I fisioterapisti ribadiscono il loro no alla contenzione
di Piero Ferrante e Melania Salina
29 APR -
Gentile Direttore,
la recente relazione annuale del Difensore Civico del Piemonte, avv. Augusto Fierro, rende noti i numeri della contenzione fisica attuata nelle RSA della sua regione, numeri davvero impressionanti, che sono emersi come risultato di una
indagine, svolta nel 2019. La coraggiosa denuncia del Difensore Civico del Piemonte riporta in luce una tra le più cupe falsificazioni del principio terapeutico che, deformando e distorcendo le pratiche di cura, giustifica la violazione di un diritto primario (art. 13 della Costituzione) in nome di una presunta finalità preventiva o di cura.
Sulla pratica della contenzione fisica, negli anni, si sono succedute molte denunce, anche in relazione a brutali fatti di cronaca, e la discussione all’interno delle comunità professionali è tutt’altro che esaurita, distinguendo in maniera molto netta tra quelli che condannano la contenzione “senza se e senza ma” e quelli che sostengono che “certo non si deve fare, ma se proprio non se ne può fare a meno…”
Sebbene più volte denunciata come pratica da mettere al bando, e nonostante un
chiaro pronunciamento al riguardo da parte della Comitato Nazionale di Bioetica, il fenomeno è tra i più difficili da eradicare proprio perché spesso fornisce alibi a carenze organizzative, culturali e professionali, richiamando a giustificazione una distorta interpretazione della necessità di garantire sicurezza e protezione della persona e sdoganando l’utilizzo dei mezzi di contenzione come risposta a veri e propri bisogni di cura, riconducibili a limitazioni nella sfera cognitiva o motoria. Una sorta di nobile paravento dietro cui facilmente nascondersi e chiudere gli occhi, anziché interrogarsi per trovare soluzioni adeguate e rispettose dei diritti delle persone più fragili.
Legare, impedire il movimento e dunque la libertà personale, risulta essere la strada più facile, quella più economica e certamente la meno impegnativa per i professionisti e le organizzazioni. Ma anche quella che sconcerta di più. È dimostrato che la contenzione non produce salute, non protegge la persona e non è in alcun modo assimilabile ad una pratica sanitaria. Non può dunque essere prescritta e tantomeno applicata o disciplinata con linee guida o protocolli di alcun genere.
Le persone con problematiche psichiatriche o di demenza oppure molto più semplicemente “anziani fragili”, non possono essere vittime di queste pratiche. I Fisioterapisti, per contro, possiedono competenze specifiche che, se messe utilmente al servizio delle persone assistite e delle organizzazioni, si traducono in soluzioni concrete per il superamento della contenzione attraverso la cultura e la formazione all’uso corretto degli ausili, che non vanno mai proposti quali mezzi di contenzione, ma sempre e solo con finalità di supporto e facilitazione alla postura e al movimento.
L’insensatezza e la brutalità della contenzione sono inoltre affrontate da un articolo specifico del Codice Deontologico dei Fisioterapisti, che l’ha bandita dalle pratiche assistenziali concesse.
Infatti, l’Art. 28 (Contenzione) recita che “La contenzione non è atto sanitario e non ha finalità preventiva, di cura o riabilitazione. Il Fisioterapista promuove una cultura della cura e dell’assistenza rispettosa dei diritti e della dignità della persona e si adopera per il superamento della contenzione, anche contribuendo alla realizzazione di modelli di cura e assistenziali attivanti e liberi da pratiche di contenzione”.
Il
Codice Deontologico custodisce ed afferma identità e basi concettuali di una professione, nonché il rapporto tra la professione e i Cittadini, dunque con la società; i Fisioterapisti riconoscono nella tutela della dignità e dei diritti della persona il fulcro in relazione al quale definire postulati, presupposti, linguaggi, concetti, soluzioni e obiettivi, anche affrontando le problematiche ignorate dalla deontologia convenzionale. La lotta alla contenzione continuerà ad essere tra gli obiettivi etici primari della nostra Professione, e a tal fine ci faremo carico di promuovere, nei confronti della società civile, delle altre professioni sanitarie e del legislatore, una cultura delle cure libera da contenzione.
La Commissione d’albo nazionale dei Fisioterapisti desidera, infine, rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i rappresentanti delle istituzioni che, al pari di quanto fatto dal Difensore Civico del Piemonte, hanno ed avranno la forza ed il coraggio di ergersi in difesa dei diritti dei più deboli, cioè di quelli che spesso non hanno voce.
Piero Ferrante
Presidente Commissione d’albo nazionale Fisioterapisti
Melania Salina
Vicepresidente Commissione d’albo nazionale Fisioterapisti
29 aprile 2021
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