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Cari Scanni e Bonfiglio, calma e gesso

Vorrei spiegare ai miei poco accorti interlocutori che il mio editoriale ha deliberatamente ignorato le liste e i loro programmi perché non era questo il suo oggetto di studio, tant’è che solo ora leggendo la vostra lettera vengo a sapere che a Milano vi è una lista che voi cappeggiate che si chiama “noi medici” e alla quale naturalmente auguro il più sfavillante dei successi.

27 OTT - Calma e gesso. Accantoniamo per il momento gli insulti e le insinuazioni e proviamo a ragionare.
 
Prima cosa precisiamo un aspetto che sia Scanni che Bonfiglio, i firmatari della lettera pubblicata ieri su questo giornale, mostrano di non aver capito.
 
Il mio editoriale sugli ordini aveva due scopi:
· denunciare la dissonanza che esiste tra la Fnomceo e i problemi quotidiani degli ordini
· denunciare la tendenza da parte delle regioni di interferire  in modi e forme diverse sulla rielezione degli ordini nel tentativo di liberarsi del loro dissenso nei confronti delle loro politiche.
 
Vorrei spiegare ai miei poco accorti interlocutori, che per questa ragione il mio editoriale ha deliberatamente ignorato le liste e i loro programmi perché non era questo il suo oggetto di studio, tant’è che solo ora leggendo la vostra lettera vengo a sapere che a Milano vi è una lista che voi cappeggiate che si chiama “noi medici” e alla quale naturalmente auguro il più sfavillante dei successi.
 
Intanto mi piacerebbe sapere se “noi medici” condivide il problema della dissonanza e se esclude, come mi è parso di capire dalla loro lettera, che in Lombardia, vi sia un tentativo della politica di influenzare l‘autonomia elettorale degli ordini.
 
Secondo me per la Lombardia, almeno leggendo la stampa, che, vorrei chiarire, è stata l’unica fonte da me consultata, è difficile escludere questa eventualità  il che mi lascia pensare che se per voi questo non è un problema  nell’ipotesi più banale non avete letto i giornali o non si vi siete  resi conto che la vostra buona fede, sulla quale non mi permetto di dubitare, potrebbe essere se non strumentalizzata quanto meno fraintesa.
 
Ma io i giornali li ho letti. Su Repubblica (5 ottobre) leggo del disappunto di Maroni nei confronti dell’ordine di Milano per aver criticato la sua riforma sanitaria e si parla di spaccatura tra il vicepresidente Bonfiglio e il presidente Rossi. Su Doctor (29 settembre) leggo di uno scontro tra il presidente Maroni e il presidente Rossi. Esce un editoriale dell’assessore Galleri (il Giornale il 29 settembre) dove si accusa l’ordine di diffondere “informazioni inesatte” e riferendosi alla fase elettorale auspica senza mezzi termini un cambio di dirigenza.
 
E’ del tutto evidente che la linea della regione Lombardia nei confronti dell’ordine di Milano non passa perché Bonfiglio è più simpatico di Rossi ma passa tra chi è d’accordo con la sua legge e chi no. E’ del tutto ovvio che le simpatie dell’assessore, il suo sostegno ideale, il suo auspicio, anche legittimo, è per la lista che concorre contro chi ha criticato la sua legge.
 
Attenzione sto dicendo che la regione Lombardia attraverso il suo assessore ha mostrato di preferire non chi è favorevole alla legge di riforma ma chi è contro a chi ha criticato la legge.
 
Siccome gli unici ad essere contro la lista del presidente Rossi siete voi secondo la logica voi siete l’alternativa, (aggiungo, se vi fa piacere, vostro malgrado), che il vostro assessore di fatto auspicherebbe.
 
E voi di fronte a questo evidente  appoggio  implicito e informale  da parte dell’assessorato alla vostra battaglia, invece di rivolgervi ai vostri potenziali elettori  per  chiarire le ragioni della vostra autonomia, la vostra posizione sulla riforma, la vostra contrarietà comunque a qualunque forma di ingerenza della politica  ,venite a rompere le scatole a me, insultandomi con delle sciocche insinuazioni solo perché ho sostenuto che in Lombardia come altrove  vi  è un problema di ingerenza della politica nella autonomia degli ordini?
 
 
Mi dispiace ma avete sbagliato persona. Io non sono stato né fuorviato, né irretito, e né ho giudicato nessuno e meno che mai ho scritto “considerazioni offensive” sul conto di nessuno e ancor meno ho messo etichette nei vostri confronti dal momento che ignoravo persino la vostra esistenza.
 
Credo solo che il problema sia una coda di paglia piuttosto lunga nella quale ho l’impressione incautamente state inciampando.
 
Per me lo ribadisco tutti coloro che sono coinvolti in una competizione elettorale per dirigere un ordine, quindi qualsiasi lista concorra, dovrebbero prendere le distanze da ogni forma implicita e esplicita di ingerenza della politica quale primaria garanzia di rispetto dell’autonomia dell’ordine.
 
Rispondendo infine al vostro appello alla mia onesta intellettuale.
 
Sulla commistione tra sindacati e ordini, arrivate tardi e se di questo problema ve ne accorgete solo ora che concorrete per dirigere l’ordine di Milano (cioè come dite voi dopo 30 anni) allora per troppo tempo avete pensato ad altro.
 
Su questo giornale è stata pubblicata la mia audizione alla Camera sul disegno di legge relativo agli ordini. Ebbene in quella circostanza sono stato l’unico a denunciare gli intrecci di potere che esistono tra sindacati, ordine ed Enpam.
 
Auguri alla lista Bonfiglio e alla lista Rossi e che a Milano come altrove vinca lo spirito dell’autonomia. Era questo e non altro il senso del mio editoriale sugli ordini.
 
Ivan Cavicchi
 
 

 
 

27 ottobre 2017
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