Il Pd e il diritto alla salute. Questo il tema dell’incontro odierno del Partito con gli operatori della sanità. Ma per far capire come l’appuntamento sia di quelli caldi, insieme al segretario Pierluigi Bersani, sono presenti anche alcuni governatori e assessori regionali, nonché parlamentari e ed esponenti di spicco del Partito. Insomma, il 'gotha sanitario' del Partito è al gran completo in attesa della chiusura pomeridiana che sarà affidata a Bersani e che sarà preceduta dall’intervento del Ministro della Salute Renato Balduzzi.
In ogni caso, obiettivo dell’evento, in vista dell’assemblea nazionale specifica sul tema che si svolgerà in autunno, è quello di riflettere sul futuro del SSN universalistico alla luce della crisi economica e dei tagli, non ultimi quella della spending review, che stanno profondamente mutando il profilo del nostro sistema sanitario. Per il Pd, in ogni caso “occorre una profonda riorganizzazione della sanità per difendere il sistema pubblico come condizione fondamentale del diritto alla salute”. E i tagli lineari, per il Partito non sembrano essere la soluzione. Tra le proposte emerse nella mattinata si è parlato molto di potenziamento del territorio, sviluppo dei sistemi di valutazione dell’appropriatezza e dell’ICT, nuovi accordi con le università sui policlinici, sviluppo di intese interregionali sulla mobilità e investimenti nelle strutture.
Ma ad aprire l’incontro è a gettare le basi per il dibattito ci ha pensato il responsabile nazionale sanità del Pd,
Paolo Fontanelli, che come nella nostra
intervista dello scorso 6 luglio ha ribadito l’allarme: “Si tratta di una situazione sull’orlo del collasso”. La botta di quest’ultima manovra sommata a quelle dell’era Tremonti viene quantificata dal dirigente Pd “in 17 mld per il triennio 2012-2015”. Ma oltre ai saldi ciò che non convince il partito è il metodo utilizzato per ottenere risparmi. “Abbiamo più volte dichiarato la nostra disponibilità ad un’opera di razionalizzazione selettiva della spesa, in grado di individuare e colpire gli sprechi o gli eccessi di spesa, come quella portata avanti con l’incarico a Bondi”.
Il problema, però, secondo Fontanelli è che “il metodo seguito nel decreto contraddice l’impostazione tecnica che si era paventata e alla fine si attua una riduzione indifferenziata”. Il responsabile sanità del Partito però specifica le difficoltà economiche impongono “l’esigenza di un processo di profonda riorganizzazione del SSN, perché pensare di difenderlo così com’è, stando fermi in trincea, rischia di portare acqua al mulino che ne teorizza l’insostenibilità finanziaria”. Ma cosa intende per riorganizzazione il Pd? Per Fontanelli, occorre innanzitutto ribadire l’argine dei Lea”, ma non solo. “Si deve prendere per le corna il tema ospedale-territorio e ridefinire il ruolo dei mmg in un’ottica di rete territoriale e integrazione socio-sanitaria”. Altro tema da affrontare per il Pd è poi quello che riguarda il sistema di valutazione delle performance regionali: “Noi difendiamo l’autonomia delle Regioni ma ciò non vuol dire difendere le inefficienze”. Poi Fontanelli si rivolge al mondo del lavoro: “È evidente che i margini di recupero di efficienza passano anche da una maggiore flessibilità nell’organizzazione e nel funzionamento del sistema”.
Dopo la relazione di Fontanelli ha preso la parola
Grazia Labate, professore dell’Università di York, che ha specificato come “i tagli non producono risultati e purtroppo il nostro SSN è stato vittima negli ultimi anni di una scellerata politica che ha proprio fatto dei tagli lineari la sua bandiera”. Per la Labate occorre “potenziare l’assistenza domiciliare e l’Ict e regolamentare meglio la sanità integrativa”.
Sul palco anche esponenti del Sindacato come
Stefano Cecconi, responsabile Sanità della Cgil che sottolinea come “tutto vada ridiscusso perché dopo questa crisi ci potremmo ritrovare di fronte ad un modello di coesione sociale profondamente incrinato. Bisogna investire sul territorio”.
Poi ha preso la parola la governatrice dell’Umbria
Catiuscia Marini che ha evidenziato come le Regioni non possano essere escluse dal dialogo: “I tagli lineari non prendono in considerazione le diversità regionali e questo metodo non può funzionare, basti vedere cos’è successo con la reintroduzione del superticket”. La Marini poi tocca il tema della riduzione dei posti letto: “ Il parametro dei posti letto per valutare l’efficienza e la sostenibilità della sanità è vecchio. Occorre valutare le appropriatezze e rivedere per esempio i rapporti con gli operatori e con le università”.
