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Pronto Soccorso Spedali Civili di Brescia, un esempio per l’intero Ssn

30 DIC - Gentile direttore,
in relazione alle reiterate e stucchevoli quanto pretestuose lagnanze da ultimo sollevate dal Dr Gianfranco Cervellin nel merito del “bando per il primario della medicina d’urgenza” che a suo maldestro dire sarebbe stato emesso nella forma così lamentata dall’ASST Spedali Civili di Brescia, in continuazione alle arroganti affermazioni del Dr .Gian A. Cibinel, secondo il quale gli Anestesisti Rianimatori sarebbero “medici qualsiasi”, si espone quanto segue:
 
- il bando in questione NON è “per il primario della medicina d’urgenza”, bensì per il “conferimento dell'incarico di Direttore di Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso”, il che evidenzia quanto sia volutamente ingannevole il ragionamento a senso unico di tali lamentazioni;

- è vero che per i Pronti Soccorso la specializzazione in Anestesia e Rianimazione non è allineata dal MIUR – scandalosamente – alla “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza” (la denominazione specialistica che in origine era stata prevista, in modo del tutto fallimentare per le Unità Operative di Pronto Soccorso);
- è altrettanto vero che tra le discipline equipollenti alla suddetta rientra non solo la “Medicina d’Urgenza”, di recente frettolosamente ridenominata “Medicina d'Emergenza-Urgenza” per tappare solo con il vocabolario le falle di una specializzazione ridotta ad un teatrino proprio dall’appartenenza stretta all’Area Medica, in luogo dell’Area dei Servizi, a cui più appropriatamente in passato afferivano i Pronti Soccorso;

- è innegabile quanto scandaloso che tra le innumerevoli discipline equipollenti alla “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza” vi siano anche, grazie agli interessi lobbistici di vario ordine e grado che le hanno a tal fine sdoganate, Epatologia, Fisiopatologia, Metodologia clinica, Tisiologia: evidentemente, l’accessibilità al bando incriminato di uno specialista in discipline di cotanta attinenza all’area di emergenza-urgenza non avrebbe causato altrettanta levata di scudi;

- “veramente singolare” è che ancora nei Pronti Soccorso italiani vi possano essere medici (Primari o meno) in possesso di una specializzazione il cui iter formativo teorico e pratico di per sé tutto può consentire tranne che affrontare davvero le emergenze e le urgenze; ed infatti, non è un caso la fioritura di ogni genere e specie di “certificazioni” para o extra universitarie più o meno vagamente rianimatorie, che essi si appuntano metodicamente sul petto come medaglie;

- forse quello che più dà fastidio è che gli Anestesisti Rianimatori di tali medaglie potrebbero tranquillamente far a meno, nondimeno continuando ogni giorno a formarsi e ad aggiornarsi nell’emergenza-urgenza, dato che il loro intero percorso formativo e lavorativo, sia universitario che ospedaliero, è quotidianamente a contatto con le situazioni cliniche più delicate e più gravi;

- è sotto gli occhi di tutti che nei casi realmente critici le sole basi su cui poggia la sopravvivenza professionale di taluni medici di Pronto Soccorso, qualora non chiamino precipitosamente in aiuto l’Anestesista Rianimatore, sono costituite dalle competenze degli Infermieri che ci lavorano, i quali (spesso formatisi in Sala Operatoria o in Rianimazione) hanno imparato con dedizione e spirito di iniziativa a sopperire alle altrui carenze di competenza e di appropriatezza: senza di loro alcuni colleghi urgenzisti-emergenzisti, sia nei Pronto Soccorso, sia – ancor peggio – nel 118 territoriale, non saprebbero a quale santo votarsi.
 
Abbiamo già speso fiumi di ragioni e cascate di motivazioni sull’assurdità del voler escludere dall’ambito generale dell’Emergenza-Urgenza gli Anestesisti Rianimatori, gli unici medici che da sempre sono chiamati da Colleghi di qualsiasi altra specializzazione in ambasce di fronte a pazienti critici, e talvolta nemmeno tali, per toglierli da ogni imbarazzo, sia per rispondere alle necessità cliniche del paziente con una rapidità ed una contestuale appropriatezza quando essa loro manca, sia per alleviare i loro conseguenti patemi d’animo ed i loro timori medico-legali.

A tal proposito una nostra recente nota indirizzata al Ministro Lorenzin, che reclamava una improcrastinabile revisione sostanziale delle obsolete tabelle di equipollenza delle specializzazioni mediche, riceveva una ridicola risposta che rinviava tale iniziativa, ma a data da destinarsi, al MIUR, il cui attuale dicastero è peraltro ricoperto da un Ministro con grande esperienza – a quanto dichiara – di problematiche del settore manifatturiero tessile.
 
In conclusione, non riusciamo proprio a comprendere, anche a fronte di ben altre problematiche di un SSN allo sbando (e di una situazione dei Pronti Soccorso allo sfacelo), dove stia lo scandalo di un bando che non fa altro che perseguire una strategia di appropriatezza e di efficienza clinica e gestionale per una realtà ospedaliera bresciana che da sempre è un vanto per i medici che ci lavorano e per i cittadini che vi si rivolgono, con una articolazione del suo Pronto Soccorso già imperniata da anni sulle competenze degli Anestesisti Rianimatori, integrate, anche a livelli apicali, con quelle di altri Colleghi. Il “caso” degli Spedali Civili di Brescia, insieme all’assetto dell’emergenza-urgenza territoriale lombarda, dovrebbe essere un esempio per l’intero SSN.
 
La cultura della vera emergenza-urgenza, nel nostro Paese, è nata e cresciuta nell’ambito dell’Anestesia-Rianimazione, di essa si avvale inesorabilmente, e da essa non potrà essere snaturata: i colleghi provenienti da percorsi professionali di qualunque altro genere che sono divenuti giannizzeri dell’emergenza-urgenza di carta, così come i nostri decisori politici del SSN, di qualsivoglia schieramento essi siano, se ne facciano una ragione.


Alessandro Vergallo
Presidente Nazionale Aaroi-Emac

30 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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