“Oggi sono triste e contemporaneamente incazzato nero. Una paziente è venuta meno nel mio reparto perché ha rifiutato una trasfusione di sangue. Era testimone di Geova. L'avrei salvata al 100% ma ha rifiutato ed è morta. I figli ed i parenti solidali con lei. Ho fatto di tutto. Mi sono scontrato con tutti i familiari ma...nulla. Alla fine i figli si sono esaltati dicendo: ‘Mamma sei stata grande, hai dato una lezione a tutti i medici ed a tutto il reparto’”.
Gianfausto Iarrobino, Primario UOC Chirurgia Generale presso Ospedale AGP Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, affida a Facebook il suo sfogo sul decesso di una paziente.
“Mi chiedo: 1) come può una religione ancora oggi permettere un suicidio 2) come è possibile che io deputato per giuramento a salvare le vite umane, sia stato costretto a presenziare e garantire un suicidio assistito?”, prosegue il medico che chiude il suo messaggio con l’hashtag #eutanasiapiedimontechirurgia#
Le parole del primario non sono però andate giù ai figli, che hanno ribattuto con una lettera rilanciata dall’Ansa nella quale attaccano i medici affermando che la madre si sarebbe potuta salvare, se i medici avessero somministrato per tempo la terapia giusta. “Quando nostra madre si è sentita male l'abbiamo portata subito in ospedale perché venisse curata nel modo migliore possibile - scrivono i tre figli - Abbiamo anche rispettato la sua decisione di non ricevere trasfusioni di sangue, consapevoli che esistono strategie mediche alternative che funzionano molto bene, anche in casi delicati. E' falso pertanto che avremmo 'sfidato la scienza'. Purtroppo, quando nostra madre ha chiesto ai medici di curarla con ogni terapia possibile tranne che col sangue, i medici non le hanno somministrato prontamente farmaci che innalzassero i valori dell’emoglobina".
I figli della 70 enne hanno annunciato possibili azioni legali nei confronti dei medici dell'Ospedale di Piedimonte Matese.