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Il viceministro Massimo Garavaglia nel mirino della Corte dei Conti per la vendita sottoprezzo di un palazzo dell’Ats Milano

Assessore all’Economia della Regione Lombardia all’epoca della vendita, Garavaglia è accusato di essere il regista del procedimento. Inviti a dedurre notificati anche all’ex direttore Welfare, all’ex dg Asl Milano e al vice dg di Ilspa. Per la Procura “la vendita mista a locazione è stata guidata secondo irrazionali logiche economiche” pregiudicando “tutti i principi e di tutti gli istituti posti a garanzia della buona e sana gestione finanziaria degli interessi della Ats”. Il danno erariale è quantificato tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e in oltre 6 milioni per la locazione.

06 GIU - La Procura regionale della Corte dei Conti della Lombardia ha notificato l’invito a dedurre al viceministro dell’Economia, ex assessore all’Economia della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia; a Walter Bergamaschi, all'epoca direttore Welfare della Regione Lombardia; a Giacomo Locatelli, ex dg Asl Milano, e a Guido Bonomelli, all'epoca vicedg di Ilspa, per la vendita e locazione sottoprezzo di un immobile dell’Ats Milano.

Un procedimento che, secondo la Procura, ha causato un danno pubblico consistente anzitutto  nella perdita della migliore aspettativa di cessione dell’immobile, quantificato nel valore compreso tra euro 2.000.000 (pari alla differenza tra il prezzo incassato per euro 25.000.000 e la migliore stima di euro 27.000.000 utilizzata per la locazione) ed euro 13.000.000 (pari alla differenza tra il valore di vendita per l’importo di euro 25.000.000 ed il valore di ri-vendita per euro 38.000.000, del medesimo bene immobile nel breve lasso temporale, realizzato da CDPI-Cassa Depositi e Prestiti).
La seconda ed ulteriore componente di danno ravvisabile nel costo dei canoni di locazione è, per la Procura, quantificabile  in 9.500.000 euro, oltre Iva, pari al coacervo degli importi dovuti nella durata della locazione prevista in sei anni, già pagati allo stato degli atti nell’importo complessivo di euro 6.077.245,50 .

L’inchiesta nasce a seguito di alcuni articoli di stampa sulla cessione dell’immobile, Palazzo Beretta, da cui sarebbero emerse con “evidenza” una serie di “patologie contrattuali afferenti la complessiva diseconomicità dell’operazione negoziale di vendita e di successiva locazione dello stesso immobile da parte della medesima azienda sanitaria”.

Le indagini hanno consentito di distinguere l’articolazione dei fatti contrattuali in quattro fasi distinte e collegate:

1)    la vendita dell’immobile sito in Corso Italia n. 19 da ASL a Cassa Depositi e Prestiti- C.D.P.I. (prima fase);

2)    il contratto di locazione per la permanenza della sede A.S.L. presso l’immobile di Corso Italia 19, fino alla riallocazione per trasferimento delle attività aziendali in altro immobile (seconda fase);

3)    la ri-vendita dello stesso immobile di Corso Italia 19 da parte della nuova proprietaria C.D.P.I. (Cassa Depositi e Prestiti) in favore della società Beni Stabili SpA, con il sub-ingresso della nuova parte acquirente (Beni Stabili) nella locazione stipulata tra C.D.P.I. e ASL (terza fase);

4)    la individuazione e la ristrutturazione della nuova sede della ASL (quarta fase).

Su tali profili probatori, la Procura regionale ha emesso e notificato la contestazione di responsabilità amministrativa individuando, nel dettaglio, tre profili fondamentali di illiceità economico-finanziaria.
 
“In particolare – spiega la Procura -, il primo profilo insiste con piena evidenza sull’antigiuridicità della fattispecie negoziale per la radicale ed assoluta omissione dei principi e degli istituti propri dell’evidenza pubblica, i quali sono stati integralmente disapplicati, nonostante il ricorso allo schema contrattuale misto costituito dalla vendita con la contestuale locazione dello stesso immobile ceduto in proprietà, poiché almeno tale ultimo aspetto -che conferisce natura passiva all’operazione negoziale- avrebbe dovuto indurre a comportamenti più aderenti agli obblighi di trasparenza, economicità, concorsualità per l’analitico controllo della congruità dello scambio patrimoniale”.
 
