Carenza medici. Dalle Regioni alcune buone idee ma anche altre da cestinare
di Associazione Liberi Specializzandi
27 SET -
Gentile Direttore,
il recente
documento contenente le proposte riguardanti la carenza di specialisti, presentato dalla Conferenza delle Regioni, presenta delle proposte di buon senso ma purtroppo contiene anche delle ricette che sarebbero devastanti per i giovani medici. Le regioni premettono correttamente che il motivo della carenza di specialisti è "numero non adeguato di posti annualmente definito per l’accesso alle Scuole di specializzazione di area sanitaria " ma nella proposta non viene citata una richiesta di aumento, appunto, delle borse. "l'attivazione di un percorso di formazione specialistica in capo all’azienda sanitaria attraverso procedure selettive attivate a livello regionale" comporterebbe l'attivazione di 20 canali formativi regionali con ognuno di essi una diversa modalità di ammissione, retribuzione, formazione: sarebbe lo snaturamento della formazione specialistica, senza la certezza che al giovane medico venga concesso il titolo di specialista.
Nella stessa proposta c'è la soluzione che reputiamo la migliore possibile e che chiediamo da mesi: "formazione specialistica presso le aziende sanitarie e ospedaliere le cui strutture risultano accreditate o che risultano in possesso dei requisiti per essere accreditate, in raccordo con le università, instaurando un rapporto a tempo determinato di “specializzazione e lavoro” in capo all’azienda sanitaria. In tal modo il medico effettua il proprio training formativo come dipendente (analogamente a quanto accade in altri Paesi). Lo specializzando dovrà essere previsto lo svolgimento presso l’Università della parte teorica e presso l’Azienda di appartenenza della parte pratica e di tirocinio". In queste 49 parole è riassunta la proposta di riforma delle specializzazioni verso una formazione-lavoro, e già da domani migliaia di specializzandi all'ultimo anno possono formarsi lavorando nelle strutture non universitarie, luogo di estrema carenza di specialisti, e partecipare ai concorsi a tempo indeterminato ponendo fine agli ormai famosi "concorsi deserti" e consentire per molto tempo di attingere alle graduatorie.
na formazione-lavoro in cui all'Università spetta la parte teorica, un sistema con regole uguali in tutta Italia, creando un "circolo virtuoso" poiché le regioni potranno finanziare borse di specializzazione a seconda della loro carenza territoriale, attraverso una seria programmazione che è una "Necessità di adeguare e ammodernare l’attuale normativa che regola la determinazione dei fabbisogni formativi dei professionisti del sistema sanitario".
Ecco il vero punto, il finanziamento. Nei 16 punti della proposta si parla di ricette che vanno nella direzione opposta all'aumento di borse di specializzazione: "Viene altresì prevista la possibilità di conferire l’incarico a medici in possesso di altra specializzazione ovvero senza diploma di specializzazione la stipula di contratti di lavoro autonomo anche per lo svolgimento delle funzioni ordinarie", ergo, chiamiamo i non specialisti a lavorare. Dulcis in fundo, si propone la "la possibilità di derogare alla durata massima dell’orario settimanale di lavoro": mancano medici, facciamo lavorare al massimo quelli già assunti.
Il nostro timore è che, in documento in cui le premesse sono ottime e alcune proposte sono da migliorare, si continui a ipotizzare tutte le possibili opzioni per evitare di finanziare tutte le borse necessarie per abolire l'imbuto formativo. E' inaccettabile avere un Italia in cui non viene pagata una borsa di specializzazione ai giovani medici e viene pagato uno stipendio a un medico 70enne per trattenerlo dalla pensione. E' inaccettabile, soprattutto per la pletora dei pazienti, avere per alcuni reparti medici non specialisti perché non c'è la volontà di finanziare nuove borse.
L'associazione ALS ha calcolato le borse che sono state perse negli ultimi due anni, e quest'anno, grazie al cospicuo aumento delle borse di specializzazione con il merito della Ministra Grillo, il numero delle borse era pressoché uguale al numero dei laureati. Ciò non basta, ci sono migliaia di giovani medici pronti ad emigrare all'estero, e senza una rigorosa programmazione degli ingressi a medicina saranno ancora di più.
Partiamo da una proposta di formazione-lavoro con una regolamentazione uguale in tutta Italia: i giovani medici che vogliono formarsi e i pazienti che vogliono una sanità di qualità ve ne saranno grati.
I membri del consiglio direttivo ALS
27 settembre 2019
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