Noi specialisti ambulatoriali, figli di un Dio minore?
di Cristiano Meloni
12 MAG -
Gentile direttore,
le scrivo perchè seguo sempre con molto interesse Quotidiano Sanità e, in particolare la rubrica della posta a lei indirizzata: vedo nel giornale on line rappresentate un pò tutte le categorie di operatori sanitari, persino alcune, e non me ne vogliano, di cui non ricordavo nemmeno l'esistenza e che sono segnalate da criptici acronimi, tutte dicevo, meno una: la specialistica ambulatoriale!
Si, lo so, noi non facciamo "rumore" come i colleghi ospedalieri che sembrano sempre in procinto di salvare esistenze e che, di solito, quando li incontri, tendono a guardarti dall'alto in basso, come se fossi un bacherozzo.
Non pensiamo di essere amati dai nostri pazienti come i colleghi della Medicina Generale, quasi fossimo una parte della famiglia degli assistiti, come quei vecchi medici condotti che, ancora un pò, aiutavano a sgravare la mucca di casa, e che quando andavano in pensione venivano festeggiati da tutto il paese.
No, noi siamo degli onesti operai della sanità, abituati a fare con una dotazione diagnostica low tech diagnosi anche importanti, ad occuparci di tutto, a differenza di chi, negli ospedali, si è ormai estremamente settorializzato in micro specializzazioni, a chiudere un occhio davanti ad evidenti storture burocratiche, a volte scaricateci addosso dai Medici di Medicina Generale, perchè il nostro primario interesse è il bene del paziente.
Ecco, anche con estrema umiltà, ci piacerebbe che si parlasse un pò più di noi, che quando si parla di "case della salute" si contemperassero anche le nostre esigenze, e non solo quelle degli MMG o degli infermieri, che quando si parla di "eroi" (che brutto termine per chi ha giurato di fare un determinato lavoro e lo sta solo portando fino in fondo...) ci si ricordasse anche di noi che, spesso, abbiamo tenuto in piedi la baracca della specialistica quando i pazienti non potevano nemmeno avvicinarsi agli ospedali, che siamo spesso il primo riferimento per le urgenze per persone impaurite dai troppi passaggi burocratici per accedere ai reparti. In quest'ottica, magari, sarebbe bello che le varie ATS si rendessero conto che non siamo un peso per la sanità regionale, un gruppo di parassiti da portare all'estinzione, ma una risorsa da coltivare attentamente, magari facendo un adeguato turnover, come per le altre categorie di operatori sanitari.
Mi piacerebbe, infine, che la Fnomceo, e in generale, gli Ordini dei Medici pensassero un pò anche a noi: si, lo so, siamo poco rappresentati, ma anche noi facciamo parte della grande famiglia dei praticanti delle discipline di Esculapio, e non sarebbe male se qualche iniziativa fosse indirizzata anche nei nostri confronti, se ci fosse una maggior attenzione e partecipazione per le nostre rivendicazioni.
Concludo scusandomi per questo mio sfogo, ma, come si dice, "occhio non vede, cuore non duole" e noi vorremo essere "visti" un pò di più...
Dott. Cristiano Meloni
Oculista, Specialista Ambulatoriale, Sardegna
12 maggio 2021
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore