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Liste d’attesa. Chi fa il furbo con l’intramoenia si può scovare facilmente. Ma lasciamo stare chi lavora onestamente

di Alberto Morabito

08 FEB - Gentile Direttore,
il presidente Rossi non può pensare che il dr. Bianchi esegua visite gratis una volta terminato l'orario di servizio istituzionale. Ricordo che tale orario è ridicolmente indicato in 38 ore settimanali ma il SSN è mantenuto efficiente da migliaia di medici che violano quotidianamente tale contratto, altrimenti sarebbe la paralisi.
 
Poiché si sa benissimo chi non rispetta le regole sfruttando l'intramoenia, che molto spesso tanto intra non è, si utilizzino gli strumenti già a disposizione per eseguire i controlli e la giusta repressione, senza colpire chi lavora onestamente (e che ha contratti scaduti da anni).
 
È evidente che il cittadino può trovare un appuntamento prima in libera professione piuttosto che con l'attività convenzionata se quest'ultima non è adeguatamente sostenuta dal un numero appropriato di medici; questi, ricordiamo, non fanno soltanto ambulatorio ma anche guardie e attività di reparto.
 
Quegli stessi medici, finito il loro orario, possono tornarsene in famiglia o decidere di fare dell'attività ulteriore a pagamento. È una scelta personale. È evidente che se si toglie l'intramoenia semplicemente questi medici faranno lo stesso numero di visite in attività istituzionale e nessuna in libera professione: mi sembra chiaro che quindi non sia questo il problema della lista d'attesa, che è molto più complesso.   
 
Le soluzioni vanno ricercate, tra l'altro, nella appropriatezza delle prescrizioni e nella fiducia dei pazienti nel proprio medico, anche se chiaramente ci sono delle situazioni oggettive di gestione assolutamente difficile: la cronicizzazione di malattie un tempo rapidamente mortali determina un carico di prestazioni in passato sconosciuto e che richiede strategie innovative.

 
Alberto Morabito
Dirigente medico ospedaliero specialista in Oncologia, Padova

08 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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