Diritto ad una diagnosi precoce, piani didattici personalizzati, dispensazione da alcune attività (come ad esempio scrivere alla lavagna o leggere a voce alta) e utilizzo di strumenti tecnologici (videoscrittura, calcolatrice e computer) di sostegno. Sono solo alcune delle novità introdotte dalla legge approvata lo scorso 29 settembre dalla 7ª Commissione permanente del Senato (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) e oggi illustrati dall’Aid, Associazione italiana dislessia nel corso di una conferenza stampa organizzata al Senato alla presenza, tra gli altri, di Guido Possa, presidente della commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del Senato; Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera; Franco Asciutti e Vittoria Franco, membri della commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del Senato; e Manuela Ghizzoni, membro della commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera.
Una battaglia lunga, quella per il riconoscimento legislativo dei diritti dei ragazzi dislessici. Che ha visto protagonista l’Aid e che da oggi eviterà ai ragazzi affetti da DSA che le problematiche connesse ai loro disturbi possano essere una condizione di svantaggio nel corso della loro vita. Una legge che va incontro alle esigenze dei bambini e delle famiglie, per cui sono previste anche norme per ottenere orari di lavoro flessibili.
Per la legge sarà previsto un finanziamento di 2 milioni di euro complessivi per gli anni 2010-2011 per la preparazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. Inoltre, qualora non sia disponibile effettuare diagnosi presso le strutture del Ssn, la legge dà la possibilità di effettuarle presso strutture accreditate.
Ora dovranno essere approntate le Linee Guida da parte del Ministero dell’istruzione e l’Aid ha già formulato una proposta sui Piani didattici personalizzati già promossa da Aid per mezzo del suo servizio di assistenza denominato Help-line, al quale sempre più genitori, scuole ed insegnanti si rivolgono in cerca di aiuto. In Italia infatti sono circa 350.000 gli studenti tra i 6 e i 19 anni (il 4-5% degli alunni) affetti da DSA.
“Sono soddisfatta, anche come genitore, perché questa legge riconosce finalmente dopo tante battaglie l’esistenza della dislessia e di altri disturbi specifici di apprendimento stimolando la scuola a individuarli precocemente e definendo i luoghi del percorso diagnostico e didattico”, ha affermato Rosabianca Leo, presidente Aid, rivolgendo un particolare ringraziamento alla Fondazione Telecom Italia, “partner della nostra Associazione, che ci ha assicurato nel portare avanti importanti iniziative di formazione, informazione e supporto agli studenti anche in assenza di questa norma”.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche Giacomo Cutrera, neo laureato dislessico, che ha portato la propria testimonianza. Questa legge, ha affermato il ragazzo, "è un messaggio forte che ricorda alla scuola che esistono persone che potrebbero ottenere grandi risultati, ma che fanno fatica a leggere e trovano nella scuola un muro che blocca e demoralizza. Il compito di un insegnante è quello di far emergere le potenzialità del proprio alunno e grazie a questo spirito molti ragazzi hanno potuto raggiungere il traguardo della laurea e dimostrare al mondo quello che valgono davvero. Io sono uno di questi ragazzi e pochi giorni fa ho provato la gioia della laurea grazie a degli insegnanti che hanno avuto il coraggio e l’umiltà di non fermarsi ad un giudizio frettoloso. Hanno visto un ragazzo che fa fatica a leggere e hanno voluto guardare oltre questo limite. Oggi quegli insegnanti - ha aggiunto il ragazzo - trovano una conferma in questa legge e possono indirizzare i propri colleghi su questa strada. Questa legge è uno strumento per garantire qualcosa di molto più grande, un principio sopra il quale la scuola stessa è fondata: il diritto ad apprendere".
La presidente dell’Aid ha quindi spiegato che il tavolo di lavoro con il ministero dell’Istruzione in merito alle linee guida sui DSA era già stato aperto. “Certo – ha sottolineato Leo - siamo solo all’inizio di un percorso che dovrà essere avviato con le scuole, soprattutto sul tema della formazione dei dirigenti scolastici e le strutture del Servizio sanitario nazionale. Il testo è certamente un salto di qualità rispetto al passato ma va migliorato sia sotto l’aspetto della valutazione sulla sua effettiva applicazione sia per esempio con l’inserimento di sanzioni per chi non rispetta la normativa”.
