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Ancora troppi ostacoli per i giovani medici

di Lorenzo Spadotto

02 NOV - Gentile Direttore,
sono un Medico laureato da quattro anni, ho intrapreso un percorso differente di formazione, ricercandola nei Master Universitari, per poter avviare da subito una mia attività libero professionale. Sarei disposto a fare anche il Corso di Medicina Generale e contribuire al futuro della Medicina del Territorio? Certo, ma non mi è possibile, pena mollare quanto ho costruito.
 
Il Ministero della Salute ha emanato un Decreto con il quale elimina il punteggio minimo di 60 punti al concorso di Medico di Medicina Generale.
 
Nell’ottica del Ministro questo funzionerebbe da incentivo per quanti non riuscendo a totalizzare il 60% (!) dei punti del test, rimarrebbero esclusi. Scrivere queste parole, e spero anche leggerle, non può che destare stupore e, forse, dovrebbero sollevare anche la paura in chi è certamente consapevole che un test non possa definire un futuro professionista, ma che se dopo sei anni di studi in Medicina e Chirurgia non si riescono a totalizzare quei punti, forse bisogna tornare a studiare.
 
Il Ministero ritiene davvero che la soluzione alla carenza di Medici di Medicina Generale prospettata recentemente a mezzo stampa dal Presidente dell’Ordine dei Medici possa essere raschiare il fondo di un barile già di per sé vuoto?
 
Nel 2018 il 23,1% degli iscritti al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale nell’anno 2017 ha ritentato il test di Specialità (dati ALS), sintomo di una appetibilità del corso evidentemente ridotta, come d’altra parte dimostra il fatto che ogni anno rimangono vacanti numerosi posti relativi al cosiddetto “Decreto Calabria” D.L. 35/2019 , che pure garantirebbe l’accesso a chi in passato era rimasto escluso dai corsi (bei tempi di abbondanza…), a mero titolo d’esempio: nel relativo bando 2020 in Veneto 39 posti su 85 sono rimasti disponibili.
 
Come potrebbe essere altrimenti? Al Medico in Corso di Medicina Generale:
- viene corrisposta una borsa di 800-900 euro al mese, il DM 7 marzo 2006 richiede un impegno del medico “a tempo pieno”, a fronte di un compenso “part-time” – il confronto con i colleghi Specializzandi è impietoso con una borsa di oltre la metà inferiore;
 
- è negata la possibilità di effettuare attività libero professionale, in virtù della completa dedizione al Corso, ma gli è permesso di svolgere attività professionale in Continuità Assistenziale, Sostituzioni di Medicina Generale, Medicina Turistica e da giugno 2020, e fino al 31 dicembre 2021, acquisire incarichi temporanei nel rispetto delle norme dell’ACN;
 
- è interessante notare, però, che i tirocinanti iscritti in sovrannumero (Legge 401/2000) non risentono delle incompatibilità sopraelencate. In altre parole: se percepisci la borsa di studio, allora importa che tu sia adeguatamente formato (sempre che l’adeguatezza possa ricondursi pedagogicamente alla frequenza in aula), altrimenti non è necessario.
 
Vittima di un singolare déjà-vu mi chiedo: a qualcuno interessa davvero della formazione e della sua qualità? Interessa formare professionisti di qualità o la direzione della politica sanitaria è un semplice rincorrere il corso della contingenza?
 
Si creino percorsi formativi di qualità, che valutino le competenze reali di chi vi partecipa, senza limiti anteposti, svincolandosi completamente dal concetto di “foglio firma e presenza” che sembra più giustificare la presenza del docente in aula, che valorizzare la tesi della qualità; si uniformi il trattamento economico dei Corsisti in Medicina Generale agli Specializzandi e si tolgano incomprensibili limitazioni alla libera professione, un chiaro e tangibile limite alla partecipazione al Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale.
 
Dovremmo smettere di ostacolare l’accesso al mondo del lavoro ai giovani, facendoli diventare vecchi per poter iniziare a lavorare seriamente.
 
Dott. Lorenzo Spadotto
Medico Chirurgo

02 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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