A chiudere gli interventi della mattinata ci ha pensato il governatore della Toscana
Enrico Rossi, che nel ribadire il ruolo essenziale delle Regioni ha sentenziato che se si va avanti con questi tagli dal prossimo anno anche le Regioni più virtuose saranno a rischio. Per Rossi è quindi necessario rivedere i tagli e se magari “si comprassero meno F35 sarebbe meglio”.
La giornata è poi continuata, ricca di ulteriori interventi. Da
Lionello Cosentino, senatore del Pd e membro della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, l’appello all’istituzione, presso il Governo, di “un'Agenzia apposita, che tenga rapporti con le Regioni e che rappresenti il luogo del confronto. Bisogna creare una struttura nazionale con esperti provenienti dalle regioni virtuose. Dobbiamo avere una politica nazionale che guardi ai diritti dei calabresi e a quelli dei toscani allo stesso modo”.
“Il welfare – per la senatrice
Fiorenza Bassoli - deve essere considerato come l'elemento di crescita per il nostro partito. Se non abbiamo questa chiarezza allora faremo solo considerazioni di carattere ragionieristico. Parlare di salute è uguale alla crescita: il nostro 12% del Pil è fatto da tutto il comparto proveniente dalla salute. Non si possono accettare i tagli lineari, questo è chiaro. Il patto per la salute non può essere confermato con i soli tagli lineari. Gli obbiettivi veri della spending review – per Bassoli - devono essere modificati per realizzare, d'accordo con le Regioni, un sistema più equilibrato. E questo discorso è valido pure per il raggiungimento del federalismo”.
Margherita Miotto, Capogruppo alla Camera della Commissione salute, evidenzia “l’esigenza, anche da parte delle Regioni, di fare una spending review in base a ciascuna azienda sanitaria regionale. Le prossime settimane potrebbero essere utili per proseguire il lavoro in alcuni ambiti significativi: uno di questo riguarda i volumi di attività di ciascuna direzione sanitaria. Su questo punto si potrebbe fare un lavoro molto serio sui Comuni, analizzando i dati complessivi di attività per affiancare la riduzione della spesa di beni e servizi proprio perché ci teniamo a contenere gli sprechi”.
Sulla necessità di cambiamento nel Ssn ha insistito anche il senatore
Ignazio Marino. "Una società che cambia – ha detto - ha bisogno di una sanità che non può non cambiare. Siamo i quartultimi in Europa per investimento in sanità pubblica. Tutti i grandi Paesi europei spendono il 25% in più del nostro in salute. Se aumenta l’età dei cittadini, come gli studi dimostrano, deve crescere l’investimento in sanità. Si stima infatti che una bambina su 2 che nascerà a Roma compirà 100 anni”.
Per
Giuseppe Fioroni, “gli italiani possono rinunciare a molte cose ma mai alla propria salute. Gli italiani hanno sicuramente più paura per la salute che per lo spread. La forbice che si stringe a tenaglia sul sistema sanitario italiano ci sta mettendo in crisi”. Per Fioroni “Va bene tagliare gli sprechi ma vanno tenute in essere le cose che vanno bene e che possono ancora essere delle eccellenze. Nessuna operazione di prezzo può risolvere da sola i problemi del sistema sanitario”.
Mentre
Ileana Argentin, deputato PD, responsabile dei diritti delle persone con disabilità, ha puntato l’attenzione sulle problematiche dei disabili sottolineando che “l’handicap non è una patologia” e “dobbiamo dire come PD che quella è una competenza sociale, non medicale”. Serve quindi, secondo Argentin, una “battaglia culturale”, abbattendo le differenze e impegnandosi sul disagio mentale, “verso cui le famiglie sono sole e non ce la fanno più”.
Intervenuto all’evento anche
Giovanni Bissoni, presidente Agenas ed ex assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, secondo il quale “negli ultimi tempi ha prevalso la leva finanziaria e il fondo sanitario pre-manovra Tremonti era stato costruito in anni, avevamo la consapevolezza di essere arrivati a un livello di finanziamento che consentiva al sistema di sopravvivere. Il ricorso ai poteri sostitutivi previsti dal capitolo V della Costituzione è stato molto debole”. Secondo Bissoni, ad esempio, “,ettere le mani nella Sanità del Lazio vuol dire mettere mano a delle relazioni, a una situazione che ha creato un doppio danno, con i cittadini che pagano di più un servizio peggiore”. Per Bissoni, infine, “nel sistema sanitario ci sono le competenze che possono definire i costi. Chi ha il compito di controllare i conti lo faccia, ma le politiche sanitarie vanno sfilate da lì, vanno lasciate a chi ha le competenze, perché lasciandole dove sono i conti non torneranno comunque”.