15 settembre -
“Se vuole essere coerente, il Governo applichi i nuovi tagli alla sanità, ma abbia anche il coraggio di inserire nella sua riforma della Costituzione l’abolizione dell’articolo 32, quello che sancisce la conquista dell’universalità delle cure in Italia. Non basta: portandoci sotto la soglia di sopravvivenza viene servito un assist meraviglioso alle assicurazioni private: chi potrà pagare si assicurerà; i poveri cristi si arrangeranno con quello che il pubblico potrà dare. Alla faccia del welfare”. Così l’assessore alla Sanità del Veneto,
Luca Coletto, interviene sulle notizie riguardanti possibili nuovi tagli alla sanità.
“Finora – dice Coletto in una nota – abbiamo risposto alla raffica di tagli piovuta da Roma da anni con continue riorganizzazioni, evitando di toccare i servizi e raschiando anche l’ultimo euro dal barile dei costi amministrativi e di tutti quelli non sanitari. Non c’è quasi più nulla da risparmiare. Con altri tagli ci sarà da chiudere”.
“L’Italia è già oggi vicinissima al limite del 6,5% del Pil dedicato alla sanità al di sotto del quale l’Oms indica l’inizio della perdita di salute delle persone e siamo quindi già oggi più vicini alla Grecia che ai Paesi benchmark europei – aggiunge l’assessore – l’aumento dell’aspettativa di vita degli anni scorsi ha portato a dedicare l’80% dei fondi agli anziani e alle cronicità e tagliando ancora si andranno a colpire i nonni, quelli che hanno costruito il benessere di questo Paese”.
“Invece che tagliare e farci chiudere – insiste Coletto – il Governo faccia vera spending: applichi senza pietà i costi standard; faccia applicare alle Regioni in Piano di Rientro il DM 70 sui bacini di utenza e sugli esiti dei reparti e lasci stare chi riesce a galleggiare da solo, come il Veneto, dove anche quest’anno, nonostante l’interessata e consapevole disinformazione che si sta facendo, il bilancio di gestione annuale si chiuderà almeno in pareggio”.
“Togliendoci anche l’aria per respirare – conclude Coletto – il Governo non fa alcuna distinzione di merito, perché il suo vero obbiettivo è la ricentralizzazione totale della sanità, rinnegando i risultati positivi ottenuti dal federalismo sanitario, almeno in alcune Regioni. Invece che stringere la garrota sul collo di queste bisognerebbe costringere tutti a fare lo stesso. Assurdità di una politica romana restìa a valorizzare i territori e le loro buone pratiche , o peggio coscientemente ostile”.