Allarme anestesisti in Calabria
di Domenico Minniti
04 GEN -
Gentile Direttore,
alla fine, la montagna ha partorito il più classico dei topolini. Approvato il Bilancio di previsione dello Stato per il 2019, apparefin troppoevidente come l’articolo 32 della nostra Carta Costituzionalesia sempre meno in cima ai pensieri di chi ci governa e di quanti fichi debbano essere messi ancora ad essiccare, per festeggiare sempre più improponibili nozze tra il SSN ed il Welfare.
O, e forse è anche peggio, come, sulla scia dei Governi precedenti, anche questo non brilli per capacità di programmazione.
Il mio riferimento è a tre commi dell’articolo 1 della “finanziaria” e precisamente 521, 547 e 548.
Con il primo viene incrementato il numero delle borse di studio di ben novecento unità. Iniziativa encomiabile, se solo fosse minimamente sufficiente a superare l’imbuto formativo (medici che non possono accedere alle Scuole di Specializzazione stante la ridotta disponibilità di posti rispetto al numero di laureati) i cui effetti, ormai da anni, si ripercuotono negativamente sulle
performances del nostro SSN.
La nostra Associazione ha calcolato, in quattromila, il numero di soli Medici Specialisti in Anestesia e Rianimazione necessari, su tutto il territorio nazionale, per far fronte alle esigenze del Sistema e per garantire il rispetto della vigente normativa in materia di orario di lavoro (cfr. legge 30 ottobre 2014, n. 161).
Peccato quindi che il Governo abbia previsto solo un irrisorio aumento di borse di studio, destinate, almeno al momento in maniera indistinta a tutte le specialità.
Manovra dunque assolutamente insufficiente a soddisfare le reali richieste di salute della popolazione.
Né, appunto, che sia stata codificata la loro distribuzione tra le varie Scuole di Specializzazione, in funzione delle priorità e delle esigenze della collettività.
Con i commi 547 e 548, invece, si consente l’accesso, ai Medici in formazione iscritti all’ultimo anno di Specialità, ai concorsi banditi per la relativa disciplina. Gli Specializzandi però, non vengono introdotti direttamente nel mondo del lavoro: restano parcheggiati in una graduatoria “parallela" che potrà essere utilizzata, una volta conseguito il diploma di specialista e nel caso in cui si sia esaurita quella ufficiale.
Se e come possa, questo provvedimento, incidere positivamente sulla criticità, è tutto da dimostrare.
In Calabria, in questo momento, sono necessari circa ottanta Medici Anestesisti Rianimatori. La previsione è però sottostimata, perché calcolata al netto dei pensionamenti che, se realizzati nel breve periodo, faranno collassare un sistema già di per se in precario compenso.
La Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’Università della Magna Graecia di Catanzaro forma quindici Medici specialisti per anno. Numero attualmente insufficiente. E se si considera che già oggi, per fronteggiare le necessità chirurgiche, in diversi ospedali della Calabria si ricorre all’acquisto di prestazioni aggiuntive ex articolo 55 CCNL 2000, è evidente lo stato di prostrazione in cui si trovano le Unità Operative di Anestesia e Rianimazione delle Aziende Ospedaliere e Sanitarie della nostra regione.
Inoltre, negli ultimi anni, la piaga dell’emigrazione sanitaria dalla nostra verso altre regioni, non solo non ha subito flessioni ma sta interessando anche patologie che necessitano di prestazioni chirurgiche di bassa complessità.
Sulla mobilità passiva a carico di queste ultime e sul
feed back negativo che si riverbera sul bilancio del SSR, incidono in buona misura le liste d’attesa generate dalla carenza di Medici Anestesisti Rianimatori.
Risulta del tutto evidente, dunque, la necessità di arginare il problema.
Ed è altrettanto evidente come la formazione di un maggior numero di Medici Anestesisti Rianimatori e soprattutto la loro disponibilità a rimanere in Calabria dopo la Specializzazione possano contribuire in maniera decisa a migliorare se non addirittura ad invertire il
trend.
Per far questo è necessario che Regione ed Università si adoperino per ampliare la rete formativa, estendendola ad ogni sala operatoria produttiva del territorio, e che la Regione stessa metta mano al portafogli investendo su di un adeguato numero di borse di studio.
Si, investendo, perché incrementare il numero di Medici Anestesisti Rianimatori significa produrre salute sia in sicurezza sia in qualità, significa ridurre i costi ed il
discomfort al cittadino, costretto ad emigrare nonostante abbia pagato le tasse per essere curato a casa propria, significa ancora ridurre i balzelli in termini sia di compartecipazione alla spesa sanitaria sia di incrementi periodici di IRPEF ed IRAP per fronteggiare il Piano di Rientro.
E’ il caso dunque che la Regione provveda, ex art. 35 D. Lgs. 368/1999 ad individuare rapidamente i propri fabbisogni di Medici Anestesisti Rianimatori e, altrettanto in fretta provveda ad istituire, con fondi propri, borse di studio finalizzate alla formazione dei nostri Specialisti per colmare un
gap in termini di economia di scala che, allo stato attuale, può solo peggiorare.
E nel frattempo, magari, cercare anche di essere attrattiva, garantendo benessere organizzativo ed incentivi economici, nei confronti dei giovani medici neo specializzati nelle Università delle regioni confinanti o in quelli che, residenti altrove, si specializzano in Calabria, pronti a migrare, terminata la scuola, verso altri lidi.
Dr. Domenico Minniti
Presidente AAROI-EMAC- Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica - Sezione Calabria
04 gennaio 2019
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