Le scuole e i docenti avranno un ruolo fondamentale. A loro, infatti, il compito di elaborare i Piani didattici personalizzati (Pdp). Ci cosa si tratta? L’obiettivo del Pdp è permettere una buona/migliore qualità di vita ad ogni studente e studentessa con DSA, dando loro la possibilità di “imparare” nel rispetto delle proprie caratteristiche. È quindi un piano “didattico”. E personalizzato, perché i docenti delle diverse discipline, lavorando in “squadra”, dovranno considerare i punti di forza del proprio alunno e i suoi bisogni particolari, cioè personalizzarlo alle necessità del ragazzo. Questo significa l’utilizzazione, da parte dei docenti, pluralità di forme di trasmissione del “sapere”, in grado di prendersi cura dei ritmi e dei tempi di sviluppo di ciascuno, creando ambienti per l’apprendimento, cioè ambienti costruttivi, collaborativi, attivi, che favoriscano la curiosità intellettiva e dove prevalga un clima emozionale positivo.
Ad elaborare i Piani sarà un team dei docenti o il consiglio di classe, anche attraverso una fase preparatoria d’incontro e di dialogo tra docenti, famiglia e specialisti nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze.
I docenti, nella stesura del PDP, oltre all’osservazione sistematica e diretta delle caratteristiche di apprendimento dell’alunno, potranno avvalersi del supporto delle indicazioni, delle proposte e dei suggerimenti, presenti nella diagnosi specialistica, stilata sulla base del profilo neuropsicologico del singolo ragazzo, della espressività clinica del disturbo e della fase evolutiva nella quale lo studente si trova.
Il Piano diventa così un patto, un’alleanza tra la persona con DSA, la sua famiglia, i professionisti del sistema sanitario, i professionisti della scuola.
Gli interventi politici. Come durante il voto che ha portato all’approvazione del test anche i commenti durante la conferenza stampa promossa dall’Aid nella sala “Caduti di Nassirya” al Senato sono stati unanimi: “Questa legge andava fatta” è stato un po’ il leit motif dei parlamentari protagonisti del nuoto testo sui Dsa. Per Guido Possa (Pdl), presidente della Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali siamo di fronte ad una “legge quadro che interessa non solo i ragazzi e i loro genitori, ma anche gli insegnanti. Si punta infatti su una didattica personalizzata che cerca naturalmente di riabilitare i ragazzi, aiutandoli a superare i problemi". Dello stesso avviso il senatore Franco Asciutti (Pdl) che come relatore del testo sottolinea: “Con questa legge si mettono i ragazzi in condizione di venir fuori dalle proprie difficoltà". Per Asciutti il testo “elimina tutte quelle improvvisazioni e approssimazioni che nel campo della dislessia troppo spesso si registrano”. “Spesso questi ragazzi a scuola non vengono riconosciuti come soggetti affetti da un disturbo, ma sono considerati portatori di handicap oppure degli svogliati”, spiega Valentina Aprea (Pdl), presidente della commissione Cultura della Camera e “averlo riconosciuto fa rientrare questo soggetti, a volte anche molto intelligenti, nella sfera dell'eccellenza della scuola italiana”
Bipartisan la soddisfazione. “Ora la scuola ha i mezzi per intervenire con gli strumenti compensativi e dispensativi necessari per sopperire ai disturbi del bambino nell'apprendimento della scrittura, della lettura e del calcolo. Saranno possibili piani di studio personalizzati che miglioreranno i rapporti di cooperazione tra scuola e famiglia fondamentali per superare le difficoltà del bambino nell'apprendimento”. Queste le parole della senatrice Pd Vittoria Franco, della Commissione cultura del Senato, prima firmataria del Ddl che ha voluto ribadire come in “Parlamento si sia fatto un buon lavoro poiché si messo al primo posto il bene dei bambini, la serenità delle famiglie e il diritto al successo formativo".