I vaccini e la volontà (almeno apparente) di far prevalere l’ignoranza sulla conoscenza
di Antonio Panti
20 AGO -
Gentile Direttore,
l’estate, anche su
Quotidiano Sanità, è stata ravvivata da una polemica scientificamente assurda: vaccini obbligatori o al bisogno? Mi permetto di intervenire di nuovo per riaffermare quello che mi sembra essere lo snodo politico fondamentale.
La proposta di legge giallo verde elimina l’obbligo vaccinale sostituendolo con iniziative informative e prevedendone la reintroduzione in caso di epidemia: un’idea contestata dagli esperti. Se scoppia una epidemia la scienza prevede di adottare una serie di azioni profilattiche; i vaccini sono nati per prevenire le epidemie.
I medici hanno protestato, tentando invano di far valere le ragioni della scienza, perché hanno l’obbligo, etico e professionale, di tutelare la salute individuale e collettiva. Penso, tuttavia, che i medici debbano impegnarsi per motivi più radicali che riguardano la convivenza civile. Mi spiego.
Un politico del partito di maggioranza ha proclamato che la scienza è soggetta alla politica. Una frase insensata chiunque l’abbia detta. La scienza, fino dalla scoperta del fuoco e della ruota, ha sempre progredito senza tener conto né della religione né della politica né dell’etica, rispondendo al bisogno di conoscenza proprio dell’uomo e migliorandone la vita (a secondo dell’uso).
Altresì è incontestabile che la politica ha anche il compito di decidere come utilizzare le conquiste della scienza e della tecnica, valutandone il rapporto tra rischi e benefici, in base a una scelta razionale.
Invece il conflitto sui vaccini è uscito dal piano della razionalità e della valutazione dei fatti che, a differenza delle opinioni, non sono personali ma constatabili e dimostrabili. Nello scatenarsi di sospettosità, diffidenze, falsità, si ha l’impressione che si voglia quasi esaltare, come i nazionalisti del secolo scorso, il popolo come portatore di tradizioni sane e pure. Dimenticando quel che dice Hobbes che la vita dei nostri antenati era “breve, brutale, misera e rozza”.
La scienza accetta sempre il confronto tra fatti, purtroppo questa proposta di legge pone sullo stesso piano vecchi pregiudizi e dati scientificamente dimostrati, quasi a mostrare la volontà di far prevalere l’ignoranza sulla conoscenza.
I politici hanno il diritto di decidere ma debbono rispondere delle loro scelte secondo la razionalità dei fatti. Quando i medici difendono le vaccinazioni non tutelano soltanto la pubblica salute quanto si oppongono a questa decadenza dei valori della democrazia la quale è un sistema politico imperfetto ma è l’unico che si fonda sulla convivenza secondo ragione. La scienza non è democratica, è stato detto, ma i valori che la sottendono sono essenziali per il dibattito pubblico che altrimenti scade a battaglia tra ultras. La politica oggi prevalente dà quest’impressione.
Antonio Panti
20 agosto 2018
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