Lombardia. Ricorso al Tar contro la delibera cronicità. Gallera: “Posizione ideologica contro provvedimento coraggioso e innovativo”
A ricorrere al Tar è stato il movimento “Medicina democratica”, che parla di deriva privatistica della sanità e riferisce di altri ricorsi presentati dai sindacati della medicina generale. Ma l’assessore difende la riforma: “Rispetta tutte le norme vigenti in materia, quindi nessun attacco alla sanità pubblica, anzi siamo certi che come sempre la Lombardia farà da apripista con scelte che verranno poi adottate da altre Regioni”.
21 GIU - La delibera per la gestione delle cronicità della Regione Lombardia non convince tutti i medici della Regione. E scatta il ricorso al Tar. A presentarlo “Medicina democratica”, movimento nato nel 2003 ormato, come si legge sul proprio sito, “da medici, ricercatori ed altri tecnici della prevenzione e della sanità insieme ai più svariati soggetti, cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale”, e, come si apprende sempre dal sito del movimento, in prima linea anche contro il decreto vaccini recentemente varato dal Governo.
A spiegare le ragioni del ricorso al Tar contro la delibera cronicità della Lombardia è Fulvio Aurora, membro del Movimento, ai microfoni di Radio Onda D’Urto. “La delibera è un modo per commercializzare ulteriormente la sanità. In Lombardia abbiamo molti ospedali privati, molti poliambulatori privati e la riabilitazione per gran parte privata. Intervenendo e privatizzando la medicina generale evidentemente il quadro si chiude e si va più velocemente verso un tipo di sistema sanitario basato sulle assicurazioni e non più sull’universalismo. La delibera, inoltre, non c’entra nulla con la legislazione sulla sanità in Italia”.
“Lo Stato – afferma ancora Aurora - ha una configurazione giuridica, ovvero ci sono delle leggi che vanno rispettate. C’è una relazione tra Stato e Regioni. Con la delibera la Lombardia ha invaso i compiti dello stato ma anche contraddetto la sua stessa legge 33 del 2015, che aveva stabilito una centralità del medico di medicina generale che ora, con la cosiddetta riforma, viene stravolta. Anche la legge nazionale 833/78 aveva stabilito come fondamentale la funzione e i compiti del medico di medicina generale, e questo è ribadito nella 502/92 e successive modifiche”.
“La Lombardia, con la delibera cronicità, compie un rovesciamento: chi si deve occupare della medicina generale sono sussidiariamente i medici di medicina generale, ma chi occupa davvero il posto della medicina generale sono i gestori, che sostanzialmente sono grandi cooperative di medici di medicina generale o dei grandi gruppi sanitari. Si utilizza la sanità come grande e nuova possibilità di affare”, ribadisce Aurora.
Il rappresentante di Medicina Democratica riferisce poi che “non siamo gli unici ad avere proposto il ricorso al Tar. Anche a Brescia lo ha fatto un sindacato dei medici e abbiamo notizie di altre iniziative in questo senso. Sappiamo che c’è molta opposizione da parte dei medici di famiglia”.
Sul ricorso a Tar da parte di Medicina Democratica è intervenuto l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. “Il ricorso al Tar per la nostra delibera che definisce la presa in carico dei pazienti cronici rappresenta solo una posizione ideologica e faziosa. Regione Lombardia si è mossa e si sta muovendo nel pieno rispetto della legge attuando in maniera pedissequa quanto previsto dal 'Piano nazionale della cronicità'. Un ruolo straordinario viene dato alla medicina del territorio, su due milioni di cronici, infatti, priorità assoluta viene data ai medici di Medicina generale”, ha detto Gallera.
“Come più volte ribadito - ha proseguito l’assessore - Regione Lombardia ha sempre sottolineato l'importanza di attribuire un ruolo cardine al medico di Medicina generale, all'interno della riforma. Per questo motivo sarà lui a scegliere come aderire al nuovo sistema: in qualità di gestore, organizzandosi in forme associative, sotto forma di co-gestore, collaborando con i soggetti gestori, (in questo caso redige il Pai e sottoscrive insieme al gestore il 'Patto di cura'). A loro destiniamo ingenti risorse per gestire al meglio il paziente cronico. Nel caso non intenda partecipare alla presa in carico, potrà, in ogni caso, ricevere il Pai dal gestore scelto dal suo paziente, sul quale è chiamato a esprimere il proprio parere. Mentre avrà assoluta priorità nel caso in cui si candidi alla presa in carico”.
“La delibera regionale - ha spiegato l'assessore -, attua innanzitutto quanto previsto dal 'Piano nazionale della cronicità'. Abbiamo definito nello specifico il ruolo del 'Gestore' ovvero di chi sarà titolare della presa in carico dei pazienti cronici e o fragili e garantirà il coordinamento e l'integrazione tra i differenti livelli di cura ed i vari attori. Ribadisco che potranno essere gestori, le strutture sanitare e sociosanitarie accreditate e a contratto con il Ssl (Sistema sanitario lombardo), le cooperative di medici di Medicina generale, il medico singolo come co-gestore di una struttura accreditata e a contratto”.
“Attraverso il riordino della rete di offerta e la definizione delle modalità di presa in carico dei pazienti cronici e fragili - ha concluso Gallera - compiamo il passo decisivo per l'attuazione della legge di evoluzione del sistema socio sanitario regionale, un modello unico in Italia che migliorerà la qualità della vita ai cittadini lombardi garantendo nel contempo una maggiore appropriatezza delle cure e quindi della spesa. La delibera rispetta tutte le norme vigenti in materia, quindi nessun attacco alla sanità pubblica, anzi siamo certi che come sempre la Lombardia farà da apripista con scelte che verranno poi adottate da altre regioni”.
21 giugno 2017
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