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Gli Ospedali COVID-19: ne vogliamo parlare?

di Claudio Maffei

21 APR - Gentile Direttore,
pur in presenza di una rete ospedaliera ridondante nella stragrande maggioranza delle Regioni stanno fiorendo quasi ovunque Ospedali COVID-19, anche grazie all’endorsement del Ministro Speranza che ne parla anche nel sito del Ministero commentando l’Ospedale COVID-19 realizzato a Roma al Celio presso il Policlinico Militare.
 
Purtroppo la creazione di questi ospedali sta avvenendo al di fuori di una comune e ufficiale linea guida di riferimento che ne definisca il razionale e ne orienti la progettazione  e gestione. Finiscono ad esempio in questa “categoria” i Fiera Hospital di Milano e Marche che da strutture deputate a far fronte al picco epidemico di ricoveri in terapia intensiva (che c’è stato, ma in discesa) sono diventati secondo chi li ha promossi e progettati il prototipo dell’Ospedale COVID-19. Strano destino di un progetto rimasto sempre lo stesso che a distanza di poche settimane è stato raccontato in modo diverso.
 
Prima una struttura temporanea nata in tempi record per fronteggiare la saturazione delle terapie intensive già in funzione e poi (fermi restando i tempi record di realizzazione) una struttura che adesso può consentire una ripresa delle normali attività negli ospedali adattati ad una funzione esclusiva o prevalente COVID-19 e in futuro essere utilizzata per le eventuali seconde, terze e quarte (così è stato detto) evenienze epidemiche.
 
Ma Fiera Hospital  parte, di Ospedali COVID-19  se ne stanno progettando o realizzando diversi ristrutturando in tutto o in parte strutture ospedaliere già esistenti o creando strutture nuove nelle vicinanze dell’Ospedale “vero”. Ma soluzioni strutturali a parte queste strutture differiscono per collocazione, dimensioni e funzioni. Per quali tipologie di pazienti si candidano  e con quale ruolo nella rete ospedaliera visto che comunque garantiranno un numero di posti letto molto inferiore a quello necessario per assistere “tutti” i pazienti con patologie COVID-19 correlate? Se vengono, come nel caso della struttura del Celio, definiti centri hub i mozzi ( e quindi gli ospedali collegati) quali sono e cosa differenzia la loro attività rispetto a quella dell’hub?
 
E poi: quali sono le competenze specialistiche e gli standard assistenziali di personale che vanno prese a riferimento? Sono strutture specializzate in malattie infettive o strutture a prevalente  vocazione di area critica? E infine: sono strutture a termine o entrano stabilmente nella rete dei servizi?
 
Insomma in assenza di indicazioni cogenti c’è il rischio che vengano date a queste domande risposte diverse o anche nessuna risposta. Si rischia di fare scelte in emergenza (e quindi sostanzialmente senza regole) quando questa necessità di scelte immediate non c’è più e c’è bisogno invece di ragionare (certo in modo molto rapido) su come uscire rafforzati dalla attuale fase epidemica. Questa situazione di continua emergenza che consente soluzioni eroiche ad alto impatto mediatico piace tanto alla politica. Credo debba piacere molto meno ai tecnici e soprattutto ai cittadini.
 
Perché gli Ospedali COVID-19 da buona idea diventino una buona soluzione servono in definitiva indirizzi immediati da parte del livello centrale. Emergenza non può equivalere a un “vale tutto” specie se le scelte poi te le porti dietro anche dopo.
 
Claudio Maffei
Coordinatore scientifico di Chronic-on

21 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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