Il ruolo decisivo dei veterinari nel vaccino anti Covid
di Floriano Faragò
01 DIC -
Gentile Direttore,
in questi giorni si stanno registrando numerose polemiche a seguito delle parole pronunciate dal dott. Matteo Bassetti durante una trasmissione televisiva su
La7 e rivolte alla collega Ilaria Capua che, in quanto medico veterinario, non sarebbe titolata a parlare di vaccini, almeno secondo il dott. Bassetti.
Senza voler polemizzare contro nessuno né entrare nel merito dei dibattiti che si consumano via social in queste ore, vorrei solo dire, da medico veterinario, che la visione del dott. Bassetti appare anacronistica, superata dai fatti e dai progressi della scienza maturati proprio alla luce di una crescente collaborazione fra le varie professionalità che si occupano di salute pubblica.
One Health – One Medicine è la filosofia, l’interfaccia tra uomo e animale è il nuovo confine per un confronto costruttivo, un approccio circolare alla salute del pianeta e degli esseri viventi che lo popolano vede protagoniste le diverse professionalità impegnate nella tutela e nella salvaguardia della salute, umana e animale, ma anche ambientale.
L’insieme delle diverse branche scientifiche è necessario a valutare strategie di collaborazione che mirano alla razionalizzazione delle risorse nel rispetto delle singole competenze. Questo, in generale, è l’approccio che ogni uomo di scienza al passo con i tempi dovrebbe avere. Perché ormai è chiaro a tutti, e la pandemia in corso ce l’ha fatto comprendere ancora meglio: nessuno si salva da solo.
Detto questo tengo a precisare, laddove ce ne fosse bisogno, che i medici veterinari hanno facoltà di esprimere le proprie conoscenze, anche in relazione all’utilizzo dei vaccini umani. L’articolo 1 del nostro codice deontologico, infatti, definisce tra i vari compiti che le attività dei medici veterinari sono al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo.
Ma per dare ulteriore evidenza della centralità della figura del medico veterinario sul tema dei vaccini posso aggiungere che, un potenziale vaccino destinato alla immunoprofilassi umana, prima di arrivare nelle mani del medico vaccinatore, deve essere sottoposto a vari stadi sperimentali tra cui quello pre-clinico che include studi in vitro e su modelli animali attraverso i quali si definiscono il meccanismo d'azione, ossia la capacità di indurre la risposta immunitaria, il profilo tossicologico e le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso quale l’animale da laboratorio.
L’avvio degli studi pre-clinici prevede pertanto l’indispensabile figura del medico veterinario per i motivi appena citati oltre che per assicurare il dovuto rispetto dei principi internazionali sulla tutela del benessere animale. Pertanto, dicendola con parole più semplici, senza l’apporto di un medico veterinario, tutta la sperimentazione clinica (sull’uomo) non potrebbe neanche essere avviata.
“Chi ha studiato veterinaria è poi diventato esperto di vaccini, a volte un grandissimo esperto” ha detto nei giorni scorsi Riccardo Luna, fra i più influenti esperti italiani di tecnologie dell’Innovazione. Il quale ha ricordato, giustamente, che è un veterinario il premio Nobel per la Medicina, Peter Doherty, premiato per le scoperte sulle reazioni del sistema immunitario quando è attaccato da un virus.
Insomma la collega Ilaria Capua può continuare a parlare di vaccini in tv e in tutte le sedi che riterrà opportune. Non solo per la sua personale esperienza e per il suo brillante curriculum, ma anche e direi soprattutto perché, da medico veterinario, ne ha piena facoltà.
Floriano Faragò
Segretario nazionale Unione Nazionale dei Dirigenti dello Stato (Unadis)
Responsabile Settori: Ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco, Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
01 dicembre 2020
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