Indennità di guardia medica. Dalla Ausl lacrime di coccodrillo
di Lorenzo Droandi
09 AGO -
Gentile direttore,
avrei voluto leggere prima l'articolo "
Indennità di guardia medica. La ASL Toscana Sud Est richiede i soldi ai Medici" pubblicato lo scorso 2 agosto sul Suo apprezzato quotidiano, ed essere quindi maggiormente tempestivo.
Poiché, nonostante sia all'estero, sono il Presidente dell'Ordine dei Medici di Arezzo, e la vicenda risale a quando esistevano le Aziende USL provinciali, nel caso specifico la USL 8 di Arezzo, appunto, non posso esimermi dall'intervenire per chiarire bene i termini del problema prima, e successivamente esprimere alcune considerazioni.
Come l'Ordine ha già dichiarato nel proprio comunicato stampa, (che
allego per completezza di informazione), non posso ma soprattutto non voglio entrare in dinamiche sindacali perché non mi competono.
La vicenda inizia nel 2004 quando ASL e Sindacati firmano un accordo integrativo aziendale che prevede l'erogazione di una indennità aggiuntiva di euro 1,50 per ogni ora di servizio prestato. Questo accordo viene ratificato mediante una delibera ASL appunto del 2004, senza che la Dirigenza ASL (che ha firmato l'accordo in questione) e, successivamente, gli organi amministrativi aziendali manifestassero il benché minimo dubbio sulla legittimità e sulla correttezza dell'accordo e, soprattutto, dei contenuti dello stesso, in particolare per quello che riguarda gli aspetti economici.
Tant'è vero che da allora l'Azienda USL ha sempre corrisposto ai Medici l'indennità di cui trattasi.
Nel 2012, poi, a seguito del rinnovo di nuovi accordi aziendali, la norma che prevede la più volte detta indennità, viene reiterata e nuovamente ratificata con una ulteriore delibera aziendale. Anche allora, nessun dubbio su legittimità e correttezza.
Si arriva al 2018, quando l'Azienda USL Toscana Sud Est (nella quale è confluita anche la USL 8 Arezzo), su sollecitazione della Guardia di Finanza, fa i propri passi in autotutela, chiedendo ai Medici che dal 2004 ad oggi hanno prestato servizio nella USL 8 di restituire l'indennità percepita, a dir loro, indebitamente negli ultimi dieci anni, per una cifra totale di circa un milione e mezzo di euro.
Fin qui, più o meno, i fatti.
Le considerazioni da fare sono diverse, e vorrei esprimerne alcune, verosimilmente non esaustive del problema, né, forse, giuridicamente e legalmente fondate. Solo di "pancia" e fors'anche di buon senso.
Prima considerazione. Tutti sappiamo che se il medico percepisce denaro non dovuto (per esempio, per assistiti deceduti e non cancellati dall'anagrafe aziendale) deve restituirne fino alla concorrenza dei 10 anni precedenti, mentre se, al contrario, non percepisce una indennità dovuta, parte pubblica dovrà liquidare il totale legittimo solo fino alla concorrenza dei cinque anni precedenti. Verosimilmente si tratta di una norma che ha una logica giuridica. Ma a me che non sono avvocato pare che simile disparità di trattamento sia difficilmente spiegabile. Anzi, direi che mi aspetterei il contrario.
Seconda considerazione. A me non sembra normale che la dirigenza di una azienda sanitaria non abbia sufficienti competenze per capire se una indennità economica prevista da un accordo sottoscritto con i sindacati rivesta caratteri di legittimità o meno. Sottoscrivere un accordo, e quindi accettare di corrispondere l'indennità di cui stiamo discutendo, significa accettarne la filosofia, la logica, la forma e la sostanza, cioè condividerla ed accettarne le conseguenze e le responsabilità. Se io medico firmo una ricetta, il cui contenuto è condiviso col paziente nel rapporto di cura, ma sbagliata (per mero errore materiale, o diagnostico, o di che altro genere non importa) me ne assumo la responsabilità che certamente non rovescio sul paziente! E se detta ricetta viene contestata ne rispondo io e non il paziente.
Dunque, non vedo perché l'Azienda USL, che fondamentalmente era ed è stata in errore (e non per responsabilità dei Medici che hanno prestato servizio), non sia essa stessa chiamata a rispondere del danno economico prodotto. E, dunque, non vedo perché, invece di richiedere i denari "indebitamente" (sic!!) percepiti dai medici (che hanno sempre lavorato regolarmente) ai medici medesimi, non li abbiano richiesti alla dirigenza pro-tempore ed ai funzionari in servizio nelle diverse date, che hanno firmato ed avallato "indebitamente" l'erogazione di una indennità che potrebbe essere illegittima ed indebita.
Terza considerazione. A me non sembra normale che in ben quattordici anni nessuno all'interno dell'Azienda si sia mai posto il problema della legittimità degli accordi del 2004 (e del 2012). Anzi, mi pare indubbio che l'Azienda abbia ritenuto quegli accordi corretti e legittimi, tanto che essa ha sempre regolarmente erogato gli emolumenti comprensivi della indennità aggiuntiva.
E dunque, mi chiedo, e chiedo a chi metterà le mani nella vicenda, a chi deve essere richiesto di rifondere il danno: ai medici che hanno lavorato regolarmente, oppure a chi ha sbagliato (la dirigenza ed il funzionariato USL)?
Quarta considerazione. È mai possibile che in Italia parte pubblica non debba mai essere responsabile di alcunché?
Ed è mai possibile che in Italia non vi sia funzionario che risponda in solido dei danni causati dai propri errori?
Ed è mai possibile che il medico debba avere una adeguata assicurazione per la tutela dei pazienti (e a spese proprie), mentre i pubblici funzionari sono del tutto esenti da simili problemi? Quale è la logica: che il medico può sbagliare mentre il funzionario è infallibile?
Quinta considerazione. È mai possibile che in Italia si debba sempre andare a ricercare l'anello debole della catena o meglio l'ultima ruota del carro sul quale riversare non solo la responsabilità ma anche il fango mediatico, invece di andare ad identificare le vere responsabilità?
Questi sono i motivi per cui ho sentito il dovere di intervenire. Perché quelle dell'Azienda USL mi sembrano lacrime di coccodrillo, di fronte a dei medici che hanno lavorato regolarmente, impegnando le proprie responsabilità personali (pensiamo ai rischi per l'incolumità) e professionali, e che il frutto di quel lavoro hanno investito in mutui o comunque in progetti di vita e di famiglia, e che oggi si vedono richiedere cifre di cui non hanno disponibilità e che, se dovessero restituirle, potrebbero affondarli per anni a venire, a detrimento loro e delle loro famiglie, dei loro figli e del futuro dei loro figli. Sono tutti soggetti incolpevoli: quanto ancora vorremo far pagare loro le incapacità e le disfunzioni dei funzionari sempre incolpevoli?
Lorenzo Droandi
Presidente dell'Ordine dei Medici di Arezzo
09 agosto 2018
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