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La carriera degli infermieri. Alcune doverose precisazioni

di Saverio Proia

04 MAG - Gentile Direttore,
leggo con sorpresa che il Presidente di  Nursing Up Antonio De Palma nel resoconto, su questo quotidiano, fornito da questo sindacato della stupenda giornata organizzata ieri al Senato dalla CNAI  avrebbe risposto al mio intervento (teso a dimostrare come sia stato ultradecennale il percorso per giungere ad un inizio di carriera professionale per l’infermiere trovando un primo traguardo con gli incarichi di professionista sia esperto che specialista istituiti dal vigente contratto nazionale ed in corso di recepimento in quelli aziendali) affermando che questo contratto non crea un percorso di carriera.
 
“Il contratto vigente non crea un percorso di carriera per le specializzazioni – afferma De Palma- perché non c'è un riconoscimento degli specialisti come tali, inseriti nei ruoli organici delle Aziende sanitarie. Si tratta di professionisti di alto rango che il nuovo Ccnl ha reso precari con incarichi messi a bando ogni 3-5 anni”. “Questo non lo accettiamo - sottolinea il presidente Nursing Up- e ci auguriamo vivamente che la Commissione paritetica sia il tavolo dove si dovrà discutere la questione, sperando che le altre organizzazioni sindacali siano disponibili a creare reali percorsi di carriera per il personale delle professioni sanitarie, e che non siano quelli definiti dall'ultimo contratto”.
 
Il contratto nazionale, che anche  De Palma ha firmato, invece  per la prima volta  da attuazione sia al DM sul profilo professionale dell’infermiere, nel comma che prevede la sua formazione complementare sia all’articolo 6 della legge 43/06 che istituisce il professionista specialista in possesso del relativo master specialistico, dando vita agli incarichi di esperto e specialista, è vero c’è il limite, che personalmente non condivido, che come quelli organizzativi, possono essere conferiti per un massimo di dieci anni e poi rinnovato il bando di assegnazione, ma in dieci anni questa norma può e deve essere modificata nella medesima modalità prevista per gli incarichi della dirigenza medica e sanitaria.
 
Nell’intervento, inoltre, ho espresso l’opinione che, analogamente alle altre professioni sanitarie inquadrate nella dirigenza, anche per quelle del comparto dovrebbe essere previsto per ciascun professionista un incarico professionale graduato secondo le scelte strategiche aziendali, essendo fallita o esaurita, secondo i punti di vista, la procedura di valorizzazione della professionalità data dal sistema delle fasce; spero e confido che di queste idee innovative la Commissione paritetica sia l’occasione per approfondire ed elaborare proposte, mi auguro, condivise.
 
Ora come è noto, vedi i miei articoli precedenti su questo giornale *, per quanto riguarda l’incarico di esperto le Regioni stanno elaborando una proposta unitaria di attuazione, che tenga conto anche della pregressa formazione e delle esperienze già in essere, mentre per quanto riguarda l’incarico di specialista l’Osservatorio delle professioni sanitarie, come previsto anche dal contratto nazionale, ha individuato con il concorso dei Ministeri dell’Università e della Salute, delle Regioni, degli Ordini e delle Associazioni delle professioni sanitarie interessate, ha definito la tipologia dei master specialistici e si attendono i conseguenti atti prima dei Ministeri e poi delle Università delle Regioni e quindi delle Aziende Sanitarie per dar attuazione completa.
 
La spendibilità di questa nuove e discontinua carriera professionale per gli infermieri è data, inoltre, dai seguenti elementi:  le tre Federazioni degli Ordini delle professioni sanitarie interessate hanno dato vita a protocolli di relazioni con la Conferenza delle Regioni anche per le questioni relative ai nuovi modelli organizzativi in relazione ai nuovi incarichi professionali ed organizzativi previsti dal contratto, mentre la stessa bozza del Patto per la salute per le professioni infermieristiche indica come novità strategica quanto previsto nel contratto per gli incarichi di esperto e specialista e già si parla in tale bozza dell’istituzione dell’infermiere di famiglia…
 
Certo quanto previsto dal contratto non è la perfezione, che su questa terra  non è prevista, ma almeno esiste un inizio di possibile carriera professionale e non più solo gestionale per l’infermiere come per le altre professioni sanitarie e sociosanitarie: prima non c’era nulla ed ora da qui si comincia e si parte per attuarla ed implementarla; certamente la Commissione paritetica prevista dal contratto nazionale è la prima occasione utile per discutere come progredire da questo primo storico, innovativo e discontinuo risultato.
 
Saverio Proia
 
*Articoli precedenti sull’argomento:
La lunga marcia delle professioni sanitarie (prima parte)
La lunga marcia delle professioni sanitarie (seconda parte)
Il 2020 sarà l’anno dell’infermiere. Ecco perché l’Italia dovrebbe puntare su quello di famiglia
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04 maggio 2019
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