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Se si vuole ripensare la medicina non si può rinunciare alle donne

di M. Luisa Agneni

29 GEN - Gentile direttore,
considerati gli interventi che hanno seguito la mia segnalazione del 18 gennaio su QS sulla assenza di rappresentanza femminile in seno al Comitato Centrale FNOMCeO ho sia soddisfazione che rammarico.

Ho molto apprezzato gli interventi delle colleghe Sandra Moraro (19 gennaio) e Gemma Brandi (26 gennaio) ma sono rimasta sorpresa dello scarso coinvolgimento delle numerosissime lettrici di QS che oltre ad alcune private telefonate di sostegno non sono andate neanche con un commento sotto ciascun articolo.

E’ vero, le donne medico hanno molto molto altro da fare ma questo non può essere invocato per giustificare uno scarso interesse per un argomento come la scarsissima o nulla presenza delle donne medico nella governance in questo caso Ordinistica o di Federazione ma comunque in quella Sanitaria tout court.

Infatti questo è sentito e vissuto sul campo giornalmente da molti anni.

Anche in questo caso e, lo capisco profondamente, la delusione nel modo di essere rappresentate (perché il sistema di coinvolgimento e di ingaggio dei candidati non è percepito come condivisibile) provoca disaffezione e troppo spesso (anche se non sempre) lo spazio per chi ha nuove proposte e passione è limitatissimo a vantaggio di altro. Questo “troppo spesso ma non sempre” è facilmente generalizzabile e ancora una volta persino in un dibattito aperto su queste pagine si preferisce rinunciare a scrivere quello che si pensa o a lasciare un commento perché sarebbe “fatica sprecata”.

Ringrazio il Prof Cavicchi per aver considerato la mia segnalazione del 18 gennaio come necessaria e di aver continuato con la sua potente e competente dialettica un dibattito indispensabile che spero sia fecondo. Ne sono lusingata e onorata.

Ma ringrazio soprattutto il presidente Anelli , destinatario principale ,la cui mozione come ho già scritto mi aveva entusiasmata così tanto da permettermi di esprimere rammarico e preoccupazione per l’assenza di donne nel suo Comitato Centrale, assenza che non avrebbe davvero facilitato l’avvio al cambiamento dichiarato e che ha risposto tramite un’intervista su queste pagine promettendo di occuparsene presto.

La presenza delle donne non può essere relegata e confinata nell’”Osservatorio professione medica odontoiatrica al femminile” perché non è un “argomento” da studiare approfondire da persone particolarmente competenti ma è quasi un diritto negato da risarcire.

E’ la modalità di rappresentanza che va ripensata alla luce di questi risultati!

Le donne medico non sono utili solo per le problematiche della maternità, della medicina di genere o perché hanno innate le doti di “prendersi cura di” ,che certamente nessuno rinnega, ma perché, quando non si mascolinizzano assumendo individualistici atteggiamenti di potere ,sanno lavorare in squadra, vedono e vivono la realtà sanitaria come interconnessa e conoscono la complessità del malato della medicina e della società costruendo relazioni.
La complessità del malato non corrisponde alla presunta visione globale dell’internista ma allo studio della realtà specifica della persona che soffre non riconducibile solo alla sua biologia o alla sua patologia ( a cui sempre teniamo in gran conto)nel suo contesto di vita.

Dunque se si vuole ripensare la medicina e ridare dignità all’autonomia del medico (tanto cara alla mozione del Presidente) non si può rinunciare all’apporto delle donne medico e alla loro propensione alla relazione, mezzo di cura e non fine, che conoscono e utilizzano per ricostruire la conoscenza dei malati. 
 
M. Luisa Agneni
Pneumologa Specialista Ambulatoriale ASL Roma1
 

29 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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