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I tre pericoli degli specializzandi dirigenti

di Giorgio Minotti (Campus biomedico - Roma)

12 GIU - Gentile Direttore,
quanto previsto dall’articolo 12 del Decreto Calabria  (Inquadramento nella dirigenza del ruolo sanitario dei medici in formazione specialistica iscritti all'ultimo anno di corso o, nel caso di corsi durata quinquennale, al penultimo anno) introduce una serie di potenziali pericoli per il binomio medico-paziente, per il Servizio Sanitario Nazionale, per il sistema universitario della Scuole di Specializzazione.
 
E' un pericolo per il paziente, che viene esposto al giudizio diagnostico e all’ atto terapeutico di un Medico che non ha ancora completato il suo percorso formativo specialistico e quindi si caratterizza per maturità decisionale e tecnico-operativa incompleta. La qualità dell’assistenza erogata al paziente in queste condizioni, in particolare nelle discipline della Medicina d’urgenza, non è garantita in alcun modo, come garantito non è il rapporto medico-paziente nella sua reciprocità.
 
E' un pericolo per il Servizio Sanitario Nazionale, che nella illusione di colmare l’ obiettiva carenza di Medici specialistici non soddisfa con la necessaria qualità l’aspettativa di cura del paziente ma di fatto ne abbassa il livello e introduce il rischio di situazioni rilevanti anche in termini responsabilità civile e penale.
 
E' infine un pericolo per il sistema universitario delle Scuole di Specializzazione. Occorre ricordare che grazie anche ai requisiti strutturali e assistenziali imposti dal Decreto Interministeriale 2017/402 le Scuole hanno grandemente migliorato l’offerta sia teorica che professionalizzante, garantendo agli Specializzandi un percorso scandito da gradualità nella autonomia e da esperienze in una rete formativa costruita sui principi della qualità e della integrazione di competenze. In questo percorso formativo lo Specializzando è costantemente supervisionato o affiancato da tutors che ne giudicano e al contempo incoraggiano autonomia e spirito di iniziativa in un contesto di sicurezza che oltre a tutelare lo Specializzando protegge il paziente e il Servizio Sanitario, proprio laddove gli effetti del Decreto Calabria avrebbero effetti destabilizzanti. L’inquadramento accelerato degli Specializzandi degli ultimi anni nei quadri del servizio Sanitario Nazionale interrompe questo percorso nel suo momento finale e più delicato.  
 
I tre pericoli connaturali all’articolo 12 del Decreto Calabria si aggravano quindi l’uno con l’altro. Non si formano Medici capaci e responsabili né si aiuta il Servizio Sanitario Nazionale e il suo fruitore, il paziente, con accelerazioni nell’accesso alla professione specialistica oppure marginalizzando il ruolo delle Scuole alla sola formazione teorica, come vorrebbe il citato articolo. Né consola più di tanto il fatto che l’inquadramento dello Specializzando nei ruoli del Servizio Sanitario avverrebbe in una struttura della rete formativa selezionata dal consiglio della Scuola. Una cosa è usufruire della rete formativa per completare, per l’appunto, un percorso protetto di formazione, ben altra cosa è ritrovarvisi in situazioni di incompleta maturità professionale e obiettiva vulnerabilità sia per lo Specializzando che per il paziente.
 
Altre sono le misure necessarie per risolvere la carenza di Medici specialistici. Si dovrebbe iniziare da una maggiore attenzione al numero e alla distribuzione delle borse di specializzazione tra le varie discipline. Qualcosa si è messa in moto in tal senso, questo va riconosciuto. Il Decreto Calabria è una deviazione non molto sensata da questo percorso virtuoso. Ben venga il dialogo tra Ministeri competenti e rappresentati del mondo universitario, compresi gli specializzandi, ma lo stralcio dell’articolo 12 dovrebbe essere la cosa più sensata da fare in questo momento.
 
Giorgio Minotti
Università Campus biomedico - Roma


12 giugno 2019
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