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Coronavirus. Ecco perché sono rimasto in Lombardia

12 MAR - Gentile Direttore,
è difficile ma rimango qui. Sono un Fisioterapista e lavoro con gli anziani. È difficile far cogliere un'emozione dietro una mascherina, è difficile per me trasmettere  tranquillità quando fino a poche settimane prima la nostra bocca era ben visibile alle persone che ogni giorno riabilito. La parola diviene un suono ottuso, difficile da far cogliere alle persone di una certa età dove l'udito spesso è compromesso. È difficile mettere dei guanti associati alla mascherina, molti di loro, vestito così, mi han chiesto "ho qualcosa che non va?" "cosa sta succedendo?", è difficile spiegarglielo e tranquillizzarli.
 
Eppure sono qui. Eppure Sabato era il mio compleanno ed i miei genitori mi han chiamato allarmati e preoccupati dicendo "Chiuderanno la Lombardia".
 
Mi sono trasferito in Lombardia appena laureato come tanti ragazzi per inseguire sogni, cuore ed incertezze. Perché non vi nascondo che vivere lontani da casa non è facile (ex fuorisede) e vivere con una pandemia in corso, beh, non è proprio semplice.
 
Potevo andarmene Venerdì scorso, prendere un Frecciarossa e tornare a Roma (da lì poi a Velletri) a festeggiare il mio compleanno, rivedendo la mia famiglia e gli amici.
Non l'ho fatto perché eticamente, moralmente, professionalmente e deontologicamente non potevo e non posso fuggire da una regione che in primis mi sta dando moltissime possibilità di crescita professionale, che mi sta insegnando a lavorare duramente e bene e che mi permetterà un giorno di realizzare i miei sogni.
 
Rimango qui, perché in questo momento la Lombardia ha bisogno del mio, seppur piccolo, aiuto; rimango qui perché è qui che ho deciso di crearmi un futuro; rimango qui perché spostarsi (fuggire) e permettere la trasmissione del virus in altre regioni, alle 23 di sera dopo che era stata diramata la bozza di un decreto legge dove si annunciava la chiusura della regione Lombardia è stato un gesto, per qualsivoglia motivazione, da ipocriti, codardi ed irresponsabili. Siete dunque firmatari voi stessi del decreto che ha fatto divenire zona rossa tutta la penisola e che farà ammalare gli abitanti della vostra regione, fra cui i vostri parenti, amici e, ancor peggio, sconosciuti.
 
Stesso dicasi per le persone che si sono riversate nei supermercati in massa di notte, per i grandi filosofi del #italianonsiferma, per tutti quelli "è solo un'influenza", per l'ignoranza di molti miei coetanei a partecipare ad aperitivi e dire "tanto siamo giovani, a noi non fa nulla".
 
Confermate per l'ennesima volta la presenza di un virus che si è insinuato nella nostra società da tempo di cui la maggior parte degli Italiani ne è affetto: l’egoismo.
 
Lorenzo Crocetta
Fisioterapista


12 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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