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Non capisco la differenza tra le vittime donne eterosessuali, transessuali e lesbiche

di Manlio Converti

26 NOV - Gentile direttore,
non capisco la differenza tra le vittime donne eterossuali, transessuali e lesbiche, per cui ho fatto una piccola ricerca, nonostante la diffamazione e persecuzione aperta da parte dei colleghi medici come Gandolfini, che mi arriva anche attraverso le sale cinematografiche della UCI, che sta passando Spot dichiaratamente omofobi in tutte le sue sale.
 
Segua allora questo ragionamento, se vuole. Tutti gli anni il 20 novembre è il T-dor, giornata contro la violenza alle persone transessuali, di cui sono vittime soprattutto quelle che da maschio diventano quanto più è possibile donne (MtF).

Tutti gli anni il 25 novembre è la giornata contro la violenza alle donne e il 26 novembre a Roma quest'anno c'è NON UNA DI MENO, manifestazione nazionale contro la violenza alle donne, sì, ma intese solo come eterosessuali perseguitate dai partner o ex partner.

Delle due l'una... perché ad essere colpita è evidentemente sempre una persona e sempre per questioni di Genere.

Le donne di NON UNA DI MENO sono per adesso tutte WASP (white american straight protestant), ma dovremmo dire BICE o BIEC(he) Bianche Italiane Eterosessuali Cattoliche (o di tradizione cattolica) e alzano il muro tra le due giornate per cui la sigla NON UNA DI MENO resta un'ipocrisia e T-dor un ghetto.

D'altra parte se il conteggio del femminicidio è gravissimo. 128 morti solo quest'anno e 3,5 milioni di donne stalkizzate, cioè vittime di violenza psicologica, in otto anni ci sono state anche ben 30 vittime transessuali, quasi tutte MtF, prostitute e per la maggioranza straniere, ben 5 solo nel 2016.
 
In proporzione, essendo le persone MtF 1/20mila e le donne in totale 1/2 dobbiamo calcolare un tasso di 4,7 donne morte per milione, ma ben 1/1000 come rischio relativo per le donne transessuali MtF. Una strage negata!

Le vittime lesbiche in cambio sono pochissime. In Italia 2 in otto anni, e calcolandole come 1/20 cittadini, si ottiene un rischio relativo bassissimo di 1 su 10 milioni.

La differenza la fanno le violenze psicologiche, molto più diffuse e complesse che portano ad un aumentato rischio di malattie ansiose depressive e soprattutto di rischio suicidario tra le adolescenti lesbiche e bisessuali di 3 volte superiore la media e di ben 20 volte per le adolescenti transgender e transessuali (secondo gli studi internazionali, perché in Italia nessuno ha mai prodotto studi originali nel merito essendo l'omosessualità ancora un tabù in sanità).

Le persone LGBT si uccidono da sole, evitando agli omofobi di sporcarsi le mani.
 
D'altra parte il fenomeno è simile dove il maschio eterosessuale o supposto tale è il partner o ex partner di una donna eterosessuale o transessuale MtF si produce la morte violenta, mentre le violenze psicologiche dei familiari e dei pari sono quelle che causano omofobia e transfobia, con conseguente aumento del rischio suicidario.

Le donne eterosessuali trovano invece generalmente conforto nella propria famiglia d'origine e con le amicizie o sul posto di lavoro, quando non si lasciano isolare da esse dal proprio partner.
 
Le associazioni di Medici Donne giustamente fanno rete ed ho assistito a Napoli a due eventi nel merito, senza che mi fosse data la parola.
I Medici Lgbt italiani? Inesistenti a parte me, per cui questo argomento resta un tabù imbarazzante anche per le sensibili donne medico italiane.
 
Di fatto oggi sappiamo che esistono meccanismi comuni che producono la morte delle donne e delle persone transessuali MtF e di fatto è la misoginia a trasformarsi in omofobia e transfobia ad alimentare il rischio suicidario. La mancata presa di coscienza reciproco lascia le persone Lgbt nel ghetto delle proprie manifestazioni identitarie, in un Paese dove i diritti sono ancora a metà e le persecuzioni attive all'ordine del giorno tramite i mass media e i cinema dell'UCI, per cui ancora non è possibile dire veramente NON UNA DI MENO.
 
Manlio Converti
Psichiatra
Attivista Lgbt


26 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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