”. La scienza ha trovato infatti modo di prevenire alcune di queste complicazioni, ma nei paesi più poveri alle normali difficoltà cliniche si aggiungono condizioni di cura difficili, attrezzature spesso non sterili, assenza di frigoriferi per conservare i farmaci o difficoltà di trasporto degli stessi.
“Un'altra preoccupazione piuttosto grande per le donne che partoriscono in paesi con poche risorse è rappresentata dalle fistole ostetriche, forse una delle più tragiche tra le complicazioni del parto prevenibili”, ha continuato il presidente Figo. La fistola ostetrica è una lacerazione da parto, normalmente causata da travaglio prolungato e senza corretto sostegno medico, per la quale il canale urinario e fecale viene messo in comunicazione con la vagina. “Questo problema porta quasi sempre alla perdita del bambino, e lascia le donne con complicazioni che si ripercuotono sulla loro vita, come incontinenza cronica. Inoltre, le donne che hanno questo problema vengono spesso lasciate dal marito, e forzate a vivere nella vergogna e nella segregazione sociale”, ha spiegato ancora Serour. Secondo l'Oms ogni anno sono tra 50 mila e 100 mila le donne che sviluppano fistola ostetrica, e più di 2 milioni di donne oggi nell'Africa Sub-sahariana e in Asia convivono con le conseguenze di una tale condizione non trattata: sono troppo pochi i medici che hanno le competenze e l'attrezzatura per riparare la lacerazione e per assistere le donne in seguito all'intervento.
Per risolvere questo problema, Figo ha lanciato “Fistula Initiative”, per la prevenzione e il trattamento delle fistole ostetriche in 12 Paesi di Africa e Asia. “Lo scopo è quello di assicurare formazione di alta qualità per i professionisti che si occupano della salute femminile in questi paesi, e di migliorare di conseguenza i servizi offerti alle donne”, ha concluso
Hamid Rushwan, Chief Executive di Figo.
Ma non solo di mortalità materna si parlerà in questa penultima giornata di Figo 2012. Oggi al Congresso si affronteranno ancora temi di salute materna e infantile, come la riduzione degli aborti non sicuri, o la cura di cancro alle ovaie e al seno. In particolare, stamattina sono state presentate le prime proposte di revisione della stadiazione nel carcinoma ovarico, rivista l'ultima volta nel 1988: le nuove disposizioni, che dovranno andare incontro a un percorso di successive approvazioni da parte della comunità accademica, sono evidence-based e stilate da un board di esperti internazionali, e prevedono l'introduzione di una classificazione che tenga conto dell'istologia e della localizzazione del tumore, nonché della presenza, dimensione e posizione delle metastasi. In questo modo – dicono gli esperti – la diagnosi e la prognosi corrette saranno più semplici. “Se la chirurgia è uno step fondamentale della terapia in caso di cancro all'ovaio, e se anch'essa ha contribuito al miglioramento della sopravvivenza che abbiamo osservato negli ultimi 40 anni, dobbiamo oggi renderla ancor più efficace, sia nel caso di tumori epiteliali, i più comuni, che in quelli non epiteliali”, ha commentato
Sergio Pecorelli, rettore dell'Università di Brescia e presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Aifa, che presiedeva la sessione specifica sull'argomento. “Per questo è necessario rivedere la classificazione per stadiazione nella maniera corretta, per questo cancro he colpisce più di 220 mila donne ogni anno e ne uccide oltre 140 mila. Forse soprattutto in Europa, dove la popolazione invecchia inesorabilmente e dove vediamo molti casi di questi carcinomi che colpiscono le donne”. Concludendo poi: “Con il lavoro congiunto a livello internazionale, come quello nel percorso di revisione che stiamo portando avanti, possiamo salvare un numero sempre maggiore di donne”.
Laura Berardi