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Necessarie alcune integrazioni al Ddl sugli infermieri di famiglia

di Paola Obbia

10 FEB - Gentile Direttore,
a nome di AIFeC, l'associazione degli infermieri di famiglia e di comunità, esprimo il nostro ringraziamento al Senatore Marinello per il DDL 1346 e alla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, FNOPI, per i temi affrontati durante l’audizione in Senato del 28 gennaio scorso.
 
Nelle parole del collega Nicola Draoli abbiamo ritrovato le linee delineate nel Position Paper sull’Infermiere di Famiglia e di Comunità dall’AIFeC e dalle due Università del Piemonte, Regione sito di riferimento europeo per la formazione avanzata in Infermieristica di Famiglia e di Comunità.
 
I gruppi regionali AIFeC hanno effettuato durante lo scorso anno un’attenta analisi del DDL 1346 e dei nuovi LEA, attraverso il punto di vista di territori diversi e di professionisti che si confrontano quotidianamente con l’assistenza ai cittadini nelle cure primarie.
Restiamo a disposizione della FNOPI affinché il DDL possa essere integrato con alcuni aspetti fondamentali per il successo dell’inserimento degli Infermieri di Famiglia e di Comunità.
 
La nostra associazione cerca di promuovere la presenza su territorio di un professionista esperto e competente, attivo nelle case, nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro per la promozione della salute e per la prevenzione primaria, attraverso la valutazione dei fattori di rischio di malattia e l’educazione sanitaria a tutte le fasce di popolazione, la prevenzione secondaria, favorendo la diagnosi precoce delle malattie; la prevenzione terziaria, contribuendo alla corretta gestione delle malattie croniche, la prevenzione quaternaria attraverso la conoscenza personalizzata e continuativa degli assistiti e delle loro famiglie.
 
Riteniamo imprescindibile la formazione avanzata che tale professionista deve avere per poter realizzare e co-progettare l'assistenza, avvalendosi dei risultati della ricerca clinica e dell'innovazione tecnologica e di competenze relazionali adeguate. Sempre più università stanno offrendo master di primo livello, ma è necessario uno sforzo da parte delle Regioni e della ASL per sostenere i professionisti che vogliono intraprendere tale percorso.
 
Siamo altresì convinti che sia necessario avvalersi di nuove modalità organizzative che riconoscano il lavoro necessario e mettano i professionisti in grado di prendere in carico le persone globalmente e non in modo frammentario, di comunicare efficacemente tra loro e di concordare strategie comuni da proporre agli assistiti. Solo così l'educazione terapeutica può favorire la partecipazione attiva dei cittadini e offrire loro gli strumenti per diventare competenti nelle azioni necessarie per essere curati a domicilio o per curare i propri cari a casa e nelle difficili scelte del fine vita.
 
Attualmente, questi aspetti sono riconosciuti quali “cure infermieristiche perse” dalla ricerca a livello territoriale.
Ringraziamo, quindi, anche i colleghi che stanno evidenziano l’esigenza di monitorare attentamente le Missed Nursing Care, quale causa riconosciuta di aumento del rischio della mortalità. In particolare ringraziamo il collega Flavio Paoletti che ha lanciato ieri a Trieste il progetto pilota per trovare soluzioni adeguate che riducano il fenomeno delle cure perse.
 
Ringraziamo anche la presidente nazionale degli ordini infermieristici, Barbara Mangiacavalli, che sta svolgendo un prezioso lavoro per garantire a tutti i cittadini di beneficiare di maggiore prevenzione e di avere la possibilità di essere curati anche a casa.
 
Ci auguriamo che il 2020, Anno Internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrico, possa portare a compimento l’introduzione dell’Infermieristica di Famiglia e di Comunità anche nel nostro paese.

Paola Obbia
AIFeC

10 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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