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A proposito della presunta eccellenza della sanità lombarda

24 MAG - Gentile Direttore,
alcuni giorni fa la Fondazione Sanità Futura analizzando i dati del Programma Nazionale Esiti del periodo 2017-2019 è arrivata in queste pagine alla conclusione che “il sistema lombardo nella sua interazione tra pubblico e privato ha creato negli anni una costante tensione verso la qualità” e che quindi  “la sanità lombarda con le sue eccellenze è, come sempre, pronta a fare la sua parte e ad accogliere pazienti da tutta Italia”. I dati cui la Fondazione si riferisce riguardano gli esiti dei trattamenti ospedalieri nei quali  il sistema pubblico-privato lombardo registra gli esiti migliori in 34 indicatori sui 42 analizzati, risultato cui contribuiscono tanto la sanità pubblica, superiore in 26 indicatori su 42, quanto la sanità privata superiore in 32 indicatori su 42.
 
Verrebbe da dire a questo punto che in tema di eccellenza in tema di salute alla luce di questa analisi e delle sue conclusioni la pandemia non ha insegnato niente. Leggere la qualità di un sistema solo in base agli esiti di alcuni indicatori solo di area ospedaliera è come minimo molto limitato, perché lo sviluppo di eccellenze (termine peraltro da usare con cautela e in modo nuovo come ha ricordati qui su QS qualche tempo fa Nerina Dirindin) in quest’area spesso avviene a detrimento di tutte gli altri macrolivelli assistenziali che hanno un ben maggiore impatto sia sulla durata della vita che della sua qualità.
 
Questo rischio ad esempio è molto ben documentato dai risultati della recente elaborazione dell’ISTAT sui dati demografici del 2020che evidenzia come la Lombardia sia al terz’ultimo posto come attesa dei vita nei maschi (78,9 con una media nazionale di 79,7) e al quint’ultimo tra le femmine (83,9 contro il dato nazionale di 84,4). Inoltre l’elaborazione evidenzia come nel 2020 la pandemia abbia ridotto l’attesa di vita in Lombardia molto di più di quanto avvenuto nelle altre Regioni. Anche in termini di speranza di vita in buona salute alla nascita la Lombardia si colloca “solo” al settimo posto (dati 2019) nella elaborazione ISTAT BES 2020.
 
Ma, attesa di vita a parte, il sistema sanitario lombardo nella valutazione comparativa delle performance regionali in sanità sta molto dietro a Regioni con un modello profondamente diverso. Valga per tutte quanto emerge dall’ultimo rapporto 2020 Meridiana Sanitàelaborato da The European House Ambrosetti. Nelle varie aree in cui si articola la valutazione delle performance regionali la Lombardia si colloca al sesto posto come “stato di salute”, al settimo come “capacità di risposta ai bisogni di salute”, al nono come “efficacia, efficienza ed appropriatezza  dell’offerta sanitaria”, al settimo come “mantenimento dello stato di salute” e al quarto come “area risorse economiche”. Anche nel Rapporto CREA 2020la sanità lombarda come indice di performance è al nono posto.
 
Dove invece la Lombardia è al primo posto e vince per distacco è nel saldo attivo di mobilità  (fenomeno anche di recente confermato dall’Agenas), dato che merita però una profonda riflessione ed una progressiva inversione di tendenza visto il logico orientamento del Servizio Sanitario Nazionale ad un riequilibrio dell’offerta.
 
L’elaborazione della Fondazione Sanità Futura, almeno nelle sue conclusioni,  è molto poco coerente con la sua denominazione visto che, almeno,  nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza  la sanità futura è vista in una chiave soprattutto territoriale. Non sfugge a nessuno che una rete ospedaliera con i migliori esiti è funzionale anche a questa sanità, ma è altrettanto chiaro che oggi isolare l’analisi delle performance degli ospedali da quelle del complesso del sistema rischia di portare a soluzioni fuorvianti. E non poco fuorvianti.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On

24 maggio 2021
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