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L’ipocrisia del sistema Ecm e delle polizze assicurative

di Massimiliano Zaramella

26 SET - Gentile Direttore,
due recenti articoli di Luca Benci e Marco Castioni sul decreto attuativo alla legge 24/17 per le misure minime di garanzia delle polizze assicurative per il personale sanitario permettono di riportare l’attenzione sul sistema “Educazione Continua in Medicina” (ECM).
Tale programma nazionale, nato nel 2002 ed inizialmente di competenza del Ministero della Salute, dal 2008 è stato trasferito all’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS).

Nel 2011 il Governo Monti ha stabilito che sarebbe spettato agli Ordini delle varie figure professionali sanitarie controllare e certificare tali percorsi formativi, verificando eventuali inadempienze e stabilendo le sanzioni per i “fuori legge”.
Questo sistema non è mai stato amato dalle professioni sanitarie fondamentalmente perché considerato inadeguato, posticcio, lontano dalla realtà quotidiana di chi lavora nella sanità.

Le perplessità sulla reale utilità professionale degli ECM è legata innanzitutto alla scarsa specificità della possibilità formativa, i crediti infatti possono essere accumulati praticamente senza attinenza alla branca di appartenenza, io che sono chirurgo vascolare potrei accumulare i 50 crediti annuali facendo un corso antincendio, un corso sulla salute ambientale di aria, acqua ed alimentazione, uno sull’ebola, uno sulle cure palliative. A prescindere dall’innegabile valore intrinseco di tutti i suddetti argomenti, non credo che i miei pazienti si sentirebbero più tranquilli circa il mio aggiornamento professionale come chirurgo vascolare.

Altro punto critico l’accessibilità a tali corsi: visto il poco tempo a disposizione, legato alla carenza cronica di personale, i corsi fuori sede e residenziali sono ormai una chimera, sostituiti dalla formazione a distanza (FAD) su varie piattaforme in web. Conosciamo tutti le modalità con cui vengono proposti questi corsi on-line in cui viene lasciata ampia discrezionalità al discente su quanto seriamente dedicarsi all’aggiornamento, tralasciando poi i casi in cui i corsi vengono offerti da soggetti terzi con allegate già le risposte corrette.

Vi sono poi i costi a carico dei singoli professionisti. Infatti, al di là della buona volontà di alcuni Ordini Professionali e di alcune Aziende Sanitarie, che ne organizzano a volte anche a titolo gratuito, la maggior parte sono a pagamento, con costi che possono arrivare a parecchie centinaia di euro, oltretutto in nessuna maniera detraibili per i dipendenti pubblici.

Tutto questo stride con l’impossibilità, al contrario, di acquisire crediti ECM qualora si decidesse di frequentare un centro, anche di riconosciuta eccellenza, per affinare o apprendere una nuova tecnica.

In questo panorama già fastidioso, arriva l’idea di vincolare gli obblighi delle compagnie assicurative nei confronti dei professionisti sanitari, ai crediti ECM maturati nel triennio precedente alla data dell’eventuale sinistro, aprendo le porte ad una possibile rivalsa della compagnia sull’assicurato non in regola con i crediti formativi.

A parte non capire il diverso trattamento riservato a dipendenti e libero professionisti, mi domando tecnicamente se le compagnie assicurative, in caso di sinistro, faranno richiesta agli Ordini piuttosto che all’AGENAS, circa la nostra situazione ECM e se a questo punto il mio Ordine o l’Agenzia Nazionale forniranno questi miei dati personali a dei soggetti terzi.

Al di là di questo aspetto tecnico ciò che mi irrita è che per l’ennesima volta si è sprecata un’occasione per dare un segnale di rispetto e valorizzazione di tutti coloro che lavorano nella sanità.

Già dalle pagine del Suo giornale, appena licenziata la neonata legge Gelli, avevo sollevato la sensazione che aleggiasse tra le righe della legge l’ombra delle lobby assicurative, e purtroppo ancora oggi, sono dell’avviso che, anziché inserire questo nuovo balzello sulle nostre spalle, sarebbe stato un segnale nella giusta direzione pensare ad una modifica della legge stessa, prevedendo l’obbligatorietà per le compagnie assicurative di assicurare il sanitario (come avviene per l’RC auto), magari annullando anche la possibilità delle compagnie di recedere unilateralmente dal contratto assicurativo e, perché no, rendendo detraibile ai fini fiscali il costo di queste polizze.

La mia convinzione ed il pensiero di molti è che si continui a favore gli interessi economici di chi gestisce il mercato degli ECM e delle polizze assicurative, a discapito di chi lavora nella sanità, fornendo un’ipocrita risposta alla coscienza di chi decide, con ricadute inevitabili sui malati e su tutti i cittadini oltre che naturalmente sui professionisti della sanità.

Mi domando se prima o poi qualcuno avrà l’onestà ed il coraggio di permettere che la gestione e l’organizzazione di ciò che riguarda la sanità venga affidato a chi quotidianamente la vive, o se continueremo a vederla nelle mani di chi decide in base al sentito dire o di chi la confonde con una grande mangiatoia.
 
Massimiliano Zaramella
Presidente Obiettivo Ippocrate 


26 settembre 2019
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