Il secondo profilo, strettamente collegato e discendente dal primo, “è correlato alla grave ed inescusabile trascuratezza nella stima di congruità patrimoniale dell’immobile denominato “Palazzo Beretta”, poiché dallo stato della prova documentale emerge che il primo valore di stima risalente al 2012, utilizzato per la determinazione del prezzo di compravendita è divergente e sottovalutato rispetto al maggiore valore espresso nel 2014, utilizzato per la determinazione del canone di locazione”.
 
Inoltre, entrambi i valori di stima (al 2012 utilizzato per la vendita, al 2014 utilizzato per la locazione) sono, per la Procura della Corte dei Conti, “palesemente sottovalutati rispetto al reale valore commerciale dell’immobile desumibile dalla ri-vendita dell’edificio alla società Beni Stabili, conclusa da C.D.P.I. nel breve lasso di tempo dall’operazione negoziale di acquisto da ATS Milano”.
 
Infine, il terzo profilo d’antigiuridicità finanziaria della fattispecie negoziale risiede nella “evidente diseconomicità del costo accollato al bilancio dell’ASL Milano per il pagamento del canone di locazione, poiché tale onere patrimoniale era palesemente evitabile con una attenta ed oculata programmazione del trasferimento della sede mediante la individuazione della nuova allocazione, per atti procedimentali dotati di certezza e di trasparenza nell’opzione da preferire, secondo precisi e puntuali indici di fattibilità materiale, giuridica ed economico-finanziaria”.

Per la Procura “la convergenza e la confluenza dei tre profili di antigiuridicità economico-finanziaria riscontrati nella medesima fattispecie negoziale, dimostra che la vendita mista a locazione è stata guidata secondo irrazionali logiche economiche di accelerazione dei modi e dei tempi della cessione, con la contestuale integrale omissione di tutti i principi e di tutti gli istituti posti a garanzia della buona e sana gestione finanziaria degli interessi della ATS Milano, che sono stati irreversibilmente pregiudicati dall’omessa utilizzazione degli schemi dell’evidenza pubblica e dall’inadeguatezza del procedimento di stima del valore immobiliare, ed anche dalla carente programmazione del trasferimento degli uffici nella nuova sede, non ancora individuata allo stato degli atti come evidenziato nella complessiva esposizione del fatto di gestione”.
 
Nella vicenda, come detto, risultano coinvolti l’allora assessore pro-tempore all’Economia, Crescita e semplificazione di Regione Lombardia, il quale -ad avviso dell’ufficio inquirente – “pur essendo privo della competenza per materia (competenza appartenente all’Assessore alla Salute) ha assunto un ruolo propulsivo del procedimento contrattuale, pressando per la conclusione della vendita entro fine anno e svolgendo per comportamenti di fatto la regia dell’intera operazione, nonostante la posizione di conflitto d’interesse discendente dal cumulo dell’ufficio di consigliere nel C.d.A. di Cassa Depositi e Prestiti”.

Coinvolto anche il Vicedirettore Generale pro-tempore di Infrastrutture Lombarde S.p.A. (ILSPA), “il quale ha svolto un ruolo procedimentale di coordinamento delle operazioni di vendita, emergente da molteplici fonti probatorie”;

Il Direttore Generale pro-tempore dell’A.S.L. di Milano è responsabile di avere adottato gli atti fondamentali dell’operazione immobiliare, “pregiudicando gli interessi dell’azienda sanitaria. Infatti, il medesimo, nonostante la piena consapevolezza del difetto di qualsiasi prevedibile certezza logistica sulla nuova sede presso la quale trasferire i servizi aziendali, ha adottato tutti gli atti procedimentali di competenza propria, necessari alla conclusione della vendita”.

Al Direttore Generale pro-tempore al Welfare di Regione Lombardia viene contestato di avere provveduto all’adozione degli atti propedeutici alla cessione dell’immobile di Corso Italia 19, “-in particolare- autorizzando l’alienazione nonostante le molteplici difficoltà procedimentali per l’inserimento del bene nel patrimonio disponibile”.

06 giugno 2019
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