Insufficienza valvola mitrale. All’Humanitas Gavezzani la cardiochirurgia robotica va a regime. Interventi più “soft” e recupero più veloce
Il Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale convenzionato bergamasco, grazie all’utilizzo del Robot da Vinci X entra in rete, primo in Italia, con i 20 Centri europei (dal Belgio all’Inghilterra, dai Paesi Bassi alla Francia) in cui è attivo un programma di cardio-robotica al fianco della cardiochirurgia tradizionale, della cardiochirurgia mininvasiva e cardiologia interventistica
23 OTT - Interventi per riparare la valvola mitrale più precisi ed efficaci con una riduzione del trauma, minore sanguinamento e rapidi tempi di recupero senza necessità di riabilitazione. Preservando anche l’estetica, un valore importante per il recupero psico fisico del paziente.
È quanto assicura il robot da Vinci X, tecnologia di ultima generazione utilizzata dai cardiochirurghi dell’Humanitas Gavazzeni, a Bergamo. Una chirurgia all’avanguardia che consente ai professionisti di agire con “mano” ferma e “sguardo” attento per catturare dettagli che sfuggirebbero a chiunque, consentendo di operare a 360° gradi e lasciare cicatrici quasi invisibili.
Ma soprattutto un atout in più per l’equipe del Dipartimento Cardiovascolare dell’ospedale bergamasco. Non i primi ad utilizzare il device, ma gli unici in Italia ad essere riusciti a portare avanti un programma continuativo di cardio-robotica, al fianco della cardiochirurgia tradizionale e mininvasiva e della cardiologia interventistica, che ha permesso alla struttura convenzionata con il servizio sanitario regionale di entrare in rete con 20 Centri europei (dal Belgio all’Inghilterra, dai Paesi Bassi alla Francia) in cui è già attivo.
“La robotica è un completamento e uno sviluppo necessario all’attività di cardiochirurgia che abbiamo sempre portato avanti nella nostra struttura – ha affermato
Massimo Castoldi, Direttore Sanitario Humanitas Gavazzeni e Castelli – e ha trovato il suo humus proprio al Gavazzeni perché qui stanno confluendo saperi, tecnologia e soprattutto passione. In un momento di grande difficoltà della sanità italiana, ma in generale dei sistemi universalistici abbiamo reagito per uscire da questa sorta di tempesta perfetta migliorati grazie alla solidità di un gruppo privato che fa sanità pubblica per dare il miglior servizio possibile non solo agli cittadini della nostra regione, ma a tutti gli italiani”.
Protagonista di questa nuova fase è l’équipe di
Alfonso Agnino, responsabile della Cardiochirurgia robotica e mininvasiva di Humanitas Gavazzeni, specializzato da oltre 10 anni nell’uso di tecniche mininvasive video-assistite terreno di formazione per chi decide di affrontare la robotica. Dai primi di maggio ad oggi ha già realizzato dieci interventi con l’ausilio del Da Vinci, nell’ambito di circa 700 casi cardio-chirurgici trattati nell'ospedale bergamasco. E l’obiettivo è arrivare a 25-30 interventi continuativi annui.
Il robot da Vinci X è l’ultima versione della piattaforma per la chirurgia mininvasiva, usata perlopiù in urologia, ginecologia e Chirurgia generale. Con l’applicazione al campo cardiochirurgico per la riparazione della valvola mitrale, i vantaggi per il paziente sono riscontrabili in una più rapida ripresa della respirazione spontanea post-intervento, minor impatto fisico e quindi dolore (il cardiochirurgo esegue quattro port di 8 millimetri e una/due da 1,5 centimetri), ridotta perdita di sangue che si traduce in stabilità dei valori dell’emoglobina e inferiore necessità di ricorrere a eventuali trasfusioni. Il recupero delle funzioni avviene quindi più rapidamente: un decorso post-operatorio non complicato prevede 24 ore di degenza in Terapia Intensiva contro le 48 previste per la mininvasiva video-assistita, e generalmente nessun periodo riabilitativo.
“La Cardiochirurgia robotica – ha spiegato Agnino – è un’opzione ancora poco diffusa in Italia, ma una realtà già consolidata in Stati Uniti, Cina, Francia, Germania ed Europa del Nord. È un’evoluzione più moderna del concetto di mini-invasività, consente di riparare una valvola di pochi millimetri eseguendo incisioni non più grandi di quelle con cui i dermatologi rimuovono i nei. e di aumentare in maniera esponenziale il custom made, ossia la possibilità di osservare le differenze anatomiche proprie di ogni paziente. Soprattutto la macchina potenzia le capacità dell’équipe per realizzare quello che fino a ieri sembrava impossibile. Questo a fronte dell’acquisizione di capacità tecniche che implementano il percorso formativo di tutto lo staff della sala operatoria”.
Fondamentale per l’utilizzo del robot in Cardiochirurgia, infatti, è la preparazione dell’intera squadra di professionisti della sala operatoria, che comprende non solo il cardiochirurgo, ma anche anestesisti, perfusionisti, infermieri e operatori socio sanitari. L’équipe di Agnino ha seguito un training specifico presso l’Orsi Academy di Melle, Centro di Addestramento Europeo specializzato in formazione per la chirurgia robotica e l’ospedale Nemocnice Na Homolce di Praga sotto la guida di esperti internazionali di robotica. Ha inoltre portato a termine un training universitario specifico di simulazione robotica con gli ex piloti dell’aviazione militare francese allo Stan Institute di Nancy.
L’avvio della robotica in Humanitas Gavazzeni si inserisce all’interno dello sviluppo del Dipartimento Cardiovascolare che, già negli anni ’70 con Vincenzo Baldrighi, Mario Viganò, Daniel Guilmet e Lucio Parenzan, è stato punto di riferimento internazionale nel settore.
“Il robot da Vinci – commenta
Alberto Cremonesi, responsabile della Cardiologia e coordinatore del Dipartimento Cardiovascolare di Humanitas Gavazzeni – chiude il cerchio delle possibilità terapeutiche con cui il Dipartimento risponde alle necessità del singolo paziente. Humanitas Gavazzeni crede nell’innovazione tecnologica e investe per poter garantire la cura del cuore a 360°, con un approccio che tiene conto delle specificità di ogni malato. In questo senso il robot è una nuova frontiera del ventaglio terapeutico disponibile ad oggi nel mondo, accanto alle tecniche chirurgiche classiche e alle procedure interventistiche”.
I vantaggi della cardiochirurgia robotica si vedono anche dopo l’intervento, come racconta
Giovanni Albano, responsabile di Anestesia e Terapia Intensiva di Humanitas Gavazzeni: “I pazienti sottoposti a intervento di cardiochirurgia robotica si sono dimostrati più stabili per quel che riguarda l’entità del dolore postoperatorio, il volume totale di perdite ematiche e il ripristino di una normale funzione respiratoria. Situazioni cliniche che possiamo ricondurre alla minore invasività tissutale e alla maggiore precisione del gesto chirurgico proposto dalle tecniche mininvasive robotiche”.
23 ottobre 2019
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