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Il prossimo Parlamento fermerà la deriva mutualistico-assicurativa?

04 OTT - Gentile Direttore, 
ho letto, come molti colleghi, l’articolo di Simona Ravizza sul “Corriere della Sera” del 1 ottobre di questo mese. Il tema riguarda I medici gettonisti (Liberi Professionisti, Cooperative, etc...) che vengono “arruolati dalle Aziende Ospedaliere per sopperire alle carenze di organico, ormai strutturali dei nostri Ospedali e Servizi sul Territorio. Si dice nel cappello: “Guadagnano 3.600 euro in 48 ore”, a rimarcare la convenienza di questi rapporti di lavoro. Siamo alla favola del “Re Nudo”... 

Dopo anni di provvedimenti restrittivi nelle assunzioni, di tagli ai bilanci di Salute, di CCNL , in ritardo (l’ultimo per I Dirigenti Medici) risale all’anno 2018, si porta all’attenzione dei Media che I Medici (sopratutto i neolaurati e I neo specialisti) preferiscono rinunciare alla stabilità del “posto fisso” (lautamente sic! ...) retribuito a 2.400 euro al mese per i neoassunti, preferendo forme flessibili e più remunerative di lavoro. A ciò si unisce il galoppante incremento delle dimissioni dei colleghi già in ruolo pubblico e la fuga all’Estero verso Nazioni più attente al trattamento economico dei colleghi. 

In barba alla stanchezza, al rischio operativo e legale derivante dalla pesantezza di queste forme di lavoro. 

Pecunia, come sempre, “non olet”… E a ben vedere, perché mai un neo specialista o un neo laureato dovrebbe impegnarsi in corsia o sul territorio con reti di protezione giuridica inadeguate, rischio per l’incolumità fisica (vedi sopratutto Pronto Soccorso) turni da “Ammazzacavallo”? La domanda non è retorica. Traspare da questa situazione il premeditato obiettivo di rendere il Ssn non più “Universalistico” ma virato sul modello Mutualistico-Assicurativo. 

La ragione semplice più che mai è che quest’ultimo modello, ad oggi e per il costume Italico, è meglio rispondente (direttamente e...indirettamente... ) sia a criteri di finanziamento, sia a quelli di vincoli di bilancio. Già a suo tempo, nel libro “Quale Stato”, nel 1994, Stefano Rodotà aveva messo in palese evidenza il nesso strutturale su una lotta all’evasione fiscale inadeguata e la futura agonia del Ssn (basato appunto sulla fiscalità generale). 

Le ultime generazioni di Medici non vivono come un dogma l’Universalità della Sanità Pubblica dato che nell’ultimo trentennio sia da destra che da manca si è ripetuto come un mantra il mito del libero mercato, della competitività professionale, del merito (senza prevedere contrattualmente il “carburante”finanziario adeguato all’impegno di lavoro per esser attrattivo nelle assunzioni). 

E’ un dato di fatto che gli ultimi Contratti Lavoro Pubblico hanno destinato risorse inadeguate al miglioramento delle posizioni economiche dei Medici, oltre che stipulati in ritardo con perdite consistenti di salario pregresso. 
Che fare? 

Decidere di mantenere un Sistema Pubblico provvedendo al rifinaziamento (più attrattivo ed adeguato negli stipendi) dei CCNL dell’Area Sanità con una lotta all’evasione fiscale ed una tassazione effettivamente equa dei redditi? Continuare nell’opera indiretta e diretta di tagli lineari e di disincentivazione del lavoro pubblico (ad esempio mantenendo gli attuali standard organici di personale)? Passare esplicitamente a forme di assistenza sanitaria basati non più sulla fiscalità generale ma sulla contribuzione personale (mutue, assicurazioni)? 

Attendiamo alla prova il nuovo Parlamento neo eletto ed il prossimo Governo... con il disincanto necessario che deriva dall’esperienza di un trentennio politico che ha “accompagnato” più o meno consapevolmente il declino (e il degrado) dell’attuale livello della Sanità Pubblica, ormai difesa a parole solo in Italia, nell’ambito Europeo. 

Dott. Manlio Protano 
Vicepresidente vicario di Regione Lombardia Federazione Veterinari e Medici. Sindacato dei Medici Italiani 
Segretario aziendale di FVM Asst del Garda 

04 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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