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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Di Lascio: “Abbiamo fatto domande, non abbiamo avuto risposte”

16 giugno - Bruno Di Lascio è presidente dell’Ordine di Ferrara e, nella passata legislatura dell’Enpam, sedeva  nel CdA dell'ente. E' inoltre tra i 5 presidenti di Ordine che hanno presentato l'esposto per sospetto danno patrimoniale di oltre 1 miliardo di euro derivante dagli investimenti effettuati dall'Enpam.

Dottor Di Lascio, perché avete deciso di presentare un esposto alla procura di Bologna in merito alla relazione Sri sui bilanci dell’Enpam?
Questo è l’epifenomeno, il risultato finale di un percorso. E ci tengo subito a chiarire che nell’esposto non si parla di buco, ma di “danno”, o meglio “presunto danno”.

Se c’è un danno, chi lo ha fatto?
Bisogna fare alcuni passi indietro. Tutto nasce il 28 maggio 2010, quando in CdA viene dato l’incarico ad un adviser, Sri Capital Adviser, di fare la “radiografia” dell’Ente, sotto il profilo delle attività mobiliari. Questo rapporto viene consegnato al presidente e ai vicepresidenti nel dicembre 2010. Silenzio assoluto. A febbraio 2011 la società Mangusta Risk, che da sempre ha l’incarico da parte dell’Enpam di monitorare il rischio finanziario, di suggerire gli investimenti e che ha un contratto di 170mila euro l’anno, porta un esposto con richiesta di procedura d’urgenza al Tribunale civile di Roma, lamentando concorrenza sleale per quello che verrebbe riportato nel rapporto Sri sulla situazione del patrimonio mobiliare dell’ente. Qui c’è una prima stranezza, perché il rapporto era stato dato, con vincolo di segretezza solo a presidente e vicepresidenti, ma evidentemente Mangusta lo ha potuto leggere.  In questo ricorso io vengo citato come persona informata sui fatti e dunque vengo convocato dal magistrato. Ma io non sono informato sui fatti e per questo il 5 aprile scrivo al presidente Parodi e chiedo formalmente di poter vedere il rapporto Sri, per non essere reticente davanti al magistrato. Nessuna risposta, ma mi si dice che in Tribunale non ci sarà nessuno dell’Enpam. Invece, in Tribunale trovo il dottor Rosetti, direttore del servizio finanziario dell’Enpam. Il 14 aprile il giudice respinge la causa proposta da Mangusta, giudicando quindi corretto il lavoro svolto da Sri. Il 28 aprile inviamo, Sciacchitano e il sottoscritto, una raccomandata a presidente e vicepresidenti per chiedere ancora una volta di poter vedere il rapporto Sri, aggiungendo che altrimenti saremmo stati costretti a chiedere in altro modo di poterlo vedere.

Perché era particolarmente importante per lei visionare il rapporto, visto che la causa in cui era stato chiamato a testimone si era conclusa?
Il rapporto si riferiva al periodo in cui io ero in CdA e Sciacchitano è in CdA anche adesso. Comunque, anche questa volta, non riceviamo nessuna risposta dall’Enpam. E allora il 18 maggio facciamo l’esposto.

Sempre per vedere il rapporto Sri?
Non solo, perché a questo punto sapevamo anche che nel rapporto si parlava di danni per somme ingenti. Quindi volevamo sapere: è vero o no quello che è scritto nel rapporto?
Intanto la Corte dei Conti pubblica la sua relazione sui bilanci 2008-2009.  È vero che la Corte parla di “bilanci confortanti”, ma dice anche che destano preoccupazione i bilanci tecnici, ovvero che se non si interviene con urgenza rischiamo il default. Resta la sostanza del problema: quello che c’è scritto nel Rapporto della Sri è vero o no?
Invece di rispondere si preferisce accusarci di aver lanciato fango o minacciare querele per diffamazione. Ed è già stata fatta una querela a Sri con una richiesta di risarcimento di 43 milioni di euro.

Stiamo comunque parlando di scelte fatte intorno al 2008, quando lei sedeva nel CdA dell’Ente.  Quindi lei avrebbe dovuto già conoscerle.
Nella lettera che ho inviato a Parodi ho scritto proprio questo, e cioè che voglio capire se la documentazione portata all’epoca da Mangusta Risk per sostenere quelle scelte era corretta e sufficiente. Non è un caso che io non approvai né in Cda né in Consiglio nazionale il bilancio 2008, visto anche quello che aveva scritto l’organismo di vigilanza dell’Ente.
Nella relazione dell’organismo di vigilanza, che poi è stato eliminato perché si “sovrapponeva” ad altre strutture dell’ente come ha spiegato Oliveti,  il presidente, che  era il dottor Emidio Frascione, diceva esplicitamente che le funzioni assegnate alla società di consulenza relative alla gestione di un patrimonio così ingente “prestano facilmente il fianco alla derivazione di fattispecie illecite che potrebbero verificarsi nell’espletamento delle stesse”. Il direttore non esclude comunque il rischio di “un’incompleta o addirittura artatamente e strumentalmente  falsa rappresentazione della realtà agli organi deliberanti della Fondazione in modo da favorire l’assunzione di decisione di spese non in linea con gli interessi dell’ente”.

In sostanza, lei ritiene che la gestione sia stata opaca.
No. Io voglio sapere: sono stati fatti questi investimenti alle Caiman per 371 milioni, sì o no? Io ero in CdA ma non ne sapevo nulla.
Questo mi sembra strano: era in CdA e non ne sapeva niente?
Molta documentazione era sul tavolo solo il giorno del Consiglio. E i Consigli spesso erano affrettati: ce n’è stato uno, con undici punti all’ordine del giorno, che è cominciato alle 11 e alle 12 e un quarto è finito.

Ma lei teme per la tenuta dell’Enpam?
Non ho mai messo in discussione la solidità dei bilanci dell’ente. Mi chiedo solo se non si poteva fare meglio. E di fronte alla relazione allarmante di un adviser internazionale ho chiesto risposte al mio ente.

Non crede che portare in piazza tutto questo sia comunque dannoso per la Fondazione?
Ha perfettamente ragione. Per questo le richieste, all’inizio, sono state fatte per le vie brevi. E a portare per prima in piazza, o meglio in tribunale, le vicende finanziarie dell’Enpam è stata la società Mangusta.

E.A.
 
16 giugno 2011
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