Il nuovo Governo risolverà la crisi del Servizio Sanitario Nazionale?
di Mauro Potestio
05 SET -
Gentile Direttore,
nei primi giorni dopo le dimissioni del Governo Conte, gli esponenti dei partiti che vogliono dar vita al nuovo Governo nell’elencare i settori che richiedono interventi prioritari hanno sempre incluso tra questi la Sanità. Nei giorni successivi, gli stessi politici hanno messo la Sanità in secondo piano fino ad escluderla dalle loro dichiarazioni. Questo atteggiamento ha suscitato in me preoccupazione e mi spinge a ricordare a tutte le forze politiche che sosterranno il nuovo Governo quali sono i punti di crisi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), perché sono nati e quali, a mio avviso, sarebbero gli interventi necessari per risolverli.
Il nostro SSN era apprezzato da tutti sia per la sua efficienza che per la qualità delle prestazioni che garantiva. Ciò era determinato da finanziamenti che hanno costantemente fatto fronte all’incremento della domanda di prestazioni, alla costante collaborazione fra strutture pubbliche e strutture private, a una sana competizione fra le stesse e agli stimoli economici che hanno portato a livelli alti di efficienza, di produttività e di qualità degli operatori del SSN. Purtroppo, con i provvedimenti messi in atto dal Governo Monti e dai tutti i Governi successivi è iniziata una situazione di crisi del SSN. Mi riferisco, in particolare, al blocco degli organici del settore pubblico, ai minori investimenti in beni strumentali, al blocco dei rinnovi contrattuali che hanno portato le retribuzioni di Medici e di altri operatori sanitari ai livelli più bassi d’Europa, al blocco dei finanziamenti per le strutture private convenzionate con il SSN.
Tutto ciò ha portato in tutti i settori in cui opera il SSN a difficoltà ad elargire prestazioni sufficienti a soddisfare la crescita di domanda dovuta a vari fattori, crescita che però era presente in maniera costante anche antecedentemente all’adozione dei provvedimenti sopra elencati.
Si è per questo verificato un incremento progressivo delle liste d’attesa, soprattutto nelle prestazioni di specialistica ambulatoriale ma anche per tutte le altre prestazioni. Questo incremento, purtroppo, è stato progressivo e, in mancanza tuttora di provvedimenti che possano contrastarlo, aumenterà ancora e costringerà un numero sempre maggiore di cittadini italiani a pagarsi di tasca propria le prestazioni di cui hanno bisogno. Questa situazione sta vanificando i due principi fondamentali che caratterizzavano il nostro SSN: l’universalismo e la libera scelta del cittadino. Di universalismo non si può più parlare se un numero consistente di cittadini è costretto a pagare di tasca propria le prestazioni. E di libera scelta nemmeno, se il cittadino è costretto a cercare per ottenere una prestazione le strutture che hanno le liste d’attesa meno lunghe o, se si pagano di tasca propria le prestazioni, a rivolgersi a strutture dove le prestazioni costano meno.
Gli interventi necessari, di fronte alla situazione descritta, sono di due tipi: uno di effetto immediato che miri quanto meno a non far aumentare ulteriormente le liste d’attesa (che sarebbe meglio ridurre), cosa che si potrebbe ottenere solo con un finanziamento straordinario che consenta di elargire per un periodo limitato un numero maggiore di prestazioni, soprattutto quelle che hanno tempi di attesa più lunghi. Il secondo è la possibilità che queste prestazioni siano fatte anche dalle strutture private eliminando il blocco dei finanziamenti tuttora in atto.
Vi è poi una serie di interventi il cui effetto non potrà essere immediato ma che richiederà un lasso di tempo maggiore: mi riferisco alla copertura di posti vacanti nelle strutture pubbliche , al contrasto alla prescrizione di prestazioni inappropriate attraverso l’elaborazione di linee guida e a controlli specifici sull’attinenza delle prescrizioni e delle linee guida; poi, l'elaborazione di interventi che possano portare a stimolare la produttività soprattutto nelle Regioni nelle quali questa è a un livello basso; infine, il rinnovo di tutti i contratti di lavoro.
La ricerca di finanziamenti per attivare questi provvedimenti richiede senz’altro una volontà politica forte che verifichi tutte le possibilità esistenti, compresa anche la non emarginazione delle forme di assistenza integrativa e un’eventuale riforma della compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria attraverso una rimodulazione dei ticket. Quello che va assolutamente contrastato è una logica di puro mercato che miri a una riduzione delle remunerazioni delle prestazioni sanitarie, perché ciò porterebbe a un progressivo peggioramento della qualità. In Sanità, purtroppo, un peggioramento della qualità delle prestazioni porterebbe non solo a un danno per il paziente ma anche, negli anni successivi, a maggiori costi per far fronte ai danni procurati.
Mauro Potestio
Presidente FederAnisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private)
05 settembre 2019
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