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Ha ragione Cavicchi: alla sanità serve una “quarta riforma”

di Biagio Papotto

15 NOV - Gentile direttore,
il libro di Ivan Cavicchi, presente sul sito del suo giornale, direttore, rappresenta un preciso ed accurato resoconto delle criticità presenti e passate, e delle soluzioni (mai adeguate) che sono state di volta in volta attuate, lasciando il problema sempre meno aggredibile in assenza di competenze sufficienti e di intenzioni realmente orientate a soluzioni di lungo respiro.

Cavicchi prende ad esempio un “autobus farlocco”. Al di là della subitanea tentazione di individuare la causa del cattivo funzionamento di tale mezzo non solo nella meccanica, ma anche nell’autista (sia chiaro: si parla di TUTTI gli autisti, non di chi “guida” per ultimo…), è completamente condivisibile l’impietosa analisi dell’autore, così come sono condivisibili le lucide proposte che Cavicchi espone, e anzi vorremmo leggere, nei prossimi giorni, una unanimità di voci concordi ed una spinta collettiva a sostenere una vera “riforma” del SSN che consenta a tutti i soggetti interessati (operatori e cittadini ) cure adeguate e condizioni eque.

I tagli lineari sono sempre stati il rimedio più semplice – e ottuso – di affrontare un problema, e non parliamo soltanto della sanità. Un qualsiasi diligente padre di famiglia (se ne parla sempre in diritto) che reagisse alle difficoltà economiche di casa tagliando allo stesso modo il vitto e le spese superflue dovrebbe essere immediatamente privato della patria potestà. Ci sono, occorre scriverlo ?, priorità di intervento e necessità che di per se’ rappresentano irrinunciabili spese. E, come spesso sottolineiamo nei ns. corsivi, sarebbe meglio però parlare di “investimenti”, anziché di spese.

Un Paese (un Governo) che consideri la sanità una spesa parte da un assunto sbagliato, e non può che peggiorare la propria azione – e i risultati che da essa discendono – in modo rischioso per tutti.

La sanità pubblica è la PRIMA delle priorità. Un cittadino sano può fare qualsiasi cosa: studiare, lavorare, far politica… creare ricchezza diretta per la nazione che lo cura, in un circolo virtuoso di scambio. Il negare in modo sciocco il diritto alle cure, ammantando con trite scuse intenzioni di accanimento economico è solo un perverso gioco che non regge più da molti anni (e molti governi).

L’emblematica frase di Romanow (il curatore del rapporto sulla sanità canadese) “ un sistema è sostenibile quanto un Paese decide che lo sia” fotografa quanto anche noi, nella ns. modestissima condizione di professionisti della sanità, andiamo dicendo e scrivendo da tempo immemorabile. Se si decide di voler davvero intervenire per migliorare ( ma oggi forse basterebbe anche solo evitare di peggiorare ancora…! ) ci sono ancora possibilità di correggere la disperata e folle corsa verso la rovina del SSN e quindi dell’Italia.

Pensare che uno stanziamento possa essere lasciato in misura fissa, o peggio possa essere ridotto ad invarianza di risultati, dimostra solo come un Governo sia incompetente, se va bene, o in malafede. Le odierne statistiche ci dicono, solo per fare due esempi, che per problemi di reddito le persone si curano sempre meno e che si alimentano in modo sempre peggiore. Questo comporterà un progressivo aumento della richiesta di prestazioni sanitarie in tempi drammaticamente ravvicinati.

E se qualcuno pensasse di poter curare di più e meglio spendendo meno… è legittimo pensare di non essere di fronte ad un soggetto intellettualmente normodotato. Siamo ad un punto in cui le riforme pregresse hanno causato danni e condizioni di instabilità, oltre che dannosi rimpalli di responsabilità e competenze istituzionali, in una vuota corsa al decentramento prima e ad un nuovo centralismo poi. Il tutto senza mai davvero porsi il problema di cosa fosse meglio per i cittadini. Insomma : si “imponeva” senza preoccuparsi invece di “offrire”.

Occorre adesso essere, allora, come scrive benissimo Cavicchi, “memoria storica” che sproni al cambiamento, prima che sia troppo tardi, Occorre quindi agire bene ed in fretta per consentire ai giovani di sapere COME si sono verificate alcune storture e fornire quindi loro gli strumenti perché in modo autonomo e consapevole decidano come agire per arginare l’esiziale deriva politica attuale e riformare davvero un sistema che agonizza e che li stritolerebbe, finendo di conseguenza per affossare tutta l’Italia.

Non c’è nazione civile senza sanità all’altezza. E non è possibile derogare a tale principio.
Occorre rimettere al centro dell’attenzione il paziente e costruire intorno ad esso un sistema adeguato, senza preconcette limitazioni e certamente senza sprechi. Occorre garantire l’universalismo e combattere senza tregua ogni tentazione di politici ingolositi dalle possibilità che privatizzazioni e riduzioni offrirebbero per insinuarsi nelle disponibilità economiche del SSN.

Giù le mani dalla sanità. Cavicchi, siamo con Te, facciamo questa “Quarta riforma”. Nel solo interesse di una nazione migliore e più equamente sana.
 
Biagio Papotto
Segretario generale Cisl Medici

15 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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