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Infermiere scolastico, ne vogliamo parlare dati alla mano?

di Marcello Bozzi

04 SET - Gentile Direttore,
la proposta dell’Infermiere Scolastico ha attivato un dibattito molto interessante, con esternazione più o meno condivisibili, in particolare:
• il posizionamenti di grande attenzione e sensibilità da parte della Presidente FNOPI nei confronti della popolazione scolastica e delle relative famiglie, per una riapertura delle scuole in totale sicurezza (QS 1 settembre);
• la proposta della stessa di utilizzare le competenze dell’Infermiere di Famiglia/Comunità, di cui al DL 34/2020, nelle more di ulteriori definizioni;
• le espressioni favorevoli dell’On. Siani verso l’Infermiere Scolastico (QS 1 settembre), favorendo il coinvolgimento diretto dell’Infermiere Pediatrico, evitando coinvolgimenti di altre nuove figure (medico scolastico), “doppione” del PLS (con qualche perplessità relativamente all’età pediatrica 0-18 aa … e credo che le caratteristiche somatiche di un sedicenne di oggi – altezza m.1,85, peso 80 kg, calzature n. 46, etc. etc. – dovrebbero essere di stimolo per rivedere standardizzazioni oggi un po’ troppo lontane dalla realtà! … pur comprendendo le possibili criticità contrattuali, magari da rivedere);
• i richiami ad altre figure professionali come l’Assistente Sanitaria, un tempo percorso formativo successivo all’abilitazione all’esercizio professionale di Infermiere, non comparabile con la professione di oggi (è un’altra professione, con un profilo professionale diverso, sicuramente spendibile per l’educazione sanitaria … ma la presa in carico di persone con fragilità, disabilità e cronicità è un’altra cosa e richiede saperi diversi;
• le preoccupazioni di altre figure professionali che esprimono commenti e preoccupazioni di “invasioni di campo” …. probabilmente conseguenza diretta di conoscenze limitate riguardanti le evoluzioni normative che hanno interessato il Sistema Sanitario e le Professioni Sanitarie.
 
Una raccolta ed analisi dei dati può essere di utilità sia per una migliore comprensione del problema, sia per una migliore azione programmatoria.
La popolazione scolastica (0-18 aa) è pari a 10.123.076 unità, di cui 4.449.071 riferibili solo alla Scuola dell’Obbligo. (Tab. 1 – rif. A.S. 2020)
 

 
L’analisi dei dati consente di evidenziare (Tab. 2 - rif A.S. 2018/’19):
Scuole Statali
• n. 40.879 sedi scolastiche
• n. 7.682.635 alunni / studenti;
• n. 368.611 classi;
• n. 245.723 alunni / studenti con disabilità (probabilmente comprendenti anche le problematiche di fragilità e le cronicità).
 
Scuole Paritarie
• n. 12.662 sedi scolastiche (Tab. 3 - rif. A.S. 2017/2018)
• n. 879.158 alunni / studenti
In totale:
• n. 53.541 sedi scolastiche
• n. 8.561.793 alunni / studenti
• n. 245.723 alunni / studenti con disabilità
 

(Non risultano disponibili i dati delle PP.AA: di Trento e Bolzano)

 
Alcune considerazioni e riflessioni, da mettere a disposizione dei diversi attori eventualmente chiamati a discutere dell’ipotesi progettuale:
• il n. delle sedi scolastiche è molto elevato (53.541), così come il n. di alunni / studenti (8.561.793);
• gli alunni / studenti con disabilità (presumibilmente comprendente anche le condizioni di fragilità e cronicità) sono un numero importante (245.723 – dato in difetto in quanto non ricomprendente le Scuole Paritarie);
• le ipotesi di professionisti dedicati e “in presenza” (12.000 medici e/o 9.000 infermieri … per quali attività / funzioni?) sono poco praticabili e ancor meno sostenibili (non tanto economicamente quanto al rapporto sedi formative / professionisti quantificato in1:6 … con la variabile degli Istituti Comprensivi);
• un progetto informativo e formativo per tutto il personale della Scuola (rischi, cose da sapere, cose da fare, etc. etc.) potrebbe essere un valore aggiunto in termini di sicurezza (viene fatto per le commesse e cassiere della grande distribuzione!);
• i soggetti con fragilità / disabilità / cronicità sono sicuramente già “in carico”, seguiti dai PLS (e forse anche dai servizi territoriali). Probabilmente questo è il punto su cui concentrare maggiormente le attenzioni, nell’ambito di progetti multi-professionali e setting assistenziali definiti e condivisi;
• il coinvolgimento dell’Infermiere di Famiglia / Comunità (DL 34/2020), parte integrante della filiera professionale dei Servizi Territoriali del SSR, può essere una risposta importante, da “perimetrare” alle situazioni di maggiore criticità/complessità, nell’ambito di setting e percorsi e processi condivisi con il PLS, con il mantenimento della funzione stabilita dal DL 34/200 (presa in carico delle persone affette da COVID-19, potenziamento dell’Assistenza Domiciliare, con particolare riferimento alle persone con fragilità / disabilità / cronicità, educazione alla salute e agli stili di vita sani);
• la stima della popolazione affetta da problematiche di fragilità / disabilità / cronicità, quantificata nel 3,7% della popolazione ricompresa nella fascia di età 65-74 aa e nel 7% della popolazione con età > 75 aa (735.429), non ricomprende la popolazione in età scolastica con disabilità certificate (245.723 stima in difetto), con la necessità di un adeguamento di risorse di almeno 1/3 per la garanzia della presa in carico e la continuità dei servizi.
 
In ultimo la necessità di percorsi formativi (di base e specialistici) per garantire l’adeguatezza dei saperi e la certificazione delle competenze, a tutela e garanzia degli utenti e degli stessi professionisti. E forse è anche necessario ripensare i percorsi formativi dei CC.LL. di I livello per una spendibilità corretta e razionale nel mondo del lavoro (denominazioni diverse di corsi che portano a realizzare medesime attività a pazienti diversi), evitando sovrapposizioni e parcellizzazioni, solitamente “nemiche” della razionalizzazione.
 
Proviamo a parlarne, dati alla mano!
 
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associazione Sindacale Associata COSMED

04 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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