Le riduzioni di finanziamento previste per la sanità ne mettono in discussione la natura universalista e la stessa esistenza. È stato un coro unanime quello che si è levato nel corso del convegno organizzato oggi a Roma su “Diritto alla salute, spending review, universalismo”.
La prima occasione di confronto pubblico - organizzato da tre associazioni, Fondazione Zancan, Gruppo Abele e SosSanità, coordinato da Stefano Cecconi (Cgil) nel centro congressi della Cgil - sul provvedimento sulla spending review varato nella notte.
Un convegno che ha quindi dato voce a molte preoccupazioni, anche se come sottolineato
Nerina Dirindin, universalismo e rigore non sono incompatibili, e anzi occorre indicare i possibili terreni sui quali esercitare il controllo della spesa sanitaria, per evitare che si metta a rischio la tenuta del Ssn”.
Anche perché, come ha ricordato il segretario confederale della Cgil,
Vera Lamonica: “Uscire dalla crisi e sostenere il sistema sanitario non è un residuo, ma deve essere una scelta”.
Per il ministro della Salute,
Renato Balduzzi, intervenuto al convegno, serve capacità di inventiva, senza minare le basi di un sistema sicuramente da sostenere. Così come c’è la necessità di aprire discussioni pubbliche sul tema. “In un momento come questo che ci sia un ministero della Sanità – ha detto – è un fatto da non sottovalutare”. Anche se ha aggiunto la vicinanza molto stretta con l’Economia comporta dei vantaggi, ma anche delle inevitabili difficoltà nel rappresentare quella che è la specificità del settore”.
E che ci sia un rischio reale, non può essere nascosto, ha detto il presidente della Regione Toscana
Enrico Rossi: “Se si vogliono ridurre i Lea bisogna discuterne in Parlamento e le forze politiche devono dire ai cittadini cosa vogliono fare. Ma sapendo che toccare il servizio sanitario pubblico è come toccare i fili dell'alta tensione”.
E se la sanità pubblica è minacciata, il welfare sociale è già stato quasi azzerato, con la cancellazione di quasi tutti i Fondi dedicati, a cominciare dalla non autosufficienza. “Per questo il sociale nella spending review non c'è” ha ricordato
Tiziano Vecchiato della Fondazione Zancan, proponendo un cambiamento radicale di prospettiva: “Occorre costruire un welfare che non sia semplice beneficienza, ma che sia un sistema realmente produttivo” anche recuperando i crediti di welfare che gli evasori fiscali dovrebbero pagare, in ragione dei servizi avuti indebitamente.
Per
Aldo Ancona l'attacco al Ssn, con la riduzione dei finanziamenti, ha come obiettivo la ridefinizione dei confini dell'intervento pubblico, mettendo in discussione la stessa riforma sanitaria di 30 anni fa”.
“In sostanza – ha detto Ancona – si vogliono ridurre i Lea per far entrare nella sanità altre forze economiche. Ma questo vuol dire scaricare i costi sul cittadino, e spesso si tratta di costi catastrofici, che potrebbero costringere le famiglie a indebitarsi per potersi curare”. “Una scelta sciagurata e antistorica, visto che i sistemi di welfare, come quello ideato dal liberale Beveridge, sono nati proprio come risposta alla crisi del '29” per offrire tutela sociale ai cittadini”.
Ma esistono anche possibili soluzioni per uscire dall’impasse per
Stefano Cecconi, responsabile responsabile Politiche della salute della Cgil. Proposte che ripercorrono gli impegni che la stessa Unione europea ha indicato per i Paesi membri, quali un deciso potenziamento delle cure primarie e i servizi nel territorio che può permettere un ridimensionamento della rete ospedaliera senza tagli ai servizi; un governo rigorosissimo degli accreditamenti quindi delle spese verso il privato accreditato che non stia dentro la programmazione pubblica. E ancora un governo rigoroso sia dell’innovazione tecnologica, in modo appropriato e non consumistico, sia della spesa farmaceutica dove margini di recupero sono ancora molto forti.
“Il decreto – ha affermato – contiene un’operazione sostanzialmente di tagli lineari: 5mld in meno per la sanità in due anni e mezzo con procedure che di fatto impediscono una selezione delle risorse sanitarie verso un’appropriatezza di prestazioni e funzioni e le ingessano. Tagli lineari che sono pagati dalle persone più fragili. Oggi vogliamo discutere con il ministro e le regioni di una possibile riqualificazione della spesa sanitaria per avvicinarle ai bisogni dei cittadini liberando così risorse e risanando i bilanci”.