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Nella PA di Trento calpestati i diritti del Mmg e dei pazienti

di Nicola Paoli

19 FEB - Gentile Direttore,
in Trentino, oltre alla mancanza delle strumentazioni per i medici di medicina generale previste dal  Ministro Speranza per le Regioni a statuto ordinario, ma non per quelle a Statuto Speciale, che assommavano a 235milioni di Euro, e che privilegerà diagnosticamente per i LEA non tutta la popolazione italiana, ora l’Azienda sanitaria unica di Trento ha deciso che non si avvarrà neppure più dell’accordo nazionale per la medicina generale né onorerà la trattativa attualmente in Sisac che deve ancora decidere se aumentare il massimale di ognuno dei medici di famiglia italiani.

Decidendo unilateralmente di allargare il numero di assistiti da 1500 a 1800, oggi, domani chissà quant’altro, senza neppure passare dalle trattative in Comitato ex art.24 della medicina generale della Provincia Autonoma di Trento, si fanno errate interpretazioni contrattuali che squalificano un Assessore alla salute di Trento e la sua dirigenza generale, chiaramente in balia dei capricci del dott. Bordon e dei suoi tecnici, che evidentemente non dialogano con la parte provinciale e non condividono la collegialità delle decisioni con i sindacati e la Provincia stessa rischiano di rendere ancora più difficile la rintracciabilità concorsuale di medici di famiglia che vengano a lavorare dall’Italia intera in Trentino.

Ricordiamo che il Concorso per la zona carente di Ledro, oggetto della presente, è tutt’ora in corso ,attendendosi l’attivazione da parte Sisac delle graduatorie nazionali; e che per Legge, solo temporaneamente, in mancanza di medici in zona, gli assistiti si scelgono uno dei medici dell’ambito, anche se ha l’ambulatorio lontano.Questo perché, con scelte passate errate, si è deciso di fare affidamento su ambiti macro invece che comunali. 

Non si è mai visto in Italia, perché il contratto non lo prevede in uno Stato di diritto, che si proceda ad inserire, contra lege, utenti/assistiti dai medici di medicina generale, liberi professionisti convenzionati, che hanno già raggiunto il massimo possibile delle loro capacità umane con 1500 pazienti in un ottimale che per legge è di mille, senza neppure il paracadute delle Aft.

Cisl medici del Trentino denuncia pubblicamente il fatto che i nostri ammalati, soprattutto quelli che hanno patologie tumorali in fase terminale, sono trattati dalla Azienda sanitaria come pacchi postali come sembrerebbe risultare dalle “revoche d’ufficio”  annunciate dal dott. Bordon, qualora si inserirà un altro medico sconosciuto ai più. Sono malati che hanno diritto ad essere curati da chi hanno scelto, perché da loro ritenuto capace; e che eventualmente revocano liberamente la scelta, non attraverso una imposizione “d’ufficio”.

Stavamo discutendo, come Sindacati, in Provincia da un mese, con la Direzione Generale e con l’APSS i correttivi  che permettessero giuridicamente di coprire con i neoinseriti tali periferie non attrattive, ma questo atteggiamento e queste azioni, dichiaratamente provocatorie e irricevibili, che giocano sulla ignoranza tecnica delle persone e sulla pazienza del Sindacato, dimostrano, come per la vicenda della pseudo AFT di Viale Verona, bocciata per errori tecnici dagli stessi Giudici, che non siamo più in uno stato democratico normato da Leggi, ma da capricci e incapacità a lavorare per trovare le soluzioni corrette.

Pertanto, come Cisl medici del Trentino, ci vediamo obbligati a ricorrere alla Corte dei Conti per segnalare le spese maggiorate, fuori da ogni accordo collettivo provinciale e nazionale di categoria, che l’Azienda sanitaria di Trento sta mettendo in atto con questa soluzione pasticciata e illegittima di Ledro.

Saranno eventualmente i medici di medicina generale coinvolti, in seguito, ad adire le vie legali se anche un solo paziente verrà tolto per “revoca d’Ufficio” illegale, determinando il loro personale danno economico.

Dott. Nicola Paoli
Segretario generale Cisl medici del Trentino


19 febbraio 2020
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