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Scudo legale Covid solo per i “potentissimi”

di Elisa Petrone

05 MAG - Gentile Direttore,
in sede di conversione del decreto “Cura Italia” c’è stato grande dibattito per l’introduzione di uno scudo legale sia nella versione che riguardava esclusivamente i sanitari sia in quella allargata. Poi il Parlamento, con decisione tranchant, non ne ha fatto niente per nessuno.
Ma è proprio così? A guardar bene non proprio. Nel testo della legge 27/2020 è infatti presente l’art. 5 quater che al comma 3 uno scudo lo prevede, eccome.
 
Uno scudo bello grande e forte, ma solo per le alte cariche e cioè per la Protezione Civile e per chi ha eseguito le decisioni della Protezione Civile. L’esonero di responsabilità è totale non essendo nemmeno prevista la fattispecie della colpa grave. Resta impregiudicata infatti la sola responsabilità penale.  Ad andare più a fondo l’esclusione riguarda però anche coloro che portano ad esecuzione le decisioni della Protezione Civile.
Ma chi sono esattamente costoro?
Con l’ordinanza n. 630 del 3.2.2020 - art. 1, comma 1 - il Capo della Protezione Civile ha disposto che lo stesso può avvalersi anche “di soggetti attuatori, individuati anche tra gli enti pubblici economici e non economici e soggetti privati, che agiscono sulla base di specifiche direttive”. Come “soggetto attuatore” sono poi stati individuati il Segretario generale del Ministero della Salute, la CONSIP ma anche i Presidenti delle Giunte regionali.
Quindi sono oggi scudati tutti i vertici dello Stato e delle Regioni.
E chi ha affrontato la pandemia negli ospedali?

Le aziende o enti del Servizio sanitario nazionale e i suoi dirigenti e funzionari di tutti i ruoli restano esclusi da ogni tipo di tutela sia per la responsabilità penale che per quella civile e amministrativa.

E quindi proprio chi è in prima linea e deve agire con pressioni indicibili e dentro una grande confusione normativa è rimasto senza tutele. Si tratta dei medici, degli infermieri, degli OSS ma anche di tutto il personale delle aziende sanitarie impegnato anche indirettamente nel contrasto alla pandemia.
 
La guerra fra poveri che si è scatenata durante la fase di conversione in legge del decreto 18 con le prese di posizione dei sindacati e degli ordini dei medici hanno costituito la naturale difesa dei propri rappresentati ma hanno perso di vista l’aspetto complessivo della situazione che stiamo attraversando. Sacrosanto lo scudo per i sanitari ma è totalmente sbagliata e profondamente ingiusta la pretesa di voler escludere i dirigenti amministrativi, tecnici e professionali. Si pensi ad un ingegnere che deve installare e collaudare in poche ore e poi gestire tutti gli elettromedicali necessari alle terapie intensive o al dirigente del personale che per reclutare – alla velocità della luce - il personale sanitario applica la normativa eccezionale in modo finalizzato alle esigenze operative piuttosto che alla pedissequa correttezza amministrativa o ancora ai provveditori alla ricerca affannosa dei DPI.
 
O si capisce che tutto il sistema sanitario – non solo medici e infermieri ma tutti gli addetti, dalle direzioni strategiche al personale amministrativo (parimenti presente in servizio nella stragrande maggioranza ad affrontare l’emergenza) è coinvolto in qualcosa di enorme e impensabile che non può essere gestito con le regole ordinarie, peraltro astruse e complicate a volte al limite della inapplicabilità (basterebbe ricordare la normativa concorsuale o al codice degli appalti) o il sistema si ritorcerà contro tutti.

A riprova di quanto sia indispensabile l’introduzione immediata di tale scudo soprattutto per chi ha operato direttamente in emergenza in questa pandemia è quanto è successo in questi giorni.

Implacabile la Procura Regionale della Corte dei Conti del Piemonte ha emanato pochi giorni fa un decreto istruttorio con il quale richiede ad una azienda sanitaria tutti gli atti di gara, quelli di pagamento ma anche le certificazioni CE, ipotizzando un presunto danno erariale per l'acquisto di DPI.
Ci ricordiamo che i DPI sono stati a lungo – e sono ancora - introvabili e che la Protezione civile ha lasciato inevase tante pressanti richieste delle aziende sanitarie?

Ed a fronte di un vertice istituzionale che si è completamente blindato con legge ad hoc ed è quindi esente da qualsiasi responsabilità, centinaia di soggetti in trincea, abbandonati spesso proprio da quelle istituzioni centrali che si sono scudate, devono anche affrontare istruttorie delle Corti dei Conti (perché non c’è da illudersi che il caso piemontese resterà isolato) per aver risolto questioni gravi e insormontabili con procedure magari non proprio rituali.
Come definire questa se non un’altra vergogna italiana!
 
Elisa Petrone
Segretario Generale Fedir


05 maggio 2020
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