Perché è giusto aver detto no alla laurea telematica in psicologia
di David Lazzari
15 GEN -
Gentile Direttore,
porsi le domande giuste è indispensabile se vogliamo risposte valide. Una buona domanda che l’Ordine degli Psicologi si è posto è sullo standard formativo degli Psicologi. La domanda nasce anche dal ruolo fondamentale di garanzia dei cittadini che è assegnato ad un Ordine, che ha il compito di vigilare sulla qualità della professione.
La nostra professione è stata regolamentata con grande ritardo in Italia: negli anni ’70 i primi corsi di laurea e solo nel 1989 la nascita dell’Ordine. Un tempo breve ma denso di cambiamenti: dal mondo della scienza sono giunte importanti conferme e novità sul ruolo della dimensione psicologica per la qualità della vita e la salute, dalla società nuovi e spesso pressanti bisogni e sensibilità. Si pensi solo al dilagare del disagio psicologico o alla evoluzione del tema salute: venti anni fa tre italiani su dieci vedevano il benessere psicologico come centrale, oggi sono quasi sette su dieci (Censis 2018).
Il legislatore ha preso definitivamente atto di questa evoluzione scientifica e sociale con la legge 3 del 2018 che riconosce lo Psicologo come professione direttamente connessa alla tutela della salute e spostando la vigilanza sull’Ordine dal Ministero della Giustizia a quello della Salute.
Il documento sugli standard formativi adottato dal Consiglio Nazionale del nostro Ordine nel luglio 2019 fa parte di questo quadro evolutivo e di un lungo confronto con la Psicologia accademica:
si chiede al Governo di mettere mano alla formazione degli Psicologi in modo coerente con quanto sopra.
Un discorso complessivo nel quale ci sono temi già sollevati da tempo e mai risolti come la numerosità delle classi di laurea (rapporto tra numero di studenti e docenti), l’obbligo di frequenza, il rapporto tra lezioni teoriche, pratica e laboratori, la programmazione degli accessi, il ritorno al ciclo unico di 5 anni.
Sono tutti aspetti che fanno la differenza sul livello di “professionalizzazione” del corso di studi: quanto “saper fare” e “saper essere” oltre al “sapere” in sé. Non è immaginabile affidare tale compito esclusivamente alla fase post-laurea per motivi credo evidenti, senza considerare l’onere in tempo e costi per gli studenti. Il post è importante ma per affinare e specializzare.
Questi sono gli obiettivi di razionalizzazione e miglioramento che Ordine auspica e si prefigge per dare al Paese uno Psicologo di qualità sempre migliore e al passo con i tempi.
Si comprende in questo quadro il giudizio positivo che
l’Ordine ha espresso sul Decreto Fioramonti che stabilisce come chi studia per diventare educatore nei servizi per l’infanzia, psicologo e assistente sociale non possa farlo solo ed esclusivamente a distanza. Fioramonti in ciò ha dato anche seguito ad un preciso voto della Camera dei Deputati del 2 dicembre 2019 che proprio questo chiedeva (col parere favorevole del Governo) per “la rilevante delicatezza e l’importanza sociale” di queste figure.
Ma nel
Decreto ci sono in totale 40 classi di laurea: dai biologi ai geologi, dai medici ai fisici, dai nutrizionisti a chi si occupa di natura e ambiente, di allevamenti animali, tecnologie agrarie, conservazione dei beni culturali e cosi via. Sono decine e decine le professioni che vengono escluse da una via “esclusivamente” telematica.
Ora saltano agli occhi due cose: perché
proprio gli Psicologi dovevano essere esclusi da questa normazione? E perché le proteste riguardano soprattutto Psicologia? L’attività degli Psicologi è meno delicata per le persone e la società di tutte queste altre professioni? Oppure il problema è che i corsi in Psicologia sono tra quelli che “tirano” di più e fa male perderli?
Concludo con cose ovvie ma che è bene ribadire: non è in ballo un giudizio sulle Università telematiche, né sul valore dell’insegnamento a distanza in quanto tale, né il futuro degli studenti già iscritti (che potranno regolarmente concludere i corsi).
Contiamo che il Decreto Fioramonti (e l’OdG della Camera dei Deputati) trovino attuazione coerente e che – per quanto riguarda la professione psicologica - sia solo un tassello di un cambiamento più ampio ed articolato.
David Lazzari
Esecutivo CNOP
15 gennaio 2020
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