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La pericolosa protesta dei medici

di Giuseppina Fera

05 SET - Gentile direttore,
ormai è un dato di fatto: i medici disposti a lavorare nel Ssn sono sempre meno e non solo nell’ambito dell’Emergenza-Urgenza, settore preferito dalla stampa dato che non si possono chiudere i Pronto Soccorso. La criticità si sta allargando a macchia d’olio e anche i concorsi nelle Aziende Universitarie, in un recente passato molto ambite, non possono essere espletati per la totale assenza di candidati. I medici, specialmente quelli dell’Emergenza, sono sempre meno e aumentare il numero delle borse di specializzazione oggi porterà un risultato tangibile tra 5 anni, ma non sanerà il problema fino ad allora.

I tentativi di soluzione sono spesso inadeguati e non risolutivi, come dimostrato nelle Aziende dove sono stati distaccati medici di altre specialità per coprire le guardie in Pronto Soccorso. Non è stato considerato che non è sufficiente visitare i pazienti: talvolta bisognerebbe anche poterli ricoverare, in quegli stessi Reparti dove diminuiscono le dimissioni per carenza di medici.

Il risultato è che il malato, anche grave o fragile, resta in barella per giorni, con notevole disagio e aumento della morbilità/mortalità, sottraendo tempo ai nuovi pazienti, rallentando il ritmo ormai frenetico del Pronto Soccorso. Inoltre ci si ostina a non accettare che ormai la Medicina d’Emergenza-Urgenza è una specialità alla stregua di tutte le altre, con professionisti che hanno un modo di lavorare e competenze peculiari e sostituirli con medici non formati inevitabilmente crea un aumento del rischio clinico.

Ogni giorno la stampa riporta l’opinione di qualcuno più o meno illustre su questo argomento e in tutto questo gran clamore le proposte sono spesso inadeguate.

Mai nessuno, però, suggerisce di cercare di rendere più attrattivo il lavoro nel SSN, che attualmente ai medici offre un contratto bloccato dal 2010, turni notturni e festivi remunerati in misura non proporzionale al sacrificio, frequenti rischi di aggressione verbale o fisica senza nessuna tutela, denunce o denigrazioni a mezzo stampa (senza possibilità di smentita o difesa quando non c’è colpa), orari e turni non conformi alla tutela a cui ha diritto qualsiasi lavoratore, burocratizzazione esasperata e così via.

I medici oggi non fanno più sciopero o manifestazioni in piazza, ma scelgono altre opportunità, dato che ormai la richiesta supera l’offerta.

Il risultato è che il Privato investe, si rafforza e migliora sempre di più la qualità delle sue prestazioni, ma la differenza rispetto al Sistema Pubblico è che il suo scopo è di aumentare l’utile economico e non certo la salute pubblica.

Se il nuovo Governo vuole decretare la fine del SSN questa è la strada giusta; se invece vuole dimostrare di volerlo mantenere e migliorare, deve investire e ascoltare chi ha esperienza nel Settore, dando immediatamente un forte segnale di apertura iniziando con una trattativa contrattuale seria e veloce, che dia la giusta dignità alla professione di Ippocrate.
 
Giuseppina Fera
Segretario Nazionale CISL Medici
Politiche Organizzative, dello Sviluppo, Innovazione e dei Servizi ai Soci


05 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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