toggle menu
QS Edizioni - domenica 22 dicembre 2024

Governo e Parlamento

Autonomie. Speranza fissa i limiti: “No a farmaceutica e sistema tariffario”. Dubbi anche su personale. E poi annuncia: “In Manovra misure per stabilizzazione precari”

immagine 14 novembre - In audizione presso la Commissione per le questioni regionali il Ministro della Salute disegna i limiti del progetto autonomista. No fermo sul settore del farmaco e sul sistema tariffario, di rimborso e di remunerazione della spesa sanitaria perché “violano principio di eguaglianza”. Scettico invece sulle richieste sul personale dove è “opportuno conservare uno stretto coordinamento tra la funzione di programmazione sanitaria e quella di programmazione della formazione medico-specialistica”. IL DISCORSO DI SPERANZA
No a farmaceutica e sistema tariffario mentre sul tema del personale mostra scetticismo. Sono questi i paletti del Ministro della Salute, Roberto Speranza illustrati in audizione presso la Commissione per le questioni regionali nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul processo di attuazione del regionalismo differenziato.
 
“Credo l'autonomia – afferma il Ministro - rappresenti un'opportunità e al tempo stesso un rischio, la capacità della politica è quella di trovare il giusto punto di equilibrio mentre il derby tra autonomisti e neocentralisti non serve al Paese”. L'obiettivo, ha precisato, “è capire come l'autonomia possa diventare un punto di forza e ricchezza del sistema nazionale”. In linea di principio “l'autonomia può produrre benefici per la macchina pubblica se si riesce però a raggiunge un equilibrio, perché basta sbagliare di poco la ponderazione delle misure e, da un'autonomia che produce benessere si passa facilmente a un'autonomia che allarga le disuguaglianze e mina l'unità nazionale”. Per questo, «dovremmo uscire dallo schizzofrenismo che alberga nella discussione pubblica, in cui vediamo oscillare il pendolo tra fasi ultrafederaliste e ultracentraliste”. Bisogna, invece, trovare il modo di “massimizzarne l'opportunità rappresentata dall'autonomia e ridurne e il rischio”. E a questo scopo, ha concluso, «ben vengano approfondimenti e confronti come quello di oggi”.
 
Sistema tariffario.
In primis il Ministro chiarisce come sia “problematica la possibilità di affidare ad una singola Regione, in totale autonomia, la determinazione dell'intero sistema tariffario, di rimborso e di remunerazione della spesa sanitaria e ciò per vari ordini di motivi. Innanzitutto, non tutte le Regioni sono in grado di rispondere allo stesso modo ai bisogni dei propri territori. Proprio i dati economici mostrano una differenza nei costi regionali dei singoli livelli di assistenza, che rischia di pregiudicare il diritto alle cure e di minare l’equità del sistema”.
 
“Lasciare – chiarisce Speranza - esclusivamente alle Regioni la completa autonomia in tale ambito porterebbe con sè il rischio di violazioni del principio di eguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione”.
 
Personale.
Per quanto riguarda il problema della “carenza di medici” Speranza rivela che le Regioni vorrebbero acquisire:
- maggior elasticità rispetto alle facoltà assunzionali, anche per il tramite di contratti di collaborazione, coordinata e continuativa e altre forme di lavoro flessibile;
- la facoltà d’impiego, sebbene solo in via eccezionale nonché temporanea, nell’ambito dell’emergenza-urgenza, di medici in possesso della laurea in medicina e chirurgia in attività di supporto;
- la possibilità d'impiego di laureati in medicina e chirurgia, privi del titolo di specializzazione, anche in altri settori, per scongiurare eventuali rischi di interruzione del pubblico servizio”.
 
Ma sul tema il Ministro informa che “a livello statale, stiamo valutando l'ipotesi di un intervento di respiro più ampio che consenta di garantire un’adeguata valorizzazione, all’interno delle reti assistenziali, degli specializzandi che hanno già svolto buona parte del percorso formativo, coerentemente al grado di conoscenze, competenze ed abilità acquisite e anche al fine di facilitarne il successivo inserimento lavorativo, riducendo così i rischi di “dispersione” dopo il conseguimento della specializzazione. In particolare, è stato di recente avviato un tavolo tecnico per dare attuazione, in tempi rapidi, all’articolo 12 del decreto legge Calabria (d.l. n. 35 del 2019) sull’assunzione degli specializzandi vincitori di concorso”.
 
