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Perché non sono d’accordo con gli Omceo lombardi

25 APR - Gentile Direttore,
desidero esprimere il mio dissenso in relazione alla risposta fornita dai Presidenti Omceo alla argomentata lettera dell' Assessore della Lombardia Giulio Gallera. La posizione da Essi assunta non può essere condivisa sia nella forma, intrisa di ostilità ideologica, che nei contenuti, in quanto espressione di una mera esposizione di evidenze drammatiche, insite proprio nelle situazioni di emergenza; nel caso, caratterizzate dalla assenza di azioni di monitoraggio, azioni preventive, nonostante gli allerta dell'OMS e in assenza di un concreto Piano delle emergenze nazionale.
 
I firmatari ritengono che la loro lettera di accuse sia stata, more solito, male interpretata, accusando la Regione di depotenziamento della Sanità pubblica e della medicina generale. Dove erano i rappresentanti istituzionali della Professione, quando i Presidenti del Consiglio Monti, Gentiloni, Letta, Renzi,provvedevano ad amputare la Sanità con tagli lineari a prescindere? Dimenticano che Regione Lombardia, ha curato pazienti provenienti da varie Regioni italiane, vittime incolpevoli di mala gestio e che per tali prestazioni ha crediti ancora insoluti? Sanno che Regione Lombardia ha avanzi di bilancio, ma che questi non possono essere utilizzati ed investiti in ambito regionale , magari per meglio strutturare e pagare la medicina del territorio, in quanto sono vincolati al Patto di solidarietà nazionale? Mi pare che l'iniziativa assunta dai Presidenti Fromceo vada ben oltre una normale critica a difficoltà gestionali periferiche, e celi una precisa finalità politica di togliere la Sanità dalle materie concorrenti, affidandola a esclusività Statale e affossare il sistema integrato pubblico privato.
 
Allo stato, in merito alla qualificazione e alla ripartizione di competenze e dunque alla individuazione di responsabilità (esercizio che non pare interessare i firmatari) concorrono sia quanto dispone l'art 120 della Cost , che cosi recita: ''Il Governo può sostituirsi alle Regioni..in corso di pericolo grave per l'incolumita' e la sicurezza pubblica..per la tutela dell'unita' giuridica..la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni..prescindendo dai confini territoriali dei governi locali'',sia quanto dispone l'art 117 della Cost . Il principio di diritto è: i Principi Fondamentali sono in capo allo Stato e alle Regioni la normativa di dettaglio.
 
Dunque, la sorveglianza epidemiologica, l'attività di prevenzione e di controllo dell'infezione, i protocolli comportamentali profilattici e terapeutici (?) e i piani di emergenza integrano i principi contenuti nell'art 120 e costituiscono Principi Fondamentali, elusi dal Governo centrale. Riportare la Sanità nell'alveo statale, significa sconfessare i principi istitutivi delle Regioni come entità politica. La ratio di fondo era: i governi locali meglio conoscono le esigenze e le peculiarita' del proprio territorio. Alcuni le hanno conosciute talmente bene da distruggerlo (prototipo di regionalismo differenziato ex post).
 
Il Welfare costituisce l'80% dei bilanci regionali. Credo che pochi esponenti politici regionali si farebbero generosamente e volontariamente amputare sia i benefici gestionali, sia gli emolumenti. E siamo certi che la classe politica attuale sia in grado di gestire a livello centrale lo Welfare di 21 Regioni, quando, allo stato, non è nemmeno in grado di applicare il potere sostitutivo alle poche Regioni che non riescono ad applicare i LEA? Penso si otterrebbe una omogeneita'al ribasso. Ritornando all'ambito della critica, anch'io, come i Presidenti, non mi sottraggo ad individuare errori. Il primo errore è aver sottovalutato gli allerta espressi gia' nei primi gg di gennaio,ma vedendo contrapposte due linee comportamentali, una rigorista, ed una contrapposta tendente a minimizzare gli effetti lesivi del virus. La prima veniva definita, more solito, razzista ed, ovviamente, la contrapposta, antirazzista.
 
Nelle more il virus, molto scaltro, ha esercitato la sua azione lesiva. Doveva agire autonomamente? Dirimente in tal senso appare la decisione assunta dal Tar Marche che ha sospeso l'Ordinanza del Governatore. E assunta dal Governo poco dopo. Il secondo errore è stato quello di avere dettato ai Sanitari protocolli comportamentali insufficienti e inadeguati, modificati nel tempo, ma all'evidenza troppo tardi. Tutto quanto al fine di aderire pedissequamente alle disposizioni di ISS e Protezione civile. Il terzo errore è stato quello di consentire alla variegata schiera di virologi, ma non solo, di dire tutto ed il contrario di tutto, sia in riferimento all'utilizzo delle mascherine , sia alla modalita' e alle finalita' di utilizzo dei tamponi.
 
Poichè i virologi sono iscritti agli Ordini, gli scriventi Presidenti avrebbero potuto, quanto meno, invitarli ad una maggior uniformità di spiegazioni e consigli comportamentali. Mi pare l'intervento dei Presidenti parziale e ingeneroso. Auspicabile un confronto fra parti tecniche regionali: politicogiuridiche e sanitarie, magari ritornando a ragionare sulla L23/2015.

Emilio Archetti
Medico chirurgo, Omceo Brescia


25 aprile 2020
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