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La medicina generale… e indipendente

22 MAG - Gentile Direttore,
sono di questi giorni le prese di posizione di Cgil Medici e, sulla stessa linea, di altre associazioni, dalle quali appare chiaro un lampante attacco alla medicina generale, alle sue fondamenta. Questo con intento non propositivo o positivista, ma demolitivo. La proposta avanzata riguarderebbe da una parte la questione della dipendenza della medicina generale, dall’altra l’istituzione della specialità in Medicina Generale, di Comunità e di Cure primarie, tanto osannata dai colleghi specialisti in Medicina di Comunità e Cure Primarie e su cui ci si potrebbe anche trovare d’accordo, eccetto per alcune condizioni a dir poco limitanti. D’altronde, ridurre la formazione del giovane medico che predilige l’assistenza sul territorio, a meri nozionismi universitari non è certo la soluzione al problema.

Sull’auspicato cambio di contratto verso la dipendenza e sulla istituzione della specialità in odor accademico, ci sarebbe tanto da concertare, ma soprattutto da superare, tenuto conto del cortocircuito ormai ben noto del sistema universitario in termini formativi, specie laddove si parla di una branca della medicina che muove i propri passi tra le case, tra i cittadini, sul territorio. Il punto focale sta nella fattiva impossibilità del medico di famiglia di tutelare, con strumenti e personale idoneo che lo affianchi, il paziente sul territorio, come espresso dal presidente Fimmg Scotti. E’ infatti impossibile, per il medico di medicina generale, riuscire col “cerino in mano” ad esercitare appieno la sua ars medica, smontando un assodato e improduttivo sistema ospedalocentrico.

Ben vengano le iniziative recenti, quali il dl Rilancio con la valorizzazione della figura dell’Infermiere di Famiglia, valido professionista  e indispensabile sostegno  dei MMG/PLS e Specialisti ambulatoriali. E ben vengano le iniziative economiche del Governo con le risorse investite nei dispositivi e diagnostica ambulatoriale MMG. Con un’adeguata formazione questo permetterà, senza dubbio, una notevole riduzione dei costi ospedalieri, e nello stesso tempo l’abbattimento delle liste d’attesa. L’annosa questione, se veramente si intende superarla, risiede però nella mancata fornitura delle risorse per rilanciare l’Assistenza Primaria. I medici di famiglia si sono trovati spesso disarmati e da soli, nella filiera della prevenzione, diagnosi e fattiva cooperazione tra i vari soggetti dell’Assistenza. La pandemia attuale ne è stato un esempio lapalissiano.

Insomma, c’è tanto da rivedere, piuttosto che cercare sempre nella MMG il capro espiatorio di ogni questione. Altro punto, e non ultimo, da valutare è quello della libera scelta del MMG. Con la dipendenza verrebbe snaturata la figura del medico curante, inteso come soggetto sanitario di riferimento. Non sarebbe gradito, immaginiamo per i pazienti cronici o di età avanzata, rapportarsi di volta in volta con medici diversi o con “equipe dedicate” seppur di alto profilo professionale, ma comunque tenuti, a fin dei conti, a seguire le linee guida imposte da un management aziendale, che spesso prescinde i rendiconti nosocomiali all’effettivo welfare del paziente.
 
Dunque ci saranno modi e tempi di concertazione. Si può fare tanto per migliorare la Governance del territorio. E pensiamo che possa avvenire anche consentendo una maggiora autonomia prescrittiva e strumenti di appropriatezza anche per il medico di famiglia. Nell’ottica della costruzioni di bridges sanitari e di un adeguato network di informative, serve anche una maggiore cooperazione tra le parti attive dell’assistenza, senza proseguire con antiche e ormai vetuste polemiche di lana caprina.
 
L’evoluzione cui assistiamo, giorno dopo giorno, ci obbliga a svolgere tutti insieme lo sguardo verso l’orizzonte del domani, con al centro sempre il paziente, unico obiettivo di tutto il nostro agire, al di là di ogni credo.
 
Salvatore Zavettieri
Segreteria Provinciale Ugl Sanità Milano

22 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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