Prime misure già in Manovra.
“Più in generale – afferma il Ministro -, per fronteggiare la situazione di grave carenza di personale medico e sanitario, nell’iter della prossima legge di bilancio, sono allo studio misure per la stabilizzazione del personale precario e per facilitare l’utilizzo delle graduatorie di concorso al fine di poter assumere gli idonei mediante scorrimento”.
 
In ogni caso lo scetticismo, in special modo sulla formazione specialistica, del Ministro emerge quando precisa che “pur convenendo sulla necessità di garantire l’incremento dei contratti statali di formazione medica specialistica attualmente previsti, preciso che, allo stato, il processo di definizione del fabbisogno di medici specialisti e la distribuzione del numero di contratti di formazione specialistica finanziati con risorse statali è piuttosto articolato e coinvolge anche le competenze del MIUR. Ciò detto e considerato che, come noto, è comunque già prevista la possibilità, per le Regioni, di finanziare con proprie risorse contratti di formazione medico-specialistica aggiuntivi, credo che sia opportuno conservare uno stretto coordinamento tra la funzione di programmazione sanitaria e quella di programmazione della formazione medico-specialistica. Inoltre, la stima del fabbisogno deve costantemente raccordarsi con le esigenze del percorso formativo degli specializzandi che è competenza riservata ad altra amministrazione centrale, il MIUR”.
 
Farmaceutica.
Sul tema pharma il Ministro della salute è tranchant: “Sono propenso a considerare molto problematiche eventuali ulteriori richieste di ampliamento della sfera di autonomia regionale, ad esempio, nel settore della farmaceutica”.
 
“Il complesso delle disposizioni legislative dedicate a regolare la materia – precisa - affida all’AIFA competenze che sono state ripetutamente ed univocamente qualificate come esclusive dell’autorità statale sia dalla giurisprudenza costituzionale (Corte cost. n. 151 del 2014, n. 151; n. 8 del 2011; n. 44 del 2010) che da quella amministrativa (Cons. Stato, sez. III, 8 settembre 2014, n. 4538; id., sez. V, 7 ottobre 2008, n. 4900; sez. III, n. 2229 del 2018). Inoltre, sia per le decisioni sul payback sia per quelle sulla equivalenza terapeutica, la previsione di un potere sostitutivo delle Regioni non appare conforme al principio di sussidiarietà verticale di cui all’articolo 118, comma 1, della Costituzione, oltreché al dettato dell’articolo 120 Costituzione, che, come noto, contempla il potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle Regioni e non viceversa”.
 
Terminato il suo intervento poi il Ministro ha risposto ad alcune domande dei deputati. In primis il tema dei nuovi Lea, su cui manca il Dm Tariffe, vittima di un braccio di ferro sulle coperture che dura da quasi tre anni tra Mef e Salute.
 
“Dal punto di vista della lotta alle disuguaglianze, il mancato aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), che ho trovato, è un vulnus reale che produce disparità di trattamento dei cittadini in diverse aree del Paese” e “siamo al lavoro in queste ore per capire come accelerare questo percorso”. “Da un lato – ricorda - , vi sono territori, che grazie alla autonomia che riescono a garantire prestazioni extra Lea”, compensando a livello regionale quello che a livello nazionale non è previsto. “E dall'altro vi sono altri territori che, per diverse ragioni storiche, non sono in grado di farlo. È un problema di disuguaglianza reale”. 
 
Speranza ha parlato anche di obesità dove ha annunciato l’organizzazione di “una campagna multidisciplinare e variegata, che ci permetta di dare in tempi brevi una risposta a questa emergenza, che è un tema centrale di salute pubblica”.
 
Altro tema quello dei punti nascita dove Speranza ha precisato che “è emersa essere una preoccupazione reale per i territori” ma “il Ministero della Salute dovrebbe avere come primo obiettivo la salvaguardia delle condizioni di salute dei cittadini”. In questo senso Speranza ha dett che “le regioni chiedono se, in un contesto di continua riduzione delle nascite in Italia, abbia ancora senso il principio di tenere aperti solo i punti nascita che effettuino più di 500 parti l'anno”. Su questo tema, ha proseguito il ministro, “credo un'interlocuzione sia doverosa, ma nel rispetto della ratio che ha portato alle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ci dicono che, sotto una determinata soglia di parti annui, le condizioni di sicurezza sono più complicate da mantenere”. 
 
14 novembre 2019
© QS Edizioni - Riproduzione riservata