“Fase 2” anche per i problemi psicologici nella pandemia
di David Lazzari
14 MAG -
Gentile Direttore,
a parte ciò che ognuno di noi può costatare, esistono diversi studi sul disagio psicologico innescato dalla pandemia. Si parla del 41% della popolazione a rischio (Open Evidence 2020) e del 43% con problemi di stress e ansia (Istituto Piepoli 2020). E’ dimostrato che questo disagio ha ricadute importanti sulla salute fisica, sulle relazioni e sulla performance sociale e lavorativa delle persone.
Ha un costo umano, sociale ed economico importante. E che non si risolve solo “indirettamente” con misure economiche ma richiede strategie ed interventi specifici di tipo psicosociale.
Per rispondere a questi problemi le Autorità pubbliche hanno in genere attivato le poche risorse che ci sono nel Paese: 6 mila psicologi pubblici del Servizio Sanitario per 60 milioni di abitanti. Perché nella Scuola, nei Servizi Sociali, nella medicina di famiglia, nelle strutture per anziani di fatto gli Psicologi in Italia non ci sono, a parte sporadiche eccezioni.
Questo ha costretto ad una attivazione di solidarietà della professione: decine di migliaia di professionisti hanno prestato la loro opera gratuitamente in questi mesi in oltre un centinaio di iniziative locali e nazionali. Lo stesso Ministero della Salute ha attivato un numero verde di sostegno psicologico grazie al lavoro solidale di 2mila psicologi. Su 10 psicologi mobilitati per la pandemia 7 lo hanno fatto in modo del tutto solidale (sondaggio CNOP sugli Iscritti).
Ma, come più volte segnalato, la solidarietà non basta. E oltretutto non si può chiedere a dei professionisti di lavorare gratuitamente per mesi. I bisogni psicologici dei cittadini ed i professionisti hanno bisogno di considerazione e rispetto. Finita la prima emergenza bisogna mettere mano a risposte strutturali, coordinate ed efficaci, non solo riparative ma anche di promozione di risorse e resilienza.
La Comunità psicologica si è mossa, con l’Ordine e le Società Scientifiche, per fare proposte concrete e percorribili, che tengono conto del difficile quadro complessivo, nella Sanità, nella Scuola, nel campo del Lavoro e del Sociale. Negli snodi dove si possono intercettare questi problemi e dare risposte.
a nel decreto del 13 maggio su questo non c’è praticamente nulla. Si ignora che la salute e gli equilibri delle persone e dei contesti sono fatti anche di psicologia. Se non verrà modificato questo stato di cose questa enorme sofferenza psicologica potrà solo tramutarsi in problemi fisici, psichiatrici, conflitti, drammi umani e sociali.
Noi speriamo che il buon senso prevalga. Che in mezzo a tanti rumori anche questi bisogni così importanti - ma che hanno il torto di esprimersi nel silenzio, di non gridare nelle piazze, di non fare gesti eclatanti se non quando è troppo tardi – trovino l’attenzione che meritano.
David Lazzari
Presidente CNOP
14 maggio 2020
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