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La professione di psicologo è professione sanitaria

di Fulvio Giardina

09 GEN - Gentile direttore,
Il 22 Dicembre 2017 il Senato della Repubblica ha convertito in legge il DdL Lorenzin “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute”, che prevede all’Art. 7. (Ordinamento delle professioni di biologo e di psicologo), punto 4.
 
“All’articolo 1 della legge 18 febbraio 1989, n. 56, è premesso il seguente: «Art. 01. - (Categoria professionale degli psicologi) – 1. La professione di psicologo di cui alla presente legge è ricompresa tra le professioni sanitarie di cui al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, ratificato dalla legge 17 aprile 1956, n. 561». Seguono poi alcune modifiche alle procedure elettorali.
 
La professione di psicologo è annoverata tra le professioni sanitarie, attraverso cui si da piena applicazione all’articolo 32 della Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
 
Si chiude un periodo, quasi trentennale, in cui la professione di psicologo, fin dalla sua costituzione nel 1989, si è gradualmente sedimentata nel tessuto sociale del paese. Un lungo periodo, durante il quale i contesti professionali prettamente psicologici si sono man mano ampliati e ridefiniti, adeguandosi, e a volte anticipando, ai bisogni emergenti dei cittadini utenti. In questi anni il paese è cresciuto, si è evoluto in una dimensione sempre più europeistica, ha dovuto affrontare profonde crisi sociali ed economiche che hanno determinato insicurezze relazionali e progettuali.
 
È stato investito direttamente dal grande esodo che migliaia di cittadini del mondo hanno avviato da paesi afflitti da carestie, da guerre, da disastri ambientali e sociali. Ha saputo accogliere i minori stranieri non accompagnati (MSNA) per orientarli verso un futuro di dignità e di speranze. Le nuove tecnologie hanno trasformato abitudini e stili di vita. Tutti hanno contribuito, tutti i professionisti, tutti gli psicologi italiani, a migliorare la qualità della vita e a promuovere il benessere in tutti i contesti (famiglia, lavoro, scuola, ecc.). Ciononostante, la professione di psicologo non aveva ancora declinato una propria identità, frammentata in una serie di percorsi che, seppur tutti convergenti, ne davano una lettura parziale. È vero che la psicologia godeva, e gode, di una sua propria autonomia epistemologica, che, dal postilluminismo in poi, ha partecipato attivamente all’evoluzione del pensiero occidentale.
 
Ma è altrettanto vero che la professione ad essa collegata deve avere una propria collocazione all’interno del sistema ordinistico vigente nel nostro paese. Diventare professione sanitaria non vuol dire smarrire la propria storia, bensì vuol dire da un lato offrire maggiori tutele agli utenti, dall’altro acquisire una forte consapevolezza del proprio ruolo sociale. Per l’appunto, la professione di psicologo è stata regolamentata nel 1989 in virtù delle procedure messe in atto, dal colloquio clinico allo strumentario psicodiagnostico, che ne permettono una valutazione dei risultati in termini di efficienza ed efficacia, e soprattutto di appropriatezza. E il contesto professionale non va inteso ovviamente con quello definito all’interno del Servizio Sanitaria Nazionale, ma con tutti quei contesti nei quali la salute del cittadino e della comunità è interesse prevalente, come - ad esempio - nel mondo del lavoro, nella scuola, dello sport, ecc..

Purtroppo bisogna segnalare che l’attuale criticità della psicologia italiana è l’esagerato numero di iscritti all’Ordine professionale, frutto di una politica universitaria non governata da una vision nazionale.

All’Ordine nazionale sono iscritti 105.000 psicologi, con un rapporto di 581 abitanti per ogni psicologo (senza contare gli studenti in psicologia). Non è possibile ignorare questa situazione inflazionistica, che può vanificare i grandi sacrifici economici delle famiglie per poter sperare un futuro e un reddito decoroso per i figli, e i sogni e i progetti di vita degli studenti. Così come non si può ignorare l’inadeguatezza del percorso formativo, ancora articolato in un improduttivo 3 + 2 (appena lo 0,28% è iscritto alla Sezione B dell’Albo), rispetto ai compiti sempre più complessi cui lo psicologo è chiamato a dare risposte.
 
Quali futuri scenari deriveranno a partire da oggi per la professione di psicologo? E soprattutto, quali saranno gli ambiti innovativi nei quali si cimenterà lo psicologo? Ancora è presto per dirlo. Ma sicuramente le tutele dei cittadini, anche alla luce dei nuovo LEA, verranno ampliate. Nel Servizio Sanitario Nazionale con l’istituzione della figura della psicologo delle cure primarie (o di base) e con l’apertura alle convenzioni esterne per l’attività di psicologia e di psicoterapia. Nel mondo della scuola dovrà essere attivato il necessario servizio di psicologia scolastica. Nel mondo del lavoro finalmente l’esposizione al rischio di stress lavoro correlato dovrà trovare risposte congrue grazie alla presenza dello psicologo competente. Nel mondo della giustizia, sempre più articolato nelle problematiche della famiglia e dell’infanzia, non si potrà fare a meno del contributo dello psicologo. Infine, il passaggio pieno tra le professioni sanitarie rende più forti, più stabili, più chiari i margini dell’attività psicologica rispetto a quella svolta dai non esercenti questa professione, con indubbio vantaggio per gli utenti e per gli psicologi.

In conclusione, la legge attuale, che accredita ancor più la funzione sociale della professione di psicologo, è sicuramente frutto di una lunga trattativa che ha visto impegnato per oltre un decennio il CNOP e il Sindacato di categoria (AUPI) con una azione meticolosa di aggiornamento. Un ringraziamento particolare va alla Senatrice Emilia De Biasi, Presidente della 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, che ha istruito e portato avanti con tenacia in prima e terza lettura la legge; e all’Onorevole Mario Marazziti, Presidente Commissione Affari Sociali della Camera, che ha facilitato il percorso in seconda lettura. Al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin un sincero ringraziamento sia per aver voluto questa legge, sia per le belle parole che recentemente ha espresso in favore degli psicologi italiani.

E grazie a tutti gli psicologi italiani, che con il loro impegno quotidiano, serio, attento e scrupoloso, si sono sempre posti al servizio del paese.

Fulvio Giardina
Presidente CNOP
 

09 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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