Coronvirus. Troppi servizi riabilitativi aperti
di Roberto Ferrara
01 APR -
Gentile Direttore,
condividiamo una
“lettera aperta”, rivolta principalmente ai nostri Governatori Regionali e a chi, nel ruolo Istituzionale ricoperto, vorrebbe fornirci una risposta esaustiva. Ancor oggi, in molte Regioni d’Italia, rileviamo una “criticità”, riferita ai servizi riabilitativi, ovvero i centri ex art. 26 della legge n.833/78 e ss.mm.ii, A.D.I. , Cooperative, Servizi domiciliari e varie che, nonostante le varie direttive e circolari emanate dal Ministero della Salute, circa le “Linee di indirizzo per la rimodulazione dell’attività programmata differibile in corso di emergenza da COVID-19”, continuano ad erogare prestazioni riabilitative rientranti nella fase estensiva e che, ad avviso della scrivente, non rivestono il carattere di urgenza.
Stante che le misure finora adottate stanno portando a buoni risultati di contenimento e diffusione del contagio chiediamo se, i comportamenti di svariate Strutture renderebbero vane le misure di sicurezza mettendo a rischio la salute dei pazienti e quella dei nostri colleghi considerato che, ancor oggi, non siano stati distribuiti, i DPI in maniera sufficiente.
Molte delle prestazioni riabilitative possono essere procrastinabili così come lo stesso I.S.S. ha evidenziato nel proprio portale. D’altronde, “prevenire” è meglio che “Curare”. Il passaggio da assistenti ad assistiti è una linea molto sottile. Non credete?
Roberto Ferrara
Segretario Nazionale Spif Ar
01 aprile 2020
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