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Medicina territoriale, serve un confronto vero tra tecnici e politici

di C.Bruschelli, M.Di Fonso, D.Mazzacuva

15 GIU - Gentile Direttore,
come ormai affermato da tutti gli operatori politici e tecnici impegnati nel settore della Sanità pubblica, la pandemia da SARSV-COV-2 ha evidenziato le diverse criticità del sistema extra-ospedaliero sia regionale che nazionale, offrendo spunti per formulare proposte e soluzioni, ma a nostro avviso nessuna ad oggi davvero sufficientemente adeguata ai bisogni dei Cittadini: senza una reale centralità clinica della Medicina di territorio, capace di intervento capillare, di rapporto diretto con le Persone, di umanizzazione e soprattutto personalizzazione delle cure, nessuna assistenza sanitaria è in grado di fornire risposte appropriate ed efficaci…
 
Sebbene indispensabile un percorso virtuoso di assistenza continuativa, come insito già nel decreto legislativo 229 del lontano 1999, noto come “riforma Bindi”, allora Ministro della Sanità, ed anche insostituibile una attività clinica complessa di reti di poliambulatori territoriali dotati di strumentazione di base che operano h24 in coordinamento e in collegamento telematico con le strutture ospedaliere, come declinato nell’Art. 1 Decreto Balduzzi 2012.
 
Ad oggi le soluzioni vertono su modifiche sempre più destinate a creare piccoli centri territoriali multispecialistici di confluenza dei Cittadini in ambiti distrettuali, le Case di Comunità, con turnazione dei Medici di Famiglia e facile depersonalizzazione del rapporto individuale Medico-Assistito, perdita della capillarità di intervento territoriale, modifiche del ruolo del Medico curante con omogeneizzazione integrata tra diverse figure quali i Medici di Continuità assistenziale e Medici dei servizi.
 
Probabilmente possiamo riconoscere grandi capacità professionali individuali a migliaia di Medici di famiglia, ma esiste davvero una Medicina di famiglia come identità e ruolo insostituibili? Considerando la Salute come valore e non come costo, perché dimostrato essere volano insostituibile per lo sviluppo economico, investire esclusivamente in unità territoriali operanti come mini strutture ospedaliere, è un percorso esaustivo e virtuoso?
 
A nostro avviso, in qualità di tecnici non politicizzati ed operanti nel territorio da decenni, pur riconoscendo l’utilità di queste strutture, lo è solo in parte, e la complessità delle problematiche che ogni giorno i Cittadini presentano in termini di Medicina predittiva, Preventiva, Diagnostica delle acuzie, Cura delle cronicità, Assistenza delle disabilità, Cure palliative e del dolore cronico, l’Appropriatezza nella gestione della Salute deve essere affidata capillarmente alle Cure Primarie, con interventi semplici ma ben strutturati.
 
Tra gli spunti di riflessione includiamo:
- Ridurre sprechi economici e inefficienze, reinvestendo nei servizi sanitari per il cittadino: i dati, ad esempio quelli presentati nei Rapporti GIMBE annuali, mostrano con evidenza dove si possano recuperare risorse e dove sarebbe opportuno implementare per garantire assistenza efficace.
 
- Strutturare in tutte le Regioni percorsi di cura uguali e condivisi tra Medici di famiglia e Specialisti ambulatoriali al fine di soddisfare le esigenze del Cittadino: la regionalizzazione conseguente al Titolo V ha mostrato negli anni tutta la sua disomogeneità nella penisola con significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di prevenzione e assistenza sul territorio e creazione di Cittadini più o meno privilegiati, nonché organizzazioni estremamente diversificate nelle attività dei tanto auspicati Percorsi Diagnostico Terapeutici condivisi.
 
- Un punto sostenuto fortunatamente da molti e da noi condiviso è sostenere una vera integrazione medicina del territorio-medicina specialistica incentivando l’innovazione informatica e telematica: ottimizzare con televisita, telemedicina e teleassistenza i Cittadini consente di valorizzare la figura del Paziente come soggetto primario destinatario del Servizio Sanitario Nazionale, riducendo i costi e garantendo una migliore assistenza domiciliare;
 
- Fondamentale è modificare a livello nazionale, con delega operativa alle Regioni, la formazione dei Medici di famiglia in Medici di Cure Primarie, adeguandola ai bisogni di salute attuali dei Cittadini ed alla organizzazione del territorio: per consentire un reale cambiamento operativo si deve iniziare un percorso già intra universitario di conoscenza della Medicina della Persona e Management del territorio, e strutturare un percorso specialistico che valorizzi tutti gli interventi in ambito Cure Primarie, dalla Clinica alle modalità organizzative alla ricerca, includendo materie ad oggi sottostimate ma indispensabili, volte allo studio di multimorbidità e politerapia.
 
- Implementare la ricerca scientifica ed epidemiologica indipendente in tutti i settori e facilitare l’informazione scientifica istituzionale diretta ai Cittadini in modo trasparente e comprensibile: ancora l’esperienza pandemica ha insegnato quanto l’educazione alla salute debba utilizzare contenuti e metodi comprensibili e sostenibili…
 
Auspichiamo dunque riflessioni congiunte tra tecnici del territorio e politici, finalizzate a concordare linee operative di Salute e Benessere dei Cittadini indirizzate verso continuità assistenziale, medicina d’iniziativa, appropriatezza clinica e organizzativa nell’uso di servizi sanitari, promozione di modelli di prevenzione, educazione terapeutica ed alimentare, diagnosi, cura, riabilitazione ed assistenza col miglior uso possibile delle risorse, sostenute dalla migliore formazione possibile in termini di Cure Primarie e Management del territorio.
 
Carla Bruschelli
MMG Internista, Presidente Movimento Assistenza Tecnologia Organizzazione Medicina Innovazione (ATOMI)
 
Marina Di Fonso
MMG Allergologa, Vicepresidente Movimento ATOMI
 
Domenico Mazzacuva
Specialista ambulatoriale Odontoiatra, Segretario Movimento ATOMI
 

15 giugno 2021
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