Un’altra aggressione a un veterinario. Ultimo caso di una lunga serie. Serve un piano
Il Servizio Veterinario esegue i controlli ufficiali nell’ambito della sanità animale, dell’igiene dell'allevamento e delle produzioni animali, dell'igiene e della produzione e della commercializzazione degli alimenti di origine animale. Proprio per queste attività di controllo, il veterinario è esposto ad aggressioni ed intimidazioni. L’ultimo episodio in provincia di Mantova
21 MAR - L’ennesimo episodio di aggressione fisica ai danni di un veterinario del SSN è avvenuto venerdì 4 marzo 2016. Il luogo dell’aggressione è il parcheggio di un macello in provincia di Mantova presso il quale il collega si recava per attività di ispezione. Frattura del setto nasale e lesioni diffuse, con prognosi di un mese, sono gli esiti dell’attacco. Sono in corso le indagini con l’ipotesi di reato di lesioni gravi. L’Ente di appartenenza (ATS della Valpadana – ex ASL di Mantova e ex ASL di Cremona) ha risposto prontamente sia condannando fermamente il fatto, sia convocando una sessione straordinaria del Comitato di Dipartimento Veterinario, a cui hanno partecipato il Presidente dell’Ordine, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali del settore carni e lo stesso veterinario aggredito che ha indicato alcune strategie di prevenzione. Una di queste è la conduzione dei controlli in coppia. La condanna dei presenti è stata unanime ed incondizionata. In quell’occasione sono state evidenziate anche altre situazioni di aggressione, mai comunque con la stessa dinamica del caso in questione che rappresenta una novità nel contesto veterinario mantovano.
Ancora una volta si dimostra che l’attività del veterinario del SSN, è un’attività rischiosa, che in prima linea, garantisce la sicurezza alimentare. Il Servizio Veterinario esegue i controlli ufficiali nell’ambito della sanità animale (area A), dell’igiene dell'allevamento e delle produzioni animali (area C), dell'igiene e della produzione e della commercializzazione degli alimenti di origine animale (Area B). Proprio per queste attività di controllo, il veterinario è esposto ad aggressioni ed intimidazioni.
Allo stesso modo ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori di guardia medica si registra un'escalation di aggressioni contro i medici, che purtroppo quasi mai sporgono denuncia se non in caso di grave lesioni fisiche. Proprio per questo non si riesce a quantificare l’entità del problema.
I medici e i veterinari hanno il delicato compito di salvaguardare la salute pubblica, ma la violenza spesso non è solo fisica, bensì rappresentata da minacce, denunce e condizionamenti vessatori da parte di organi di stampa, legislatori, mass media, ecc., che impediscono lo svolgimento della professione con la serenità che consente di ponderare e decidere esclusivamente secondo “scienza e coscienza”. Proprio questo può condizionare le scelte dei professionisti, facendo esplodere il ricorso alla tanto deprecabile “medicina difensiva.
Nonostante si continui a parlare di aggressioni e violenza nei confronti del personale sanitario e i motori di ricerca di Internet evidenzino la diffusione capillare del fenomeno, non sono ancora state individuate possibili soluzioni al contenimento di questa situazione, che mina gravemente la salute del cittadino.
Tutto questo è stato già ampiamente evidenziato in diversi convegni della CISL Medici, il primo dei quali si è tenuto il 29 marzo 2014 a Chiavari (GE) organizzato da CISL Medici Liguria e riproposto da CISL Medici Piemonte nel novembre dello stesso anno.
Il problema della violenza nei confronti dei veterinari pubblici è così grave che fin da luglio 2012, l’allora Ministro della Salute aveva firmato il decreto che istituisce l'Osservatorio sulle intimidazioni ai veterinari di medicina pubblica. Nonostante questo, aggressioni ed intimidazioni a danni di veterinari pubblici, continuano. Il problema non riguarda più solo le Regioni dove tradizionalmente è presente la malavita organizzata, nelle quali le Procure segnalavano che “La ‘ndrangheta è presente nel mondo veterinario. La zootecnia è una delle attività della criminalità e chi si frappone deve essere messo da parte”. Insulti, minacce, distruzione di beni personali, violenze psicologiche, intimidazioni e aggressioni fisiche sono episodi a cui sono sottoposti i veterinari del Servizio Sanitario Nazionale.
Anche la FNOMCEO e i sindacati medici, in prima fila la CISL Medici che per prima ha organizzato un Convegno sul tema, stanno discutendo il problema, ma di fatto, ad oggi, a parte qualche procedura aziendale non ci sono ancora state risposte a livello istituzionale.
Come prevenire tali episodi, è stato l’argomento dei vari convegni CISL Medici:
- diffondere una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, fisica o verbale e
- assicurarsi che operatori economici del settore siano a conoscenza di tale politica;
- incoraggiare il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi;
- facilitare il coordinamento con le Forze dell’Ordine (NAS, Forestale, Carabinieri, Polizia) o altri soggetti che possano fornire un valido supporto anche preventivo.
La formazione del personale è strategica ed ha lo scopo di
- riconoscere la catena degli eventi nelle aggressioni (aggressione verbale, gesti violenti, minaccia, spinta, contatto fisico, uso di un’arma);
- conoscere le metodologie per gestire gli utenti ostili ed aggressivi;
- incentivare la pronta segnalazione del fatto.
Il Ministero della Salute aveva emesso già nel 2007 a seguito dell’intensificarsi di episodi di violenza nei confronti del personale sanitario (medici, infermieri, veterinari, psicologi, ecc.), la Raccomandazione n. 8, fornendo una serie di indicazioni sulla prevenzione e sulla gestione degli atti di violenza, particolarmente per il settore ospedaliero e territoriale. In linea di massima la Raccomandazione Ministeriale fornisce utili indicazioni anche per il settore veterinario anche se il Servizio Veterinario non è considerato nella sua peculiarità: l’attività veterinaria si svolge singolarmente presso strutture private, nelle quali non è possibile adottare validi presidi di prevenzione (videosorveglianza, presenza contemporanea di altri operatori e delle Forze dell’Ordine, ecc.), per questo sarebbe necessario prevedere la conduzione dei controlli in coppia, così come sarebbe opportuno sempre, anche negli ambulatori medici sia ospedalieri sia territoriali, sia in alcune tipologie di visite domiciliari, la presenza di un secondo operatore della sanità, o un sistema efficace di videosorveglianza.
Il documento ministeriale tratta anche della gestione dei casi. L’operatore che ha subito l’aggressione dovrà poter avere un supporto psicologico immediato, con lo scopo di prevenire:
- il timore del rientro al lavoro,
- il trauma psicologico;
- il cambiamento dei rapporti con i colleghi e con i famigliari.
La Raccomandazione non tratta di un eventuale supporto economico per i danni personali e patrimoniali subiti.
Non si riconosce che l’aggressione ai professionisti della salute provoca assenze per infortunio, malattie psicofisiche conseguenti, medicina difensiva con conseguente inappropriatezza prescrittiva, peggioramento inevitabile dell’assistenza sanitaria pubblica al cittadino e quindi grave danno sociale. Diventa pertanto urgente passare dai discorsi a concrete soluzioni per arginare quello che sta diventando uno dei principali problemi del SSN.
Giuseppina Fera
CISL Medici Liguria
Luigi Gaidella
CISL Medici Lombardia
21 marzo 2016
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