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Ospedale di Cantù: 56 studenti di infermieristica per il tirocinio clinico assistenziale

Il progetto è stato sviluppato con l’Università degli Studi dell’Insubria. I tirocinanti hanno svolto il percorso professionalizzante nell’Unità Operativa di Medicina. Il progetto ha come fine sviluppare le competenze per rispondere ai bisogni di assistenza infermieristica

26 SET - All’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù 56 studenti di Infermieristica per il tirocinio professionalizzante. Si tratta del progetto Puca (Percorso Universitario per l'apprendimento Clinico Assistenziale), nato dalla collaborazione tra la struttura e il Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università dell’Insubria. L’iniziativa, avviata a fine giugno, si è conclusa il 16 settembre, e oggi è stato presentato un bilancio dell’attività, svolta nell’Unità Operativa di Medicina, alla presenza di Patrizia Figini, direttore medico del presidio, di Eugenio Limido, primario del reparto, di Anna Michetti, direttore del Daps, di Mariantonia Frigerio, caposala, di Donatella Pontiggia, coordinatrice del Corso di Laurea in Infermieristica di Como, di Dario Cremonesi, presidente dell’Opi di Como, e di una delegazione di tutor e studenti.

Il tirocinio clinico professionalizzante rappresenta il cuore della preparazione degli studenti dei corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, fondamentale  per lo sviluppo delle competenze professionali, del ragionamento e pensiero critico.

Il progetto
“Il Puca  - ha spiegato Pontiggia - si basa su un modello organizzativo di 'team nursing o piccole équipe', che si articola sulla presenza di un infermiere qualificato ed esperto che guida gli studenti del Corso universitario. Il team leader elabora piani di assistenza, coordina il gruppo e lavora con il team sulla persona assistita. È stata l’occasione per rendere concreto il binomio formazione-organizzazione”.

Il modello, sperimentato nell’estate del 2017 per un trimestre, è stato funzionale al Puca. Nell’area azzurra della Medicina di Cantù sono state costituire due équipe che si sono prese cura di 12 persone. Ogni team era composto da studenti del primo, secondo e terzo anno a cui sono stati assegnati 6 pazienti suddivisi in 3 camere di degenza.

Quest’anno i gruppi sono stati seguiti dai tutor Alessandra Dugo, Laura Rigamonti, Sara Vezzoni, Valentina Introzzi e Romina Belsito, figure di riferimento per gli studenti e di interfaccia con l’équipe del reparto che hanno sostenuto lo studente del 3° anno nella direzione del team svolgendo anche un fondamentale compito di osservazione, supervisione critica e di indirizzo per la sicurezza delle cure e di garanzia per gli studenti.

Scopo  didattico
Il progetto ha come fine sviluppare le competenze per rispondere ai bisogni di assistenza infermieristica, sperimentare l’attuazione del piano di assistenza infermieristica, l’applicazione delle conoscenze apprese e gli strumenti di lavoro necessari alla continuità assistenziale, acquisire identità professionale attraverso il confronto costante con l’équipe multidisciplinare, apprendere le strategie di comunicazione efficaci all’interno di un gruppo di lavoro, confrontarsi quotidianamente con la responsabilità, trasparenza, coinvolgimento e partecipazione attraverso l’etica e il valore del lavoro.

  “Il ritorno è stato positivo sia per gli studenti sia per i pazienti – ha specificato Michetti -. Al Sant’Anna lo stiamo attuando in Geriatria e lo ripeteremo l’anno prossimo a Cantù”.

Il reparto
“Fondamentale – ha sottolineato Figini - è stata la condivisione del Progetto con tutta l’equipe - medici ed infermieri- dell’U.O. di Medicina. I dati raccolti attraverso i questionari somministrati in relazione alla sperimentazione del 2017 ai degenti dell’area azzurra, al personale infermieristico e agli studenti hanno fatto emergere la qualità dell’assistenza, la motivazione alla professione e l’ambiente favorente all’apprendimento per lo studente infermiere”.

Un risultato positivo che ha portato il gruppo di lavoro a trasformare l’esperienza dello scorso anno in un tirocinio effettivo per gli importanti risultati didattici, ovvero un’elevata e graduale acquisizione di responsabilità professionale da parte degli studenti in formazione,  e organizzativi. “Per quest'ultimo aspetto – ha concluso Figini - il progetto ha rappresentato un'importante e concreta strategia per rafforzare la motivazione di tutti i professionisti sanitari e realizzare la capacità di lavorare insieme per un'assistenza di qualità”.

L’ospedale di Cantù ha dunque le caratteristiche di un teaching hospital. “E’ un progetto generativo – ha aggiunto Cremonesi –, che aumenta la conoscenza, non solo quella teorica, e l’integrazione con i tutor e il personale. Contribuisce inoltre a decodificare i bisogni di salute del paziente. Lo ritengo un caso di buona sanità”.

Anche dal reparto è arrivata una valutazione positiva dell’esperienza. Limido ha evidenziato come il progetto abbia rappresentato uno stimolo per i medici a insegnare ai ragazzi e a condividere con loro i percorsi caso per caso. E per gli studenti il progetto ha offerto loro il contesto per acquisire autonomia, migliorare la capacità di relazione e di lavorare in gruppo.

26 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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