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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Troise (Anaao): "Ecco perché la sanità sta affossando"

13 ottobre - Riportiamo l'intervento integrale di Costantino Troise, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, che ha concluso la manifestazione a nome di tutte le sigle dell'intersindacale della sanità pubblica e privata.
 
"La manifestazione del 13 ottobre promossa da tutte le sigle sindacali dei medici pubblici, dipendenti e convenzionati, e della ospedalità privata, dei veterinari, dei dirigenti sanitari, tecnici, amministrativi e professionali del SSN ha il primo inequivocabile significato di testimoniare che queste categorie professionali ci sono, il sindacalismo della sanità non è scomparso sotto i colpi delle manovre economiche e con il blocco dei CCNNLL, ed intendono sfidare il Governo su alcune questioni che riguardano il sistema sanitario ed il loro ruolo al suo interno.
Senza dimenticare il dato incontestabile di essere la parte chiamata a pagare il prezzo più alto, a volte da sola, al risanamento dei conti pubblici attraverso modalità plurime, che non si sono limitate a mettere le mani nei nostri camici, ma hanno preteso di modificare le nostre attribuzioni giuridiche. Una duplice entrata a piedi uniti sul tema del conferimento e revoca degli incarichi professionali, di dubbia legittimità costituzionale, ci rende tutti precari dal punto di vista organizzativo ed esposti alle incursioni della politica nella gestione delle nostre carriere.
Cambiare la manovra come chiedono oggi, un po’ tardivamente, ma non fuori tempo massimo, molti soggetti, sindacali e politici, vuol dire chiedere una inversione di tendenza per recuperare le prerogative sindacali, almeno a livello di contrattazione decentrata, che non utilizza fondi pubblici, eliminando il blocco della retribuzione individuale che tanti guasti sta determinando, specie a danno dei colleghi più giovani, grazie alla fantasia esegetica delle Aziende sanitarie. Ma a partire dal credito acquisito grazie al fatto di essere gli unici contribuenti italiani a pagare la propria quota di debito pubblico, vogliamo chiedere al governo di dare soluzione a problemi sul tappeto che minacciano la tenuta del sistema e la dignità delle nostre professioni.
La spinta al pensionamento, spesso anticipato per volontà delle aziende a 59 anni, insieme con il blocco del turnover che sta mettendo in ginocchio intere Regioni compromettendo l’erogazione dei lea, rende il nostro mestiere più pesante, specie nei settori addetti alla emergenza urgenza, e più rischioso per il crescere di aggressioni fisiche e del contenzioso medico legale. Non è accettabile di essere lasciati soli a fronteggiare tali rischi mentre un provvedimento legislativo sul tema, da tutti condiviso, dorme da 2 anni nei cassetti del Senato e le aziende faticano a garantire tutele assicurative adeguate. Né è immaginabile continuare ad operare con una rete ospedaliera pletorica ed inefficiente che evita la definizione di livelli essenziali organizzativi, cioè di quel minimo di personale richiesto per fare di un ospedale un ospedale. La ossessione della riduzione dei costi spinge all’abuso di contratti atipici che alimentano non solo una giungla di tipologia retributiva ma anche nuove forme di precariato che minano la possibilità stessa di assicurare una continuità terapeutica.
La mitica integrazione ospedale-territorio viene affrontata da un solo lato essendo diventata invisibile la crisi degli ospedali, che stentano a mantenere qualità e quantità delle prestazioni finora erogate, e del loro personale. Ed anche la volontà di modificare un sistema formativo inefficiente si scontra, perdendo, con una serie di interessi consolidati, di strane unioni tra chi usa e chi è usato. Ed anche sullo sfondo di una crisi epocale l’Università continua a rimanere una variabile indipendente, arroccata in logiche estranee alle attuali necessità del sistema sanitario.
Irrisolto rimane il grande tema dei rapporti dei professionisti con le organizzazioni sanitarie e del loro ruolo dentro le aziende. Condizioni di lavoro più dure si accompagnano ad una irrilevanza sul piano decisionale, ad una riduzione delle competenze professionali a mero fattore di produzione, da controllare e spremere il più possibile, cui impedire anche di contrattare le condizioni del proprio lavoro per evitare di disturbare il manovratore. Compromettendo in questo modo le radici dell’autonomia e della responsabilità che sono alla base della dignità professionale.
Dopo la agonia del ddl sul cosiddetto “governo clinico” tocca a noi recuperare le ragioni dei valori di una professione che non accetta di appiattirsi su logiche estranee alla propria deontologia, essere considerata macchina banale in quanto produttrice di salute, il bene più grande di un individuo, il valore fondamentale in cui una comunità si riconosce.
La spirale recessiva in cui è avviata la sanità mette a rischio non solo la sostenibilità economica, grazie ad un definanziamento che non garantisce nemmeno la tenuta rispetto alla inflazione, ma anche le sue caratteristiche di equità ed accessibilità. Il sistema è vicino al collasso con liste di attesa che crescono in misura esponenziale e prestazioni negate per mancanza di risorse. Ma fino a quando il management, con la copertura dalle Regioni, utilizzerà queste sole leve non riuscirà a evitare il default e nemmeno a raggiungere l’obiettivo che gli viene assegnato, come il disastro dei conti dimostra.
Le categorie professionali sanitarie, tecniche e amministrative del SSN intendono riprendersi la sanità non per resuscitare vecchie logiche di dominanza, ma per affermarsi come soggetti di politica sanitaria, interlocutori dei decisori per dimostrare di essere parte della soluzione e non del problema, attori di processi che salvaguardino insieme l’esigibilità piena del diritto alla salute dei cittadini, l’esistenza di un Servizio sanitario nazionale e pubblico e la dignità e le competenze delle professioni che operano al suo interno per garantire il rispetto di un dettato costituzionale.
Il processo è, forse, lungo ma non intendiamo rassegnarci a vedere andare a fondo una conquista civile insieme con i valori fondanti il nostro mestiere".
13 ottobre 